SOCIETA'
“Charlie Charlie Challenge”, il gioco esoterico virale anche nel Sannio. L’esorcista: “Può nascondere rete di pedofili”
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“Charlie, Charlie, sei qui?” È la domanda che introduce un gioco che sta spopolando sui social network tra gli adolescenti e che allo stesso tempo preoccupa schiere di genitori e insegnanti che stanno ricorrendo ai ripari, anche denunciandone i potenziali effetti di carattere psicologico.
Anche a Benevento ci sono numerose mamme in allerta che hanno saputo dai propri figli della pratica di questo gioco durante il cambio dell’ora di lezione. E’ stato proprio un gruppo di mamme preoccupante che hanno inviato una lettera in redazione per denunciare l’accaduto.
Un fenomeno che ha spinto anche alcuni dirigenti scolastici di Verona a diramare un avviso a genitori e insegnanti sulla pericolosità del “Charlie Charlie Challenge” ed annunciare provvedimenti disciplinari.
Si tratta di un gioco che simula una seduta spiritica, partito, sembra, dal Sudamerica dove numerose adolescenti, dopo averlo praticato, hanno fatto ricorso all’ospedale per crisi isteriche e disorientamento.
Su un foglio diviso in quattro parti da due matite incrociate viene scritto in due quadranti il “sì” e nei due quadranti opposti il “no”, si invoca lo spirito Charlie con una formula e gli si pongono le domande più varie. Il demone risponderebbe facendo muovere le matite e spostandole verso le risposte affermative e negative.
Nonostante sia chiaro che il movimento delle matite sia provocato dalla forza gravità, in presenza di un respiro e per la conformazione del piano sui cui viene posto il foglio, l’effetto a livello psicologico è tale da indurre in chi assiste al gioco a stati d’angoscia e di paura.
“Nessun allarme spirituale perché le nostre radici sono forti, ma è necessaria forte attenzione perché dietro tutto questo potrebbe esserci una rete internazionale di pedofili e il bullismo– ha dichiarato al telefono l’esorcista e parroco di San Modesto, Don Nicola De Blasio, che ha evidenziato la presenza di questo fenomeno anche in città e in provincia.
Secondo gli esperti “queste pratiche attraggono tanti adolescenti per la necessità di trovare un modello di riferimento, che quando è negativo, come in questo caso, esprime anche la voglia di trasgressione e di opposizione tipica di quest’età” – ha evidenziato la psicoterapeuta Rosita Feleppa.
Bisogno di identità e di riconoscimento che nell’era della globalizzazione si manifesta anche attraverso i click e i mi piace sui social network.
“E’ necessario – ha aggiunto Feleppa – comunque prestare attenzione per quanto riguarda le conseguenze psicologiche, dovute anche al contagio emotivo e al processo di autosuggestione che ne possono derivare, soprattutto nei casi di persone più sensibili.”