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CULTURA

Il futuro delle politiche sociali è nella sussidiarietà cooperativa

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Alle politiche sociali è stato dedicato il quinto incontro di CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune, tenutosi lo scorso 26 Gennaio presso il Centro di Cultura “Raffaele Calabria”, a Benevento.

L’incontro, si legge nella nota diffusa alla stampa, è stato introdotto come di consueto dal coordinatore Ettore Rossi – direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento – il quale ha sottolineato la grande attualità dell’ argomento, e ha sottolineato le difficoltà (soprattutto economiche) nelle quali versano oggi le politiche sociali, spesso impossibilitate a garantire anche i servizi più essenziali, rispetto a domande che si fanno sempre più pressanti anche a causa della crisi.

Relatore della lezione è stato il prof. Giuseppe Magistrali (esperto di politiche sociali e familiari), il quale ha introdotto l’intervento presentando brevemente la sua esperienza personale prima nel volontariato, poi presso gli enti pubblici e successivamente presso le università, segno di quanto sia importante (soprattutto riguardo al tema in questione) la frequentazione di mondi diversi per arricchire, per pensare ulteriormente, il lavoro sociale.
Dopo aver acclarato la trasversalità dell’ argomento, in quanto le fragilità non appartengono esclusivamente a categorie sociali definite ma a tutti, il docente è partito da un possibile odierno equivoco di fondo riguardo ogni forma di politica sociale: “Oggi sentiamo spesso parlare in termini di una dicotomia tra welfare e sussidiarietà. Un welfare maturo, invece, ha già costituzionalmente dentro di sé il principio di sussidiarietà, nonostante qualcuno oggi si ostini a darne un’interpretazione equivoca”.
Ai fini di un maggior approfondimento sulla questione e in funzione di un’analisi riguardo al presente, Magistrali ha rapidamente tracciato le origini delle politiche sociali nel nostro paese: “Il loro sviluppo non solo in Europa ma in tutto l’Occidente, è abbastanza recente, risale al secondo dopoguerra. Thomas Marshall – il padre degli studi sociologici sulla cittadinanza moderna – riteneva che il Novecento dovesse essere il secolo dei diritti sociali. Dopo la guerra doveva essere lo Stato ad occuparsi del cittadino, ma oggi sappiamo che il modello del Welfare State è insostenibile economicamente e indesiderabile socialmente”.

Preso atto delle difficoltà nelle quali si trova attualmente il settore delle politiche sociali e dopo una preoccupante analisi sui rischi reali che il nostro paese corre riguardo alla crescente povertà (in particolare quella che colpisce il Sud e la fascia giovanile), è nel sistema delle relazioni che il docente intravede un possibile fattore di mutamento: “Dobbiamo pensare a una sussidiarietà non separativa ma di tipo cooperativo, grazie alla quale il pubblico aiuta il terzo settore, che a sua volta aiuta le famiglie, insieme, in una logica intrecciata, fondata sulle relazioni.”
Ragionare su possibili strategie costruttive diventa, quindi, doveroso, a fronte delle decurtazioni (del 60 %) del Fondo Nazionale per le Politiche sociali, all’ ormai del tutto inesistente Fondo per la non autosufficienza e al rischio di chiusura di un’esperienza tanto significativa qual è il Sevizio Civile.

“Dobbiamo far riflettere questo paese e l’Unione Europa sulla questione – ha proseguito il docente – su una politica sociale europea che ripristini questi elementi lavorando su sistemi intermedi, in modo da poter costruire un welfare civile e municipale. In tutto questo è la comunità a ricoprire un ruolo fondamentale; le relazioni di quartiere, le associazioni, non devono essere abbandonate: società e comunità devono camminare insieme”.
Ed è proprio dalla comunità che proviene la proposta che il prof. Magistrali pone all’ attenzione dell’uditorio, offrendo un interessante spunto di riflessione: “Il passaggio iniziale dovrebbe essere un esame attento di tutte le possibili razionalizzazioni legate ai nostri consumi, di ciò che non utilizziamo del tutto o non utilizziamo al meglio, rivedendo il nostro stile di vita e la nostra idea di sviluppo. Alla luce di quest’analisi, potrebbe successivamente essere proposto un nuovo profilo professionale, quello dell’ Amministratore Sociale di Quartiere, una sorta di coordinatore specializzato nei profili personali di ciascuno riguardo ai beni privati che possono essere utilizzati, razionalizzati e messi in comune. Potrebbe essere un argine non indifferente al rischio della bancarotta familiare”.
Una proposta stimolante, quindi, quella di Magistrali, che pertanto avrà sicuramente modo di essere analizzata dai partecipanti nei lavori di gruppo di Cives.

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