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‘Gino e Pina’, dopo l’intervista della domenica i ricordi dell’amico Orazio per ricostruire la storia di un successo culinario

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Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da un nostro lettore, Orazio Marchetti, che dopo l’intervista della domenica sui ristoratori Gino e Pina Palmieri, ha voluto arricchire di ulteriori ricordi il nostro racconto.

“Alla pregevole “intervista della domenica” di ntr24 riservata al ristorante “Gino e Pina” di Benevento, ritengo di aggiungere ulteriori valori umani e professionali degli insostituibili Pina e Gino, essendo stato loro assiduo e continuo amico cliente già da metà/fine degli anni settanta, tuttora intrattenuti almeno una volta alla settimana, in qualità di ex operatore economico in campo provinciale, regionale, nazionale ed internazionale, facendo degustare a tutte le figure che si succedevano in visita lavorativa, le prelibatezze beneventane, egregiamente proposte in maniera sublime dalla grande PINA.

Abbiamo avuto modo di costruire con gli anni e con sommo affetto, un rapporto duraturo ed oltremodo superiore a qualsivoglia espressione della migliore famiglia, non solo con la “terza generazione ristorativa” di Gino e Pina, ma anche, già dall’adolescenza, con i figli Maurizio e Salvatore, oggi definiti “quarta generazione” insieme alle proprie valide consorti Tiziana e Cinzia.

La descrizione del giornalista di ntr24, inizia nel dire: ”Un solo passo nel locale e una parete di foto e ritagli di giornali ti mette subito sull’attenti”. Ebbene sì. I conosciuti artisti dello spettacolo nelle varie foto, hanno avuto l’opportunità di degustare delle vere prelibatezze beneventane con amore e qualità create dall’unica e instancabile Pina. Il sugo per le fettuccine con vitellino, funghi e pomodorini freschi, inventato per l’occasione della presenza nel locale di “ Vasco”, prende il suo nome, ossia “Le Fettuccine di Vasco Rossi”, come richiesto anche dal cantautore, risultando essere una delle tante azzeccate improvvisate di Pina, nella sua semplicità, qualità e fantasia. Essere semplici in cucina, come in tutte le cose, resta la cosa più difficile da farsi. Per Pina è la normalità oltre che il cavallo di battaglia trainante da oltre 50 anni, quell’ingrediente di successo che continua a far parlare di sé come ristorazione a cui affidarsi, nell’alveo dei numerosi contesti degustativi, di qualsiasi generazione, consumati in un ambito sempre più personalizzato e tanto, tanto, amorevolmente familiare.


Nel sacrario delle foto entrando a destra nel locale, vi è anche uno scatto di Maurizio e Salvatore, oggi appartenenti alla “quarta generazione” della centenaria ristorazione, seduti sulle gambe dello scrivente (fine anni 70 inizio 80), ripresa vicino al forno della pizzeria nel mercato di piazza Commestibili, come da foto allegata.

La terza generazione di piazza Commestibili. È composta senza dubbio dagli instancabili Pina e Gino ed anche dai piccoli fanciulli “Maurizio e Salvatore”, già dalla loro adolescenza, come si vede in foto, erano partecipi all’attività di famiglia, come meglio si rappresenterà. PINA, invadeva ogni giorno di buon mattino, con qualità ed estrema esperienza, l’antistante mercato di piazza Commestibili, prelevando con accurata selezione i prodotti di qualità occorrenti ai vari prelibati pasti del giorno e pianificando la settimana con diverse alternative culinarie, in base al meglio che il mercato giornaliero gli offriva, rendendo il prodotto finito di altissimo livello, con indiscusso pregiato gusto delle tradizioni beneventane, affiancate da selezionato pescato fresco dei nostri confinanti mari, con prevalenza tirrenica.

A preparazione terminata, si passava sia a mezzogiorno che la sera, a soddisfare le richieste dei clienti della Trattoria Pizzeria. Erano seguite in prima persona anche dall’instancabile Pina che proponeva quanto di meglio del giorno preparato (o da preparare su specifiche richieste) e spiegava, con suo ben fare, le proprie dolcezze/prelibatezze, caratterizzate da qualità, semplicità e fantasia. Le serviva sempre lei, con umanità e altissimo stile, chiedendo ai degustanti se le stesse avessero soddisfatto le aspettative. Riceveva sempre il massimo dei complimenti da tutti, che la rendevano sempre più soddisfatta ed appagata del tanto lavoro, al di là del sempre giusto prezzo da trattoria richiesto.

GINO, sempre al fianco dell’adorata moglie Pina, si occupava soprattutto del forno delle pizze da tenere a temperatura costante, dei giusti gradi occorrenti, curando con altissima esperienza tramandata dai genitori, le migliori farine, ma soprattutto l’impasto fatto rigorosamente a mano da lui stesso, proseguendo la lievitazione per ore, passando in ultimo alla preparazione dei panetti occorrenti per ogni singola pizza. Tale inestimabile valore della pizza di GINO, come detto, rigorosamente preparata con le proprie braccia da vero guerriero gladiatore, era sempre più richiesta al tavolo e da asporto, tanto che ogni giorno a metà serata si esauriva lasciando a molti l’inconfondibile profumo e, purtroppo, anche l’acquolina in bocca, che veniva con certezza sempre soddisfatta il giorno dopo. L’eccellente pizzaiolo si giustificava sul fatto che le braccia riuscivano a fare solo quelle nell’arco di una giornata di 15 ore continue di lavoro. Tale condizione è oggi improponibile a qualsivoglia giovane promettente e proponente.

