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CULTURA

“L’ecomuseo: il futuro della memoria”

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(paolo gallinaro) – Da molti anni la comunità internazionale sta cercando di dare una definizione esatta al termine “museo”. La parola, che deriva dal greco mouseion, cioè “Tempio delle Muse”, le divinità protettrici delle Arti e delle Scienze, indicava in antichità, per estensione, ogni edificio adibito a scopi culturali, come la scuola o la biblioteca.
Nel corso dei secoli l’espressione ha assunto vari significati, tutti legati in qualche modo al termine “collezione”. L’impulso umano a raccogliere o collezionare oggetti di valore (storico o storico-artistico) e non, deriva infatti dal bisogno dell’uomo di conservare e preservare ricordi tangibili del proprio passato o persino del proprio presente. Un bisogno che ha spinto gli studiosi ad accostare la parola museo alla parola “memoria”. L’espressione “luogo della memoria” (non inteso necessariamente come un edificio o una struttura stabile) sembrerebbe, in questi ultimi anni, la più adatta ad esplicitare il termine museo.

Oggi, l’International Council of Museums (ICOM) definisce museo “un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto”. Una definizione molto vaga che non fa alcun riferimento esplicito, come in passato, ad una struttura immobile. Anche la frase “è aperto al pubblico”, la più ambigua della definizione, può difatti riferirsi ad uno spazio esteso, non per forza un edificio chiuso. In questo senso iniziative come i “musei all’aperto” o, appunto, gli “ecomusei” hanno acquistato ufficialmente, agli occhi degli esperti, lo stesso valore dei musei tradizionali.

In particolare, l’ecomuseo, proponendosi come strumento per preservare e valorizzare il ricordo di un territorio, conservando le testimonianze storiche, materiali e immateriali, di un’area geografica e di una popolazione indissolubilmente legata ad essa, si presenta dichiaratamente come un “luogo della memoria”. Il territorio diviene, infatti, esso stesso un museo, esponendo paesaggi, architetture, opere d’arte, ma anche racconti e tradizioni locali.

La Carta degli Ecomusei dichiara che “L’ecomuseo è un’istituzione culturale che assicura in forma permanente, su un determinato territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che lì si sono succeduti”.

In questi termini appare evidente il diritto e il dovere di un popolo di difendere le proprie radici storico-culturali. In Europa l’idea di ecomuseo (o museo diffuso) nasce ufficialmente in Francia, nel 1971, per tutelare aree rurali altrimenti deturpate dall’espansione industriale ed edilizia (da cui il termine eco-museo, cioè “museo ecologico”). Tuttavia, in breve tempo, il fenomeno acquisirà le caratteristiche attuali, combinando il fine della tutela ambientale con quello della conservazione del patrimonio culturale. In Italia le esperienze ecomuseali sono piuttosto recenti. La prima regione ad interessarsi è stata, solo nel 1995, il Piemonte, seguita, dal 2000 ad oggi, dalle altre regioni italiane.

In Campania sono presenti attualmente due ecomusei. Per ovviare a questa mancanza, per l’anno scolastico 2011-2012, la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Province di Caserta e Benevento ha proposto, per le Istituzioni Scolastiche del territorio casertano e beneventano, il progetto “L’ecomuseo: il futuro della memoria”. Lo scopo è quello di individuare, tra le 22 località prescelte, le aree più appropriate per la costituzione di istituzioni ecomuseali, al fine di accrescere il valore del territorio e “conservare le testimonianze più significative del proprio patrimonio culturale ed ambientale”.

Saranno valutate da un team di esperti le cosiddette Mappe della Comunità, attraverso le quali i partecipanti presenteranno la visita all’ecomuseo. Tutti i progetti saranno esposti alla Reggia di Caserta durante la manifestazione conclusiva prevista per maggio 2012 . Una trovata geniale che in Europa va avanti da anni e che, sebbene con qualche ritardo, ha preso piede anche in Italia. La Campania, come altre regioni, ha ingranato la marcia ma si attendono iniziative dalla Provincia di Napoli.

Fonte | www.ilmediano.it

 

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