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Alluvione, la lettera di un cittadino: “La mia testimonianza su quanto non è stato fatto”

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“A due anni di distanza da quell’evento nefasto per l’intero Sannio, in cui alcuni rioni e contrade di Benevento, furono sommerse dall’acqua; sento l’obbligo di portare la mia testimonianza su quanto non è stato fatto”. Inizia così una lettera inviata da un cittadino di Benevento, Domenico De Masi, in occasione del secondo anniversario dell’alluvione dell’ottobre 2015.

“Ormai – si legge nella lettera – sono passati due anni da quella tragica notte: e continuo a pormi una domanda, che penso sia condivisa da gran parte dei cittadini Beneventani, soprattutto da quanti quella notte, furono svegliati dall’acqua che gli entro nelle case. Costringendoli a fuggire per trovare riparo, ai piani superiori, sui tetti, dalle finestre; dovendo aspettare la mattina tardi per essere tratti in salvo; alcuni furono meno fortunati non avendo questa opportunità, passando la notte immersi nell’acqua e la melma, attaccati a qualche albero o a un palo dell’Enel, pur di non fare la fine dei topi in trappola. La domanda che ci poniamo quindi è: “Cosa è cambiato, cosa è stato fatto” a due anni di distanza. Purtroppo dobbiamo constatare: “Niente”. Infatti tutte le criticità e le circostanze avverse che contribuirono che accadesse quella infausta notte,sono tutte senza soluzione, anzi si sono aggravate ulteriormente.

Questi due anni, si può affermare che siano trascorsi invano – prosegue la nota – i cittadini, soprattutto quanti hanno subito e vissuto sulla propria pelle gli effetti di quell’evento, si aspettavano almeno la vicinanza dagli amministratori, enti, istituzioni preposte a risolvere tali problematiche al fine che cose del genere, non potessero più ripetersi. Inoltre speravano anche che le stesse fossero state al loro fianco, per alleviare le conseguenze economiche che subirono, per cercare di uscire dall’emergenza, per riprendere la quotidianità nei limiti possibili. Tutto questo, si aspetta ancora che avvenga; perché finora niente o quasi è stato messo in pratica. Mi riferisco agli aiuti promessi, durante il pellegrinaggio- passerella, dei rappresentanti del governo, della politica, della Regione e degli amministratori( Provincia e Comune); che illusero i malcapitati, in un momento di dolore e sconforto e fragilità, con lusinghiere promesse, finora completamente disattese, per la stragrande maggioranza degli alluvionati.

Come sempre accade – spiega il cittadino – in situazioni del genere, solo in pochi “furbi” riescono ad approfittarne; il risultato finale si capisce che da circa settecento richieste presentate al Comune, per danni subiti, si è passati a circa centosettanta che hanno successivamente presentato la richiesta. Altra forma di richiesta di danni subiti, riguardante le aziende agricole, presentate presso la Provincia e alle Comunità Montane, competenti per territorio, che dovrebbero ottenere sovvenzioni dalla Regione, ad oggi non si conoscono a che punto siano. Altri aiuti, sono previsti con il P.S.R.(Piano di Sviluppo Rurale) della Regione Campania, con la misura 5.2.1, programmata nell’ottica di agevolare le aziende colpite dell’evento alluvionale; sembra che le richieste che hanno superato la fase istruttoria siano in fase di ottenere i decreti per il finanziamento. Con questo stato di inerzia  e di abbandono da parte delle istituzioni, siamo giunti al secondo anniversario, da quella notte spaventosa passata tra acqua, fango o per meglio dire nella melma; la “paura, l’angoscia”, non è mai passata, non ci ha abbandonati, anzi ogni volta che le condizioni meteorologiche cambiano, ci assale sempre più forte. Gli abitanti sono tanto più scossi perché hanno ben presente che le cause che portarono a quell’evento, sono ancora tutte presenti anzi si sono aggravate.

Le persone preposte, gli stessi enti, ormai hanno dimenticato quanto successe – attacca la lettera -, perché in tutto questo tempo, non si è più neanche parlato di messa in sicurezza di queste aree, non indicando, non progettando, le opere atte allo scopo. Il colpo di scena, è avvenuto a fine settembre, con l’amministrazione provinciale, che ha preso l’iniziativa di intervenire nell’effettuare la pulizia dei fiumi, iniziando dal fiume Sabato, all’altezza dello stadio Santa Colomba, e successivamente interessando anche il Calore all’altezza della confluenza col fiume Sabato. Questo è avvenuto solo perché si aspettavano una reazione della popolazione interessata, per il secondo anniversario. I lavori che stanno eseguendo, si limitano a pulire il letto del fiume dagli alberi trasportati e il taglio di qualche albero esistente, e altro materiale trasportato dall’acqua come plastica, elettrodomestici e materiale vario che erano stati abbandonati nell’alveo dei fiumi; ma non a togliere dall’alveo stesso il grande quantitativo di sabbia, limo e altri inerti, depositato negli anni che ricopre per vari metri in altezza il letto dello stesso,che in alcuni punti è più alto del terreno coltivato lungo le sue sponde. Lasciando per il deflusso dell’acqua un piccolo ruscello o rigagnolo. Basta pensare che il fiume, non viene pulito o fatta manutenzione dagli anni settanta.