Con sommo piacere, ricordo, le serate lavorative in pizzeria trattoria da GINO e PINA, tra il forno delle pizze e la cucina di Pina con la preparazione delle varie squisitezze da lei assemblate ed impiattate, da portare al tavolo rigorosamente calde, il che a volte si scontrava con l’uscita delle pizze ed innescava un acceso e simpatico diverbio tra i due, che il più delle volte era il valore aggiunto alle portate, ben viste da tutti i commensali i quali ritornavano anche per rivivere la situazione che si creava identica alle normali situazioni di ogni famiglia.

Sostanzialmente, andare da loro a mangiare, era come ritornare dalla propria mamma che non ti vede da giorni, ricevendo amore ed ottimo cibo. Questo era GINO e PINA a fine anni 70, 80, e tutto il 90. Seguirli con partecipazione al loro percorso lavorativo era come andare a casa propria, parlare e mangiare con i propri cari, non solo delle ricette del giorno, ma anche dei problemi che in quegli anni noi e loro avevamo. Nella trattoria pizzeria di Gino e Pina, quindi, si ritrovava una ottima famiglia, sempre pronta, a qualsiasi ora.

Maurizio e Salvatore. Ebbene sì. Gli adolescenti, come in foto riportati, già allora, tutte le sere, coprivano dalle 20 a fine serata, il lavoro tra la cucina ed i tavoli, portando ai tavoli quanto preparato dai propri genitori, con immensa soddisfazione e amorevole gratitudine in rispetto di mamma e papà. Solide fondamenta del loro futuro, che si ratificano proprio all’età di 7/8 anni, tra la scuola di mattina, i compiti di pomeriggio e l’aiuto in serata nell’attività di famiglia. Gli allora fanciulli, di pomeriggio riposavano nei cartoni di banane e, il più delle volte, a fine serata, li trovavi addormentati con spiccata stanchezza sui sacchi di farina. Ecco il motivo per il quale, Maurizio e Salvatore entrano di diritto anche nella terza generazione insieme a mamma e papà, essendosi costruiti, dalla prematura età, solidi pilastri portanti, acquisiti direttamente sul campo, per affrontare e continuare la quarta generazione di famiglia.

Un elogio particolare va, con immenso piacere, a tutta la famiglia Palmieri “Maurizio, Salvatore, papà Gino e mamma Pina”, per quanto dettato ed acquisito dai ragazzi, restando un esemplare esempio a cui uniformarsi.

La ristrutturazione dei locali di “piazza Commestibili” agli inizi degli anni 90. Al riguardo, lo scrivente, nelle varie attività esercitate, fu incaricato della radicale ed epocale trasformazione di tutto il locale, composto da 2 stanze al piano terra con ampie porte fronteggianti il mercato, dove era posizionata la cucina ed il forno in una e l’altra con qualche tavolo per i commensali, con scala portante al piano superiore con ulteriore stanza con altri tavoli per la degustazione. I lavori furono iniziati a fine primavera e consegnati chiavi in mano agli inizi di settembre dello stesso anno. Fu fatto un ulteriore ampliamento al piano superiore: da una stanza se ne aggiunsero altre 2, aumentando di molto la superfice per intrattenere i tavoli degli ospiti. Tavoli che furono studiati a modo panche di legno massello pregiato, per aumentare la capacità dei posti. Per tale ragione, si dovette anche intervenire radicalmente sul solaio di calpestio, essendo esso secolare, in garanzia delle persone in più che avrebbe dovuto sostenere. Insomma, man mano che si procedeva, venivano effettuati lavori sempre più a regola d’arte, non preventivati, facendo, lievitare, vertiginosamente i costi, con fermezza autorizzati da Pina e Gino. Alle bellissime panche, che vennero situate su di un particolare pavimento in cotto fiorentino dei maestri di Impruneta, si abbinò alle pareti un tessuto scozzese (acquistato direttamente in scozia) e lampade di particolare pregio illuminanti ogni singolo tavolo con capienza di 8 persone cadauno.

Insomma, nei tempi stabiliti, fu consegnato una perla di locale, studiato nei minimi particolari, eccellenza non solo del sud Italia, ma anche nazionale. TUTTA la famiglia Palmieri ne è andata fiera per molti anni, aumentando di gran lunga la propria clientela in qualità e quantità. Tale clientela, soprattutto nei fine settimana faceva file di ore per potersi sedere nel giocattolo creato appositamente per PINA. Lei era felice come non mai, vedeva, dopo i lavori eseguiti, il realizzarsi di sogni irraggiungibili, visibili, soprattutto nelle serate di duro lavoro, espressi dagli occhi e sguardi che intratteneva con i clienti assidui e passanti. Non vi era commensale che non si congratulava con loro, non solo per la pregiata degustazione, ambiente oltremodo familiare e scherzoso, ma anche per la location del nuovo locale, diventando un particolare e gettonato punto di ritrovo di tutte le età.
Come succede nella vita, le cose belle ed irraggiungibili, durano poco.

