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Università

‘Riforma Universitaria, inizia la rivoluzione del merito’

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La serie di pareri sul Ddl Gelmini si arricchisce di quello ad opera di Andrea Cormano, studente ed esponente di Azione Universitaria.
“Il 30 Novembre 2010 è stata una giornata memorabile, che resterà nella storia per gli anni avvenire. Con 307 voti favorevoli, il Governo si è ricompattato per approvare la riforma universitaria, il DDL 1905. Abbiamo visto, in tutta Italia, una piccola e chiassosa minoranza composta da ricercatori, baroni, professori, collettivi e pochi studenti che protestavano contro una riforma che non potevano bloccare, creando disagi ai cittadini, disordine e danni (come i barbari). Una protesta senza contro-proposte per migliorare università. Sall’altra abbiamo visto la maggioranza silenziosa degli studenti, che andava all’università, continuava a studiare e aspettava l’approvazione del testo che rivoluzionerà l’Università italiana”. Ieri il governo si è ricompattato per dare un futuro ai giovani e per questo motivo voglio ringraziare tutti
Cormano prosegue ricordando dapprima ”che l’Università è stata rovinata da altri Decreti Ministeriali, fatti in passato dalla Sinistra. In primis, vorrei ricordare il DM di Berlinguer – Zecchino del 3+2, una riforma della didattica che ha permesso, in questi 15-20 anni, di far proliferare cattedre, creare corsi di laurea inutili, sprecare fondi solo per sistemare professori ‘amici’. I miglioramenti sono iniziati con il D.M. 270/2004 della Moratti. Ormai tutte le Università, da due anni, hanno dovuto adattarsi a questo decreto che elimina le differenze tra gli stessi corsi di laurea, equiparando il più possibile i crediti universitari degli esami e facilitando il trasferimento da un Ateneo all’altro, perchè prima, con la proliferazione dei corsi di laurea e con i crediti diversi, non venivano spesso riconosciuti esami a chi si trasferiva e faceva un cambio di corso di laurea. 
Quella che è stata approvata  non è una riforma economica e neanche una riforma "di tagli", come si vuol far credere. È invece una riforma che riorganizza completamente le Università. Non più rettori a vita, visto che in molti casi stanno sulla poltrona da decenni favorendo la creazione di una vera e propria casta e una dinastia baronale. Fondi per il merito. Commissariamento degli atenei con bilanci in rosso. Responsabilità piena dell’amministrazione centrale sulle scelte economiche. Senati e consigli di amministrazione ridimensionati, ma con più responsabilità e competenze suddivise. Vi è sempre una rappresentanza studentesca eletta dagli studenti in questi organi minima del 15%. Timbratura del cartellino del professore per 350 ore di didattica e orario di ricevimento. Gli studenti giudicano l’operato e il lavoro dei professori. Nuove metodologie di reclutamento dei professori premiando il merito. Possibilità per un ricercatore, se meritevole, dopo massimo 6 anni di diventare professore associato. Norme anti-parentopoli, visto che in molte università, la gestione era diventa a conduzione familiare. Risorse distribuite agli atenei in base alla qualità della ricerca e della didattica, quindi non più fondi a pioggia a tutti. Inizia in questo modo una sana competizione tra gli atenei premiando il merito. Riduzione del numero delle facoltà a massimo 12. Si abbassa l’età in cui si entra di ruolo da 36 a 30 anni con lo stipendio che passa da 1.300 a 2.100 euro. Per gli attuali ricercatori sono previste 4.500 assunzioni come associati. 
Noi come gruppo Azione Universitaria, abbiamo contribuito a stilare alcuni articoli della Riforma, perché da rappresentanti e da studenti conosciamo le reali situazioni di ogni università. Vi invito a non farvi strumentalizzare, vi invito a leggere il testo e avere una vostra coscienza critica. 
Il polverone in questi giorni è ruotato tutto sulla figura del ricercatore e del precariato. 
Come vengono valutati i ricercatori? Nel futuro, per i primi sei anni, avranno un contratto a tempo determinato rinnovabile ogni 3 anni, poi se un ricercatore sarà valido e continuerà le sue pubblicazioni, quindi per merito, sarà assunto in via definitiva con contratto indeterminato e può iniziare la carriera da professore associato.

Voglio infine ringraziare i ricercatori, che in questa situazione cosi delicata e con un futuro ancora incerto, stanno continuando a svolgere il proprio ruolo e alcuni anche impegni didattici”.

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