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Laboratorio per la felicità pubblica, don Matteo Prodi ai sindaci: ‘La politica è la cura dell’umano’

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Amministratori comunali ed istituzioni si sono confrontati ieri pomeriggio a Pietrelcina, presso la storica sede dell’Archeoclub di Palazzo De Tommasi – Bozzi, sul tema de “La cura come stile dei progetti e delle azioni di chi fa politica” proposto dal Laboratorio per la felicità pubblica e dal Comune in occasione del quarto “Incontro di spiritualità e politica”.

Numerose le testimonianze, con le buone prassi portate ad esempio dai primi cittadini e dagli amministratori presenti: il sindaco di Molinara Giuseppe Addabbo, l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Benevento Carmen Coppola; il sindaco di Guardia Sanframondi Raffaele Di Lonardo; il Sindaco di Castelpoto Vito Fusco; il Sindaco di Campolattaro Simone Paglia; il Sindaco di Apollosa Danilo Parente; il Sindaco di Apice Angelo Pepe; e il presidente della Comunità Montana del Fortore Zaccaria Spina. Un incontro che è stato aperto dal saluto del sindaco di Pietrelcina Salvatore Mazzone e dall’introduzione del coordinatore del Laboratorio per la Felicità Pubblica Ettore Rossi.  Conclusioni affidate invece al presidente della Provincia di Benevento Nino Lombardi ed al direttore della Scuola di Impegno Politico della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti don Matteo Prodi.

«Abbiamo scelto il tema della cura – ha sottolineato Ettore Rossi – come stile delle azioni e dei progetti di chi fa politica seguendo un po’ il filo conduttore di tutti questi incontri che coinvolgono sindaci e amministratori, con l’obiettivo di porre al centro le questioni etiche che sono alla base dell’impegno politico. Questa sera c’è stato un importante scambio di esperienza avendo chiesto agli amministratori di presentare delle iniziative che esprimano questo concetto di cura per le persone e per l’ambiente». «Siamo partiti dall’idea – ha spiegato Ettore Rossi – che la politica è l‘arte della cura della comunità. Prendersi cura delle comunità vuol dire prendersi cura di ciascuna persona che ne fa parte tenendo contro di quella che è la sua originalità. E questa cura si manifesta in tutti i momenti della vita delle persone: la cura dell’inizio e quindi per tutti i bambini, la loro educazione e le strutture che permetteranno loro di crescere bene; la cura per la vita che si sviluppa e quindi per i giovani, creando ambienti adatti loro affinché possano maturare e sviluppare i propri talenti; la cura che ripara, e quindi il tema della malattia e dei servizi sanitari non in un’ottica puramente aziendalistica ma facendosi carico dell’umanità delle persone; e poi la cura che ringrazia, che è quella per gli anziani, per garantire loro una vita degna nella fase di maggiore fragilità. Possiamo guardare così alla vita e a quello che si può fare per migliorare la condizione delle persone perché è questa la vera essenza dell’agire politico. Confrontare le varie esperienze, in modo che si possano contaminare tra loro può essere interessante per costruire le condizioni per uno scambio che dia vita a relazioni più ampie tra gli enti locali». 

Numerose le testimonianze dei sindaci nel corso dell’incontro che hanno affrontato anche temi di stretta attualità come l’autonomia differenziata e lo sviluppo delle infrastrutture al servizio delle aree interne. Un appuntamento che il sindaco Mazzone ha definito «occasione di dialogo ed opportunità per costruire una base valoriale comune».

Giuseppe Addabbo ha quindi rappresentato l’esperienza dello Sprar (oggi Sai) che «in un momento di grande confusione generale ci ha permesso di accogliere tante persone anche andando contro quella che era allora l’opinione pubblica. Oggi accogliamo a Molinara 30 persone, famiglie integrate nella comunità i cui figli frequentano la nostra scuola, anzi consentendo ad essa di continuare a funzionare. Un’esperienza che ci ha permesso di recuperare il senso di comunità tenendo dentro principi come quelli dell’accoglienza». L’assessore Carmen Coppola ha invece ripercorso le progettualità che il Comune di Benevento ha condiviso con i comuni degli ambiti di zona, in particolare il progetto “Dreams” ed il Centro antiviolenza di ambito. 

