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Università

L’Adisu Benevento: diritto allo studio sempre più in affanno per mancanza di fondi e paradossi burocratici

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Dal prossimo mercoledì 1 aprile 2015, le corse del servizio navetta destinate a tutti gli studenti che vogliono accedere alla mensa di via Calandra, saranno drasticamente ridotte a tre: andata alle ore 12,05 – 12,30 – 19,25, e ritorno alle ore 12,25 – 14,55 e 20,00.

Saltano ben cinque corse, a causa della grave situazione venutasi a creare dal mancato trasferimento delle somme dovute dalla Regione Campania, non solo per l’anno accademico 2014/2015.

La vicenda è nota e si ripresenta ogni anno in una situazione socio-economico sempre più preoccupante.

Anche quest’anno la Regione Campania, dopo aver annunciato all’ADISU di Benevento di aver previsto uno stanziato 950mila euro, non ne ha liquidato finora nemmeno uno, facendo assottigliare così anche i fondi destinati all’ordinario funzionamento dell’azienda di cui taglio delle corse è il primo campanello d’allarme.

Per la cronaca, l’ADISU di Benevento vanta ancora un credito di circa 1,5 mln di euro dalla Regione Campania di cui 371mila euro per il 2012/13, di 540mila euro per il 2013/14 e 500mila euro per il 2014/15.

In compenso nel mese di dicembre 2014 la Regione Campania ha accreditato circa 50mila euro (riferiti al fondo integrativo ministeriale) da utilizzare per le borse di studio risalenti al 2010/11.

Da quelle antiche graduatorie, sono stati individuati così 21 beneficiari che, dopo cinque anni, risultano essere prossimi alla laurea e confessano di aver fatto ricorso a mezzi non convenzionali invece di godere di quei diritti che, costituzionalmente, lo Stato gli avrebbe dovuto garantire in tempo.

ALCUNI DATI – Com’è evidente, e come i dati sulle università meridionali pubblicati dalla fondazione RES di Palermo hanno recentemente denunciato, – si legge nella nota dell’Adisu – siamo davanti ad una situazione scandalosa.

Lo scenario è quello noto a tutti coloro che non vogliono chiudere gli cchi.

Bassa percentuale di giovani laureati: con riferimento al 2013, in Campania solo il 16,3% riesce a laurearsi, rispetto alla media italiana del 24% e quella UE del 28%.

Bassa percentuale di studenti con genitori laureati: presso Unisannio nel 2013 solo l’8% degli studenti aveva entrambi i genitori laureati e il 48% degli iscritti proveniva da famiglie senza titoli accademici.

Abbassamento progressivo della percentuale dei diplomati che s’iscrivono: al Sud solo il 46%. In Campania siamo scesi, sempre dati 2013, da 37.000 a 30.000.

Tassazione tra le più alte d’Europa. Veniamo solo dopo Inghilterra e Olanda e i nostri studenti pagano quasi il doppio della Svizzera e dell’Austria, senza dimenticare che in Germania, l’università è quasi gratuita (stranieri e fuoricorso inclusi).

A tal proposito Banca d’Italia ha denunciato a gran voce che per questa ragione, soprattutto nel Mezzogiorno, molte famiglie rinunciano a far completare il ciclo di studi ai propri figli.

Il diritto allo studio, sancito dalla costituzione, che recentemente il ministro Giannini ha definito come «l’unica forma di riscatto per la società», da strumento non negoziabile per arginare questo apocalittico scenario è diventato la norma più disattesa.

Solo il 7% degli studenti italiani ottiene una borsa di studio, contro il 30% della Germania (2 miliardi), il 25,6% della Francia e il 18% della Spagna (943 milioni).

Rispetto una media nazionale del 90%, gli studenti privi di mezzi a meritevoli che beneficiano nel mezzogiorno della borsa di studio sono appena il 60% degli aventi diritto.

L’Italia, per questo disservizio è l’unico stato al mondo ad aver creato la figura giuridica dello studente idoneo non beneficiario.

Gli studenti regolarmente in corso presso l’Università degli studi del Sannio, per ben un terzo, rientrano nella fascia di reddito al di sotto dei 15.000 euro lordi annui per cui sono previsti i servizi di assistenza dell’Azienda per il diritto allo studio di Benevento.

CONCLUSIONE – L’Università – si legge nella nota inviata – è il solo ascensore sociale a disposizione dei nostri giovani e rimane ancora l’istituzione che, più di ogni altra, può dar loro gli strumenti per gestire la complessità del futuro. Per questa ragione, bisogna tornare ad investire sul diritto allo studio, ripensandolo, riorganizzandolo e rimettendolo al centro della progettualità politica.

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