CULTURA
L’Unesco e Benevento, l’avvenimento dell’anno
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Non è difficile, almeno in via soggettiva, individuare quello che può essere considerato come l’avvenimento dell’anno per la città, ma ovviamente anche la provincia, di Benevento per il 2011 morente. E’ la decisione adottata sullo spirare del mese di giugno, il 25, dal consiglio dell’Unesco riunito a Parigi: quello di riconoscere valenza universale nel patrimonio della cultura dell’umanità al sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere”, candidatura accettata tre anni prima (2008).
Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio, Spoleto, Campello sul Clitunno, Monte S. Angelo e appunto Benevento costituiscono i grani della preziosa collana aggiuntasi alla lista.
Si è trattato di una vittoria politica ed amministrativa che ha, meglio specificarlo subito, un padre riconoscibile: l’impegno profuso dall’assessore alla cultura Raffaele Del Vecchio. Poi, sul carro sono saliti in tanti.
La memoria del giorno è inchiavardata alla torre campanaria della chiesa di Santa Sofia, il sito in questione. E solo quella, in un discorso ambivalente che vale per molti altri aspetti della vita sociale sannita nel corso dell’anno. Perché è stata di certo con amore seguita la gestazione, ma dopo il primo, squillante vagito, la crescita si è rivelata più lenta del previsto. Tra giugno e dicembre la memoria è divenuta solo un esercizio retorico: non una manifestazione a tema, il nulla durante l’estate, il cedimento alla devastazione dei fine settimana nell’area su cui insiste, ‘sto patrimonio Unesco. Poche luci e molte ombre, per sintetizzare.
Giusto per non smentire il dato che gestire il successo è ben più difficile che – per estemporanee circostanze – conseguirlo.