Piazza Cardinal Pacca, commercianti contro il mercato dei prodotti tipici a km 0: “Merce venduta tra smog e polvere”

I commercianti di corso Dante, viale San Lorenzo e via Torre della Catena contro la decisione di Confagricoltura di allestire il mercatino di vendita diretta dei prodotti sanniti ogni martedì in piazza Cardinal Pacca, a Benevento. Una decisione – scrivono in una lettera – “quanto mai sconosciuta a noi commercianti e artigiani della zona, che da anni lamentiamo,senza riscontro alcuno,di essere tenuti sempre all’oscuro delle iniziative prese in città”.

Ciò accade nel periodo natalizio, – spiegano – quando vengono installate le illuminazioni, o durante l’organizzazione di eventi come ”la notte bianca” che puntualmente iniziano dal Corso Garibaldi. Come se questa zona della città fosse un sobborgo dimenticato e a se stante. Per non parlare dei festeggiamenti per la Madonna delle Grazie, unico periodo dell’anno in cui i nostri quartieri si popolano, ma in compenso vediamo chiusi i passaggi ai nostri esercizi dallo spuntare selvaggio di ambulanti ad ogni centimetro di strada, la maggior parte dei quali vendono panini ed altri generi alimentari.

Questo riaprirebbe il lungo e annoso capitolo di discussione sulle zone di serie A e di serie B in cui la nostra Benevento sembra essere divisa.

Nel caso specifico – sottolineano nella missiva – però ci chiediamo: Se si parla di vendita di prodotti a km 0, come mai sono stati coinvolti solo venditori esterni provenienti da altri comuni senza interpellare i commercianti cittadini?

Ciò senza voler polemizzare sulla qualità dei prodotti, ma ci permettiamo di dissentire sulle modalità di vendita. L’art. 193, capo 4 della disciplina di vendita su aree pubbliche recita che “l’area pertinente il commercio su aree pubbliche deve essere ubicata in zone che non presentino inquinamento dovuto a traffico, polvere, esalazioni dannose o maleodoranti”. In ogni caso non può essere consentito l’ingresso ad autoveicoli.

L’art.195 vieta invece la vendita di prodotti di pasticceria e pane e il resto dei prodotti devono essere protetti dall’impolveramento, dall’insudiciamento, dalla contaminazione di insetti e dal contatto con il pubblico, la manipolazione e la preparazione di alimenti non è consentita nell’ambito del commercio ambulante sia a posto fisso che itinerante.

Non ci sembra dunque che, norme alla mano, questi standard igienici vengano rispettati. Il pane,in particolar modo, che noi artigiani, titolari dei panifici della zona, siamo costretti ad imbustare per la vendita ai supermercati in osservanza di una Legge della Regione Campania (n.2/05) che sancisce che i produttori di pane hanno l’obbligo di confezionare i singoli pezzi con busta idroforata conica sulla quale deve essere apposta un’etichetta con la denominazione della ditta produttrice, la data di confezionamento ed ogni altra indicazione prevista dalla normativa vigente in materia di confezionamento dei prodotti alimentari,viene invece venduto all’aria aperta, su semplici banconi e persino in prossimità degli autoveicoli che sostano nella piazza, anche se solo per lo scarico dei prodotti.

E’ dunque possibile – continuano i commercianti – che il nostro lavoro, già attanagliato dalla crisi, dalle tasse, dalle bollette e dalle alte spese di produzione, debba essere svalutato maggiormente da chi invece ci dovrebbe tutelare?

Invece che svendere i prodotti della nostra terra, in modo poco igienico e corretto, perché non creare un itinerario gastronomico che renda maggiormente visibile anche il lavoro e la produzione di noi commercianti sviliti in una zona la cui rivalutazione ben poco interessa evidentemente ai nostri politici?

Perché ci si ricorda della parte bassa della città solo quando inizia il porta a porta per la richiesta di voti e la sciorinatura di promesse che non vengono mai mantenute?

Ovviamente – concludono nella lettera – non ci aspettiamo risposta, siamo abituati all’abbandono, e all’indifferenza dei nostri politici che in questa zona hanno aperto un Parco Archeologico per poi lasciarlo nel degrado più totale, o che pensano di tanto in tanto di venirsi a prendere il Bue Apis per destinarlo alle zone alte.

Ma almeno che questa lettera possa far riflettere gli avventori dei mercatini: prodotti a km 0 che vengono da fuori città e vi vengono venduti tra lo smog e la polvere non è ciò che si intende per rivalutazione dei prodotti tipici”.