POLITICA
Rete civica meridionale: il sindaco di Castelpoto, Vito Fusco, tra i protagonisti della nuova fase costituente
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C’è anche una forte impronta sannita nelle nuove nomine della Rete civica meridionale, che vede Vito Fusco, sindaco di Castelpoto, assumere il ruolo di coordinatore, affiancando Mosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo Albanese, nominato presidente. Una scelta che valorizza l’impegno di amministratori da anni in prima linea nella difesa delle aree interne del Mezzogiorno e nella lotta allo spopolamento.
In particolare, la nomina di Fusco rappresenta un riconoscimento al lavoro portato avanti nel Sannio, dove il primo cittadino di Castelpoto si è distinto per politiche innovative di integrazione, accoglienza e welfare territoriale, finalizzate a contrastare l’emorragia demografica che colpisce i piccoli comuni. Fusco è stato infatti tra i promotori della rete dei piccoli Comuni del Welfare, un’esperienza che ha messo al centro i diritti sociali e l’inclusione come strumenti di ripopolamento e sviluppo.
Il percorso che ha condotto alla nascita della Rete civica meridionale affonda le radici nell’esperienza di Recovery Sud, la prima aggregazione di sindaci meridionali impegnata su temi cruciali come l’equa distribuzione delle risorse del Pnrr e il contrasto all’autonomia differenziata, ritenuta un ulteriore fattore di penalizzazione per il Sud e per le aree più fragili del Paese.
Se Troiano, primo cittadino del più piccolo comune della Basilicata, ha recentemente acceso i riflettori nazionali con un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni contro quello che ha definito un piano strategico “che condanna all’eutanasia le aree interne”, Fusco ha portato avanti, con discrezione e concretezza, un’azione amministrativa orientata alla coesione sociale e alla valorizzazione delle comunità locali.
Ora i due amministratori avranno il compito di guidare la fase costituente della Rete, che si aprirà ad associazioni, movimenti politici e cittadini attivi di tutto il Mezzogiorno. L’obiettivo è dar vita a una struttura leggera e reticolare, capace di dare voce alle realtà territoriali che da anni operano sul campo, in contrapposizione alle politiche ritenute antimeridionaliste non solo dell’attuale governo, ma anche di quelli precedenti.
La Rete civica meridionale, però, non intende chiudersi in una difesa localistica. Al contrario, punta a rafforzare il ruolo del Sud come rappresentante di tutte le aree svantaggiate del Paese, promuovendo un civismo propositivo, solidale e orientato allo sviluppo sostenibile, con al centro il riconoscimento dei diritti di tutti i cittadini.
Tra le battaglie già avviate figurano il sostegno ai fuorisede, in larga parte meridionali, penalizzati dal caro trasporti, la mancata applicazione della norma che impone una quota fissa di investimenti statali al Mezzogiorno, la difesa del fondo europeo di coesione, il diritto alla salute nelle regioni del Sud colpite dai piani di rientro, i ritardi infrastrutturali, il diritto all’acqua per l’agricoltura e, soprattutto, l’assenza di una vera strategia per l’occupazione nelle aree più fragili.
In questo contesto, il ruolo di Vito Fusco assume un valore simbolico e politico: dal Sannio, una delle terre che più soffrono lo spopolamento, parte un contributo concreto alla costruzione di una rete capace di rimettere al centro le periferie del Paese e di trasformare le aree oggi considerate marginali in protagoniste del futuro del Sud.



