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POLITICA

Questo è ‘o ligname

Alessandro Giuli rappresenta la punta di diamante degli intellettuali di riferimento di questa destra, il migliore Ministro della Cultura che questo governo potesse esprimere dopo Sangiuliano. Questa evidenza ci restituisce la misura della inadeguatezza della classe dirigente che oggi ha in mano il timone del Paese. E l’alibi dell’egemonia culturale della Sinistra non regge più

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Dal nostro modestissimo punto di vista Gennaro Sangiuliano avrebbe dovuto dimettersi ben prima che il mondo venisse a sapere dell’esistenza di Maria Rosaria Boccia da Pompei. Perché un ministro della Cultura che al Premio Strega confessa candidamente di aver giudicato libri che non ha nemmeno letto non può fare il Ministro della Cultura, posto che Napoli ha due millenni e mezzo di storia e non due secoli e mezzo, che Galileo Galilei nacque circa settant’anni dopo la morte di Cristoforo Colombo, che a Londra non c’è nessuna Times Square da visitare.

Intendiamoci, la vicenda che ha portato alle dimissioni di Sangiuliano è tutta politica ed è una vicenda gravissima, altro che gossip. L’ex Ministro si è reso ricattabile, ha ceduto a condotte tanto grottesche quanto inaccettabili, ha tradito la propria funzione. Dopo di che si è dimesso, pur senza rinunciare all’ultima imbarcata di nomine, e forse oggi è più utile ragionare sul profilo del suo successore, sulle competenze del camerata Alessandro Giuli, sulla sua storia e sul suo profilo, sorvolando, per amor di Patria, su quello dell’odontoiatra che ne ha preso il posto al Maxxi.

Detta altrimenti ci pare più utile riflettere sulle ragioni che hanno spinto Giorgia Meloni a scegliere il fondatore di Meridiano Zero, uno che ha un’aquila fascista tatuata sul petto, che non ha nessuna competenza per svolgere la funzione a cui è stato chiamato ma che, evidentemente, agli occhi della premier rappresentava la migliore opzione possibile, forse l’unica o giù di lì. Insomma, Giuli rappresenta la punta di diamante degli intellettuali di riferimento di questa destra, il migliore Ministro della Cultura che questo governo potesse esprimere dopo Sangiuliano e questa evidenza ci restituisce la misura della inadeguatezza della classe dirigente che oggi ha in mano il timone del Paese.

E purtroppo non possiamo parlare di un’eccezione, di un problema circoscritto alla Cultura. Perché se andiamo ad analizzare i profili di tutti i Ministri in quota Fratelli d’Italia, sino ad allargare la nostra analisi ai principali sottosegretari e alle cariche istituzionali, ci rendiamo conto, facendo ricorso alla saggezza popolare, che in buona sostanza “quisto è ‘o ligname”. Da Valditara a Santanchè, da Lollobrigida a Fazzolari, semplicemente questa destra non ha classe dirigente, non è adeguata a sostenere la responsabilità di governare questo Paese perché non è nelle condizioni di garantire storie e competenze all’altezza del compito.

E non può valere l’alibi dell’egemonia culturale della Sinistra perché questo Paese è pieno di intellettuali di diverso orientamento, siano essi giornalisti, scrittori, professori e via dicendo, perché quell’egemonia è finita almeno trent’anni fa. La verità è che esiste un vuoto di cultura di governo che in questi anni non è stato colmato, la verità è che questa destra non è affidabile agli occhi delle classi dirigenti di questo Paese, non è nelle condizioni, nonostante il potere, di pescare al di là del proprio recinto, di attrarre competenze e pensieri, e questa condizione evidentissima sul piano nazionale la ritroviamo inevitabilmente anche sui territori, alla periferia dell’impero, dove il partito continua ad essere poco più di una ipotesi. Nella società e dunque nei Palazzi del potere.

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