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ECONOMIA

Il sannita Lampugnale al ‘NEET Working Tour’ con Fico, il ministro Dadone e il sindaco Manfredi

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Il sannita Pasquale Lampugnale, presidente regionale di Piccola Industria Confindustria Campania, è stato tra i relatori a Napoli della tappa campana del ‘NEET Working Tour’, l’evento nazionale dedicato ai giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione. La due giorni di approfondimenti e dibattiti, promossa dal Ministero delle Politiche Giovanili con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, è partita ieri e si concluderà nella serata di oggi.

L’imprenditore – che è anche vicepresidente nazionale di Confindustria Piccola Industria  ha preso parte ai panel istituzionali, che hanno visto la partecipazione del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il ministro per le Politiche Giovanili, Fabiana Dadone, e il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico. Un momento fondamentale di confronto per raggiungere le nuove generazioni ed informarle sul Piano di emersione e orientamento dei giovani inattivi e metterli in contatto diretto con il mondo del lavoro.

“L’esportazione di capitale umano e la sua mancata valorizzazione – questo l’allarme lanciato da Lampugnale – abbassano il potenziale innovativo e la competitività delle nostre imprese e del sistema Paese. Il 25% dei giovani italiani fra 15 e i 34 anni è Neet, vale a dire senza lavoro e scoraggiato che neanche più lo cerca. Questa percentuale sale al 38 per cento se guardiamo alla Campania, con una media superiore anche a quella del Mezzogiorno. Questi dati devono farci riflettere, perché rappresentano un segnale di arretratezza del capitale umano all’interno delle imprese”. 

La questione Neet non può essere sottovalutata. Si tratta di un fenomeno diffusissimo: in Italia sono più di 3 milioni, cifre che pongono il nostro paese appena dopo Turchia, Montenegro e Macedonia. La Campania, dopo Sicilia e Calabria, è una delle regioni in cui il tasso di giovani inattivi è più alto e arriva al 27,3 per cento. La situazione è peggiore per le donne. La quota “rosa” tra i Neet passa dal 45% nella fascia 15-19 anni al 66% di quella più matura (30-34). Eppure, l’ingresso nel mondo del lavoro per questi giovani non deve essere considerato un obiettivo irraggiungibile. La transizione energetica, i green jobs e la rivoluzione digitale aprono scenari positivi per il futuro. Per questo motivo, intercettare i Neet oggi, accompagnarli in percorsi di formazione specifici ed avvicinarli al mondo delle imprese risponde ad un duplice obiettivo: da un lato garantire un futuro ai ragazzi e, dall’altro, garantire alle imprese nuovo capitale umano formato per le sfide del futuro. In questo senso, i dati parlano chiaro. Le imprese ricercheranno tra i 280mila ed i 325mila lavoratori con competenze matematiche e informatiche per i lavori digitali, e quindi esperti nell’analisi dei dati (data scientist) e nel campo della sicurezza informatica e dell’intelligenza artificiale. Quanto ai cosiddetti “green jobs”, ovvero tutte quelle attività che ricadono nell’ambito dell’economia circolare, variano da 500mila a 600mila unità i lavoratori che saranno ricercati dalle imprese per orientare i propri processi produttivi.

Seppure la Campania risulti essere la regione più giovane d’Italia, ciò non si traduce in vitalità lavorativa, sociale e formativa. Inoltre, è cresciuto negli anni il fenomeno dell’emigrazione di giovani con maggior grado di istruzione e nell’arco di pochi anni la Campania dovrà affrontare seri problemi in quanto non avrà disponibili competenze professionale, quali quadri e dirigenti, essendo migrata una parte consistente di laureati. Si rischia che la generazione che dovrà subentrare non avrà le competenze e le esperienze sufficienti per affrontare anche le più ordinarie problematiche operative e ciò sia nella PA che nelle imprese.

“Oggi denunciamo la carenza di capitale umano con competenze adeguate al nostro sistema industriale. Le imprese sono sfiduciate perché non riescono a trovare le persone giuste. Bisogna intervenire – ha continuato Lampugnale – riducendo la percentuale di Neet e riavvicinando i giovani al mondo del lavoro e della formazione. Questo si può fare, ad esempio, investendo nelle Its Academy che formano i tecnici specializzati necessari per mandare avanti le nostre aziende. Più in generale, dobbiamo mettere in condizione le nostre imprese di attrarre, motivare e trattenere talenti e personale adeguatamente formato. Le piccole imprese al momento chiedono essenzialmente diplomati e solo nel 14% dei casi giovani laureati.

In una fase di trasformazione così grande del mondo del lavoro e dell’industria la tenuta del nostro sistema economico è legata alla capacità del capitale umano di formarsi adeguatamente. La formazione è una opportunità, perché il 65% dei bambini che oggi frequentano la scuola primaria faranno lavori che al momento non esistono, e quindi fare formazione oggi significa avere l’opportunità di trovare lavoro, e per i profili più specializzati anche di sceglierlo’’, ha concluso il vicepresidente nazionale di Confindustria Piccola Industria.

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