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Sangue e devozione a Guardia Sanframondi per i Riti Settennali: in migliaia per la processione dei battenti in onore dell’Assunta
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A Guardia Sanframondi la giornata clou di tutto il percorso penitenziale iniziato lo scorso 19 agosto. Migliaia di fedeli, pellegrini e semplici curiosi – in un clima di silenzio e preghiera – hanno preso parte alla processione generale dei Riti di penitenza in onore della Vergine Assunta. Un evento fortemente identitario, in cui sacralità e ritualità si mescolano seguendo ritmi e con significati ben precisi, da tempi lontani che risalgono, secondo fonti documentaristiche, almeno al 1600. Una manifestazione popolare, di “appartenenza”, in cui tutti i guardiesi sono coinvolti a vario titolo.
Dalle ore 8, i Misteri, con i figuranti e i cori dei Rioni, si sono avviati dai loro punti d’incontro per raggiungere il Santuario. In piazza San Filippo, alle ore 10, la Santa Messa, presieduta dal vescovo diocesano, Giuseppe Mazzafaro, ha dato il via alla solenne cerimonia, fatta di processione e penitenza, che durerà per l’intera giornata. Al suono dei Campanelli, poi, l’inizio della lunga processione che apre la strada ai quattro Rioni Croce, Portella, Fontanella e Piazza e al passaggio della statua lignea della Madonna Assunta, che dopo sette anni è pronta a raggiungere strade e vicoli di Guardia e a farsi abbracciare dal suo popolo. La Vergine che scende tra il suo popolo è il punto cardine dell’intera manifestazione.
E’ anche la giornata del sangue e del dolore, quella delle centinaia di battenti – vestiti di bianco e con il volto coperto – che si percuotono il petto a sangue con la spugnetta in sughero ricoperta di spilli. Un’atmosfera speciale, che non si può né commentare né provare a spiegare, ma che si deve vivere in silenzio e devozione insieme con la comunità di Guardia Sanframondi. Una giornata intrisa dall’odore della gente, del sangue, del dolore, del vino, della penitenza e soprattutto della fede. Curiosi, credenti, scettici, non credenti, tutti presi dal chiedersi se sia e quanto sia opportuna o contemporanea un’esternazione pubblica di fede così plateale. Tutti impegnati a cercare di capire quanto ci sia di fede o quanto sia solo tradizione, cultura popolare e senso di appartenenza. E chi può dirlo? Resta il fatto che è un’esperienza unica nel suo genere, da vivere intimamente e custodire per gli anni a venire. In attesa del 2031, quando la lastra del Santuario si aprirà nuovamente e la Madonna scenderà ancora una volta in piazza celebrata dai suoi figli.