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Lavoratori ex consorzi: “Di chi è la colpa della nostra situazione?”

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I lavoratori che hanno occupato le sedi provinciali del Pd e del Pdl hanno inviato una nota stampa nella quale ripercorrono le tappe più drammatiche della loro vicenda. Di seguito il testo della lettera.

Il giorno 27 del mese di luglio “ festeggeremo “ tre anni di pene dell’inferno. In questi tre, dolorosi, anni, le istituzioni non sono riuscite a dare una risposta positiva alle nostre istanze. Si sono solo distinte nel più classico degli scaricabarile. La responsabilità è sempre degli altri: la Provincia accusa la Regione e viceversa. I Comuni accusano la Provincia, la Regione e le leggi dello Stato. I Ministeri del Lavoro e dell’Ambiente rispondono che è colpa della Regione che non ha ancora approvato la nuova legge sul ciclo integrato dei rifiuti.

Con questa nota vogliamo esprimere il nostro punto di vista sulla vertenza. Lo facciamo citando la legge, che non è stata rispettata.
Chi ha eluso, e chi doveva vigilare affinché la norma, che tutelava i diritti dei lavoratori, venisse rispettata, sono i responsabili della nostra attuale e futura disperazione.

Il commissario liquidatore del Consorzio Bn1, Carmine Cossiga, il 19 maggio 2010, scrive: “ l’art. 13 del D.L. 195/2009, convertito dalla legge n°26/2010, ha assegnato ai Consorzi il compito di definire, entro e non oltre venti giorni dalla data di entrata in vigore del decreto (e, quindi, entro il 18 gennaio 2010 ), la propria dotazione organica in relazione alle attività di competenza, definite anche in base al piano industriale, e di procedere, nei limiti delle rispettive risorse disponibili allo scopo finalizzate, alle assunzioni del personale occorrente a copertura dei posti della propria dotazione organica, dando priorità all’assunzione del personale già in servizio alla data del 31 dicembre 2001 sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative relativamente alla definizione dei criteri di assunzione.”

Ciò, in concreto, significa: i cda dei tre Consorzi, composti dai sindaci dei Comuni aderenti, avevano il compito di approntare, entro il 18 gennaio 2010, la dotazione organica e il piano industriale.
Le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, ( quelle che firmano il contratto Federambiente, Cgil-Cisl-Uil-Ugl ), avevano il compito di partecipare alla definizione dei criteri di assunzione.
I cda dei Consorzi Bn1, Bn2 e Bn3 hanno rispettato la norma? E i sindacati, per tutelare e difendere il posto di lavoro dei propri iscritti, che per dieci anni hanno pagato una quota tessera sostanziosa, hanno vigilato affinché la norma venisse rispettata?
Leggendo la sentenza del Tar Campania, del 21/09/2012, si deduce che i cda dei tre Consorzi e, implicitamente, anche i sindacati, sono stati inadempienti. Per quale motivo?

La sentenza è chiara: ai lavoratori dei tre Consorzi la Cig in deroga non può essere concessa perché: “Stante la mancata approvazione della dotazione organica da parte del Dipartimento della Protezione Civile, imposta dall’art 13 del D.L. 95/2009.“

Per quale motivo il Dipartimento della Protezione Civile non ha approvato la dotazione organica? Forse perché essa non è stata prodotta nei termini di legge? O forse perché non è stata prodotta affatto?

Comunque, questa sentenza rappresenta un pericoloso precedente per tutti i dipendenti dei consorzi della regione. La pubblica opinione, che in modo appassionata segue la nostra vicenda, ha il diritto di conoscere, e capire, i motivi della non approvazione della dotazione organica.

I presidenti dei tre consorzi, ( Giorgione-Bartone-Cocca ), e i sindacati, dovrebbero intervenire per un pubblico chiarimento, a questo punto necessario e non più rinviabile.

Leggendo la sentenza si scopre anche la fallace motivazione dei tre ricorrenti, e dei sindacati che li hanno sostenuti. Infatti, nella sentenza non è sostenuto, in alcun modo, che la Cig in deroga non può essere concessa a dipendenti pubblici. Ben altre sono state le motivazioni per il non riconoscimento!

Come parte lesa denunciamo anche l’inaccettabile iniziativa dei sindaci che stanno procedendo ad effettuare gare d’appalto non più a tre/sei mesi, come è avvenuto negli ultimi anni, proprio in attesa della nuova legge regionale sul ciclo integrato dei rifiuti, ma a cinque/sette anni.

Questa gravissima decisione annulla, definitivamente, le nostre, già labili, possibilità di rientrare nel mondo del lavoro. Ci chiediamo: perché i sindacati non danno mandato ai propri uffici legali di opporsi, ricorrendo al Tar, a tali iniziative?

In tutto questo sfacelo qualche sindacalista si diletta pure a spedire comunicati con cui porta a conoscenza privati sentimenti, che non interessano ai lavoratori, irritandoli ancor di più, esercitando solo una forma parassitaria e opportunistica di sterile visibilità”.

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