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Titerno

Fecondazione medicalmente assistita, il vescovo De Rosa a San Lorenzello: “Ciò che è tecnicamente possibile non è moralmente ammissibile”

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Fecondazione medicalmente assistita. Profili morali. Se n’è discusso all’incontro, promosso dall’ Ente Culturale S. Lorenzo Martire ‘Nicola Vigliotti’ di S. Lorenzello, per il tradizionale scambio degli auguri natalizi con il Vescovo della Diocesi sannita, Michele De Rosa, nell’anno di celebrazioni del trentennale di attività socio-culturali del sodalizio e del 1150° dalla fondazione del borgo titernino.

Erano presenti, oltre al primo cittadino Antimo Lavorgna, ed il presidente dell’Ente, Alfonso Guarino, anche diversi esponenti dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Medicina e religione a confronto, su una tematica attuale ed importante che stimola alla riflessione, ed interessante dal punto di vista morale e religioso, da tempo al centro di un vivace dibattito bioetico e di una faticosa opera legislativa.

Per il Prefetto di Benevento, Paola Galeone, dobbiamo difendere la nostra cristianità e rileggere il senso liberale reale dell’essere misericordiosi, come ci invita a fare Papa Francesco. Il tema della fecondazione assistita, spinge alla riflessione, a misurare il nostro essere cristiani.

“Il dramma della sterilità – ha dichiarato il parroco Don Michele Volpe – è una condizione che viene spesso vissuta dalla coppia e dai singoli come una sconfitta, un fallimento, una impossibilità di piena autorealizzazione.

La medicina sia antica che moderna, ha sempre cercato di rispondere alla sfida dell’infertilità, e negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecniche di procreazione assistita che facilitano lo svolgimento dei processi generativi fisiologici o sostituendosi ad essi.

La Chiesa, per questo motivo, pur non intervenendo in nome di una competenza particolare in questo ambito, intende proporre in virtù della propria missione evangelica e del suo dovere apostolico, la dottrina morale rispondente alla dignità della persona e alla sua vocazione integrale, esprimendo dei criteri di giudizio morale sulle applicazioni della ricerca scientifica e della tecnica, in particolare per ciò che riguarda la vita umana e i suoi indizi.

Tali criteri sono il rispetto, la difesa e la promozione dell’uomo, il suo diritto primario e fondamentale diritto alla vita e alla sua dignità di persona dotata di anima spirituale, di responsabile morale e chiamata alla comunione beatifica con Dio”.

E’ poi intervenuto il dottore Pietro Pelosi, medico Consigliere dell’Ente, che da addetto ai lavori, ha spiegato le differenze di questa pratica con cui si attua l’unione dei gameti maschili e femminili artificialmente, attraverso l’osservazione al microscopio, in “omologa” , quando il seme e l’ovulo utilizzati nella fecondazione assistita appartengono alla coppia di genitori naturali del futuro nascituro, ed “eterologa” , ovvero quando il seme oppure l’ovulo, provengono da un soggetto esterno alla coppia.

A tale scopo, esistono le cosiddette ‘banche del seme’ che crioconservano il liquido seminale e, in alcuni casi, anche ovuli di donatori per poi essere utilizzati da coppie dove uno dei partner ha problemi di fertilità.

Pratica che ha fatto più volte paventare il rischio eugenetico, ovvero l’alterazione del patrimonio genetico del futuro nascituro, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche o terapeutiche per la tutela e la salute dell’embrione, in merito al fatto che coppie senza problemi di fertilità preferiscono ricorrere alla fecondazione assistita col seme condenso.

Ma con la L.40 del 19 febbraio 2004, si vietava la fecondazione assistita eterologa, e ciò ha comportato il cd. ‘turismo riproduttivo’, con cui numerose coppie italiane, si sono recate in quei Paesi (soprattutto la Spagna), dove tale pratica è consentita. E’ del 9 aprile 2014, la sentenza con cui la Suprema Corte ha stabilito che il divieto di fecondazione assistita eterologa, è incostituzionale. Di contro il Vescovo della Diocesi telesina, Mons. Michele De Rosa, che ha affermato ‘”non tutto ciò che è lecito, è morale. Ciò che è tecnicamente possibile ed utile, non è per se stesso moralmente ammissibile. Un figlio si genera, non si produce”. La sacralità della vita umana, comporta l’azione creatrice di Dio, l’intervento diretto del Signore, per la creazione dell’anima spirituale, quella scintilla che determina nella comunità cristiana, la capacità di amare, che passa dall’ “io, tu” al noi.

“Il mezzo tecnico deve facilitare ma non sostituire l’atto coniugale. Un figlio non è un diritto, ma occorre che siano leciti i mezzi ed i modi per generarlo. Una coppia che vuole a tutti i costi un figlio, nasconde spesso un bisogno di autoaffermazione”.

La procreazione è privata della sua perfezione se non è il frutto dell’unione fisica, spirituale degli sposi. Il mezzo tecnico deve facilitare ma non sostituire l’atto coniugale. L’unica forma di intervento che può essere considerato un aiuto all’atto coniugale, è l’inseminazione artificiale impropriamente ‘in vitro’. L’inseminazione artificiale è moralmente lecita a tre condizioni: deve svolgersi all’interno di una coppia legata da un vincolo stabile come il matrimonio; deve essere effettuata con un comune rapporto sessuale non raccogliendo il seme attraverso masturbazione o evitando il rapporto coniugale. Infine, non deve comportare interventi invasivi, o rischi rilevanti a danno dell’embrione ed il feto.

“I ‘No’ della Chiesa, all’evoluzione dei valori dei tempi moderni, vogliono invece essere un grande ‘Sì’ all’uomo e alla donna, alla loro natura di essere capaci di dialogare, incontrarsi ed esprimere il loro amore e all’indifeso nascituro. Il figlio – ha concluso il prelato – dev’essere l’icona vivente dell’amore della coppia e rappresentare la sintesi dei genitori”.

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