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Calcio

Un’Orestea giallorossa tra addii e ritorni di fiamma. La piazza confida anche nel passato

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Mentre sale febbrile l’attesa per l’esito dell’incontro tra Oreste Vigorito e il sindaco Mastella, in calendario, come noto, per la giornata di venerdì, in città si continua a respirare un’aria alienante, opprimente mix di rammarico, amarezza e agitazione, reso ancor più particolare da un marcato retrogusto di deja vù.

Nell’arco temporale lungo 16 anni descritto dal dimissionario patron, infatti, non sono mai mancate drastiche quanto improvvise prese di posizione in grado di spiazzare, e al contempo gettare nel panico, l’intera comunità sannita, e la stessa radicale decisione di abbandonare il timone del sodalizio di via Santa Colomba vanta più precedenti, ai quali gli ottimisti si staranno senz’altro aggrappando, visto i seguenti dietrofront.

Il primo addio risale al lontano 13 febbraio 2011, quando la Strega, allora guidata da mister Galderisi e impelagata nella paludi della terza serie a battagliare per la tanto agognata promozione tra i cadetti, stecca la gara interna contro l’imberbe Viareggio, rimediando un deludente 2-2 nonostante la superiorità numerica, uscendo tra i sonori fischi dei presenti. L’atmosfera si fa rovente nella conferenza stampa post partita, bruscamente interrotta dal presidente Vigorito, il quale annuncia clamorosamente le proprie dimissioni a causa di una presunta aggressione subita dalla figlia Rosanna.

‘Sono venuto a conoscenza del fatto che Landaida e mia figlia sono stati aggrediti all’uscita degli spogliatoi, ragion per cui mi dimetto da patron – le sue parole nel convulso dopo gara, smentite dalla tesi della tifoseria secondo cui si trattò solo di alterco verbale – . La società a giugno andrà nelle mani del sindaco e fino al termine della stagione verrà gestita da una mia persona di fiducia. Per me il calcio a Benevento è finito’.

Anche all’epoca, come in questi giorni, mobilitazione collettiva di cittadinanza e mondo istituzionale, con l’allora sindaco Fausto Pepe e il consigliere provinciale Giuseppe Lamparelli in prima fila, e conseguente chiarimento-ripensamento del massimo dirigente.

Brividi anche l’11 novembre 2012, a causa soprattutto di una falsa partenza che, unitamente alle precedenti annate avare di soddisfazioni, induce il presidente prima a riflettere e poi ad indire una conferenza stampa fiume per fare chiarezza sui molteplici rumors che ne annunciavano un possibile disimpegno. ‘Ho preso del tempo per capire quel che bisognava fare e ho deciso di restare – le sue dichiarazioni in una sala stampa piena come un uovo -. Continuo per senso di responsabilità, non si lascia una nave alla deriva’.

Terzo atto, ben più noto e recente, datato 16 maggio 2015, giornata funesta per il Benevento dell’insolito duo Cinelli-Landaida, clamorosamente sconfitto dal Como nel primo turno degli spareggi promozione, gettando alle ortiche favori del pronostico, fattore campo e vantaggio del doppio risultato, e scatenando l’ira della piazza, inviperita per la lunga e vana caccia alla B e protagonista di una aperta contestazione a calciatori e società.

In molti ricorderanno l’evolversi di quegli eventi, dagli effettivi saluti del patron all’estate di passione, passando per l’avvento della gestione Pallotta-Fabbrocini, la cavalcata trionfale dei ragazzi di Auteri, il ritorno in sella di Vigorito e il sogno cadetto tramutatosi finalmente in realtà.

A tali ritorni di fiamma, dunque, si aggrappa oggi la popolazione giallorossa speranzosa in un ulteriore passo indietro del massimo dirigente, capace di restituire continuità e futuro al sodalizio sportivo sannita. In tempi di incertezza, pathos e dita incrociate, d’altronde, è lecito confidare anche in corsi e ricorsi storici.

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