D integrazione ha parlato Raffaele Di Lonardo ricordando il regolamento per le attività di volontariato “Un’ora per Guardia” e il coinvolgimento degli ospiti del Sai nell’adozione di spazi in villa comunale. L’accoglienza di migrante messa in campo dalla comunità di Castelpoto è stata la buona prassi presentata da Vito Fusco che ha chiamato tutti i sindaci ad un impegno comune nel «Prendersi cura delle persone e delle nuove fragilità, in un’ottica di comunità aperta, lottando contro la mancanza di equità, di solidarietà, contro progetti come quello dell’autonomia differenziata». 

«La diga – ha detto invece il sindaco di Campolattaro Paglia – è un progetto che riguarda tutta la provincia. Ma dobbiamo avere la capacità di avere quella risorsa in tutte le nostre case e questa è la sfida per il futuro del Sannio: garantire la qualità della vita nelle nostre comunità».

Ad Apollosa, ha spiegato Danilo Parente – «quella del micronido ha rappresentato una scelta strategica che si prendesse cura di tutte le famiglie con bambini più piccoli. Eravamo convinti che la presenza del servizio avrebbe rappresentato anche un ulteriore contatto con il territorio ed oggi i cittadini ci stanno dando ragione. Dobbiamo cercare nel nostro piccolo di fare in modo che i servizi, quelli essenziali, siano presenti anche nei piccoli territori».

Angelo Pepe ha spiegato che il suo primo obiettivo è stato quello di rimettere assieme la comunità e la prima azione è stata quella di creare una serie di circoli, individuando in ogni area rurale una struttura da recuperare e affidare alle comunità.

Zaccaria Spina ha messo in relazione la cura con la necessità di selezionare amministratori all’altezza del compito considerando che i bandi pubblici sono sempre più rigidi nell’ambito di una programmazione delle risorse sempre più complessa.

Soddisfatto del livello del confronto il presidente della Provincia di Benevento Nino Lombardi che ha affrontando i diversi temi dell’agenda provinciale ricordando che i sindaci sono i “medici” delle proprie comunità. Lombardi è tornato sulla chiusura dei plessi scolastici e sanitari: «Cancellare questi presidi significa cancellare l’identità di una comunità». 

È stato un piacere reincontrarsi con i sindaci e gli amministratori del territorio in quello che ormai sta diventando – ha ricordato don Matteo Prodi – un appuntamento fisso». «Questa volta il confronto è stato sulla parola “cura”, una parola centrale di ogni azione ed io penso – ha detto don Matteo nelle sue conclusioni – che non possa esserci parola più importate nel confronto tra le scienze umane, tutte le religioni e, soprattutto, la politica. È una parola di grande sintesi perché non possiamo non pensare che la politica sia radicalmente la cura dell’umano, e che le scienze umane si occupino di cosa voglia dire essere uomo e quindi essere uomini fioriti, pieni, nella gioia e nella felicità. Non possiamo non pensare che la cura sia una delle strutture portanti della religione e della fede: Dio si è curato dell’uomo in tanti modi, e nel suo atto finale Gesù si è preso cura nell’alimento fondamentale, “prendete e mangiate, questo è il mio corpo,” dice nell’ultima cena, che poi è esattamente quello che fa la mamma quando nutre il bambino nel grembo. Gesù ci insegna questo stile radicale di cura e per noi è fondamentale che questo si traduca in percorsi e prassi politiche concrete». Don Matteo ha chiuso il suo intervento rivolgendo ai sindaci ed amministratori due domande che fossero da stimolo a rafforzare lo sguardo di cura: «Coloro che curiamo, si sentono curati?» e «Se un vostro concittadino fosse stato qui, cosa avrebbe detto? ».

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