Voglio ricordare agli amministratori , ai vari livelli, – scrive De Masi – che nella primavera 2016, in un convegno a Torrecuso, fu lanciata l’idea di far ripulire i fiumi, da alcune imprese disponibili, che avrebbero fatto il lavoro a costo zero mi chiedo perché non si è concretizzato tutto questo? Ritengo che questi lavori che si stanno effettuando, siano dei palliativi per prendere in giro ancora una volta, gli abitanti della zona. Questi lavori messi in atto, potevano essere condivisi, in fase di emergenza, quindi se effettuati subito dopo il 15 Ottobre 2015. A distanza di due anni, gli abitanti che vivono nel terrore, che quella notte possa ripetersi, si aspettavano che venissero effettuati lavori adatti a risolvere il problema, della messa in sicurezza  del fiume e quindi una pulizia radicale. I lavori dovevano comprendere, l’eliminazione dell’enorme quantità di inerti, abbassandolo al livello dell’attuale scorrimento dell’acqua, tutta la larghezza del suo letto; l’eliminazione dell’enorme numero di alberi dal suo letto, restando solo quelli lungo le sponde, che hanno la funzione di consolidarle, rendendole resistenti all’erosione di eventuali piene; il ripristino e consolidamento degli argini.

Inoltre agli abitanti – sottolinea la missiva -, sembra che a decidere le condizioni di come effettuare i lavori attuali, siano le associazioni ambientaliste e non il buon senso e il rispetto delle leggi esistenti. Inoltre Pantano, aspetta che si avverano anche le altre promesse fatte dai politici e dalle amministrazioni, come le vie di fuga  in casi di calamità, accesso alla tangenziale e l’allargamento del ponte sulla dismessa ferrovia, all’altezza dell’accesso alla pista ciclabile. Dopo due anni almeno queste opere dovevano essere realizzate, mentre non sono neanche in fase progettuale.

Spero che domenica 15 ottobre quando interverranno il presidente della Provincia e il sottosegretario Del Basso De Caro, per discutere con gli abitanti di questi problemi non ci siano più prese in giro. Dopo l’esperienza dello scorso anno in cui si celebro la messa con l’arcivescovo, ed era presente il nuovo sindaco che in quell’occasione fece delle promesse, per risolvere le problematiche. Invece da quella data niente è più successo. La speranza è che questa volta vengano con proposte concrete , e soluzioni già possibilmente finanziabili e cantierabili, atte a risolvere la messa in sicurezza del fiume e degli abitanti di c/da Pantano.

La politica e i politici – conclude la lettera -, non possono più prendere in giro le persone su cose cosi serie che riguardano l’incolumità e la sicurezza; ora  è il tempo di “patti chiari, per un’amicizia lunga” come si conviene tra galantuomini. Altrimenti penso che facciano un’ulteriore figuraccia nei confronti di queste persone, già prese in giro da troppi personaggi, e da troppo tempo. Ora il tempo per le chiacchiere è terminato, questa gente merita e vuole fatti, altrimenti faranno meglio a non presentarsi. L’unica cosa che ci può consolare e ci accomuna in questa deriva delle nostre amministrazioni e dello stato che siamo in buona compagnia, con tutte le altre persone che nel paese  aspettano le stesse cose e per molti qualcosa in più, come le case da ricostruire”.

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1 Commento

1 Commento

  1. Maria Ficociello

    14 Ott, 2017 a 22:17

    Sono assolutamente d’accordo con lei. Però la colpa è anche dei cittadini che nulla fanno per farsi sentire davvero. Singolarmente purtroppo non si ottiene nulla. Caratterialmente, come lei, sono sempre in prima linea ma tutti gli altri si nascondono.A Ponticelli avevamo costituito un comitato che nulla ha fatto per far valere i propri sacrosanti diritti.Non una manifestazione per la pulizia dei fiumi. Fu fatta una fiaccolata l’anno scorso. Ma a cosa serve per non dimenticare? E chi li dimentica quei giorni. Bosogna intervenire, non ricordare senza fare nulla.

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