Infatti, a fine anno 1992, come una disgrazia caduta a ciel sereno, il comune gli chiese di spostarsi, per imminente ristrutturazione dell’intero complesso, dandogli un prefabbricato in via dell’università, poco distante dal menzionato mercato, con l’impegno di rientrare nell’arco di sei mesi; impegno istituzionale non mantenuto offendendo e bruciando i sogni di Pina, Gino, e dei promettenti e ambiziosi ragazzi “Maurizio e Salvatore”.

La quarta generazione di via dell’università. Lo spostamento è oltremodo traumatico, trovandosi a lavorare in uno stanzone prefabbricato molto tetro, che riportava la famiglia Palmieri indietro di oltre 20 anni. E qui, viene fuori l’orgoglio familiare, rimboccandosi, ancora una volta, le maniche, per affrontare una vera ed inaspettata disgrazia. Pina reagisce con invenzioni culinarie ancor più gustose e particolari del precedente vissuto, Gino partorisce pizze di ancor più qualità, girando sempre più per i tavoli per colmare la mancanza del bellissimo locale di sogni “inaspettatamente perso”. Togliendo anche alla città un pregiato ritrovo. Gli ancora ragazzi Maurizio e Salvatore gestivano lo stanzone inventandosi settimanalmente delle posizioni diverse dei tavoli, colmando le mancanze strutturali, intrattenendo fuori le numerose file dei clienti in attesa di sedersi. Clienti che in massa seguirono la famiglia Palmieri anche nel tetro locale affidatogli dal Comune. I commensali portavano con sé le delizie di Pina, non gli interessava assolutamente il posto in cui gli venivano servite le prelibatezze, sempre con sorridente ed unico affetto.

È qui che gli instancabili ragazzi Maurizio e Salvatore diventano delle vere giovani promesse, iniziando con l’ampliamento del locale con il quale fu possibile riprendere gli stessi metri quadri del gioiello precedentemente lasciato attraverso una nuova struttura in legno lamellare collegata alla principale con pareti totalmente vetrate, ristabilendo, in parte, la bomboniera di piazza Commestibili.

Con il passare degli anni tutti i giovani diventano uomini, per l’appunto anche Maurizio e Salvatore, scegliendo le loro compagne di vita: Tiziana e Cinzia. Costruiscono le loro famiglie ed hanno rispettivamente due figli maschi (per Tiziana) e due figlie femmine (per Cinzia). Tiziana e Cinzia entrano, anche loro, con spiccata volontà del fare, e continuano il buon già creato dai precedenti loro consuoceri ed attuali mariti, portando in famiglia una buona volontà di far meglio. Tant’è che Cinzia affianca in cucina Pina, Gino e Salvatore e, Tiziana, insieme a Maurizio, si occupa delle pubbliche relazioni del locale, detenendo la responsabilità anche dei conti di cassa per i clienti. Si rafforza, così, il contesto familiare lavorativo, determinando anche le persone della “Quarta Generazione” tutt’oggi in essere, composte da: Gino, Pina, Maurizio, Salvatore, Tiziana e Cinzia. Quest’ultime hanno dimostrato, nelle loro figure di mogli e collaboratrici nello stesso ambito lavorativo, tanta indiscutibile serietà e senso di aggregazione (persistente da già molti anni) che costituiscono gli elementi fondanti della quarta generazione, laureatasi da poco, al centenario dell’attività culinaria partita dal 1920 sino ad oggi (2023). Bravi tutti, sia nel contesto familiare che in quello lavorativo. Le divergenze e le avversità ci saranno sempre, basta non avere rancori e pregiudizi, per superare qualsivoglia ostacolo.

La continuazione della famiglia è sulla buona strada, per candidarsi alla “Quinta Generazione”, trasportando con sé tutto il creato, soprattutto in ambito di cucina e rispettando, come sempre, il motto: qualità, semplicità e fantasia, oltre alla professionalità, rispetto e tanta cortesia.

Tanto mi è doverosamente dovuto, leggendo l’articolo di ntr24, collaborando alla divulgazione di esemplari attività sociali del nostro territorio a cui uniformarsi, tenendole in opportuna e giusta considerazione, rappresentanti in città, provincia e nel mondo la stessa importanza dell’Arco di Traiano e tutto il patrimonio Unesco della città. È di ogni buon conto, i visitatori di tali patrimoni, se vanno in posti come il rappresentato “GINO e PINA” a passare qualche ora di degustazione, ricorderanno nel tempo oltre che il buon cibo, anche la cortesia ed il rispetto”. (Orazio Marchetti)

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