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Provincia di Benevento

“Innovazione tecnologica e modelli di sviluppo ecosostenibile”,

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L’assessore provinciale di Benevento alle attività produttive Carmine Valentino ha rappresentato la Provincia stamani al Convegno “Innovazione tecnologica e modelli di sviluppo ecosostenibile”, promosso dal Centro di ricerca oleario degli Oleifici Mataluni di Montesarchio in collaborazione con il Parco scientifico e tecnologico di Salerno e delle Aree interne della Campania.

A rappresentare la Rocca dei Rettori erano anche l’assessore provinciale all’ambiente Gianluca Aceto e il presidente della Commissione consiliare all’agricoltura Franco Damiano.

L’assessore Valentino, nel portare il saluto anche del presidente della Provincia Aniello Cimitile, ha rimarcato l’importanza dell’iniziativa assunta dagli Oleifici Mataluni che, peraltro, attua un Programma d’intervento comunitario consistente in un impianto pilota di scala semi-industriale capace di recuperare le acque di vegetazione delle olive per utilizzarle per l’industria farmaceutica. Valentino ha sottolineato come l’imprenditoria locale sannita abbia dato già prove notevoli in passato ed ancora oggi ne dà, soprattutto con la Oleifici Mataluni, di essere “illuminata” e di avere la più avvertita sensibilità ai processi di innovazione tecnologica finalizzata a creare valore aggiunto di processo e di prodotto.

“La Provincia di Benevento, ha sottolineato Valentino, è davvero orgogliosa di poter sottolineare come nel panorama di acuta e devastante crisi socio-economica in atto, nel Sannio, piccola realtà delle aree interne meridionali, operino managment e tecnici all’avanguardia, capaci peraltro di intrattenere dialoghi e collaborazioni con Centri di ricerca come il Parco scientifico delle aree interne campane, il Centro di ricerca sull’alimentazione spagnolo ed Euroimpresa”.

L’assessore provinciale ha anche posto in evidenza la sensibilità sulle tematiche di natura ambientale che la Oleifici Mataluni mostra di avere volendo provvedere al corretto smaltimento dei reflui della lavorazione, sensibilità che ha trovato il più autorevole riscontro da parte della Commissione Europea, con il plauso della Provincia, massimamente interessata a tutelare il territorio e a qualificarlo sempre di più come “cintura verde” della Campania.

“In questo senso, ha aggiunto Valentino, il Convegno odierno assume un significato “politico” notevole perché pone sotto i riflettori una azione congiunta pubblico-privato a favore del territorio nell’ottica di uno sviluppo economico all’insegna della compatibilità ambientale”.

Valentino ha quindi concluso affermando: “Credo sia necessaria la più ampia collaborazione tra le Istituzioni pubbliche, il mondo della ricerca scientifica, il mondo imprenditoriale al fine di sostenere lo sviluppo del Sistema Sannio nel suo complesso. Da qui l’auspicio che le buone pratiche poste in campo dalla industria Mataluni, in collaborazione con tutti i suoi partner, possa essere di esempio su scala locale e non solo e, naturalmente, possa conseguire tutti i risultati prefissati”.

Di seguito gli interventi degli altri presenti all’incontro:

Vito Amendolara – Assessore all’Agricoltura della Regione Campania:
Siamo ancora sommersi dalla vicenda Parmalat–Lactalis ed è emblematico. Il governo non è riuscito a porre freni e a far restare il marchio in Italia. Dove erano gli imprenditori italiani capaci di mettere le mani su Parmalat? Biagio Mataluni ha fatto un’operazione all’inverso, riuscendo prima a riportare in Italia il marchio Dante, acquistato nel 2009 da un gruppo spagnolo, e poi valorizzando i ricercatori. Altro che fuga di cervelli! A Montesarchio si è invertita la rotta ed i ricercatori restano per lavorare a progetti ecosostenibili che creano condizioni di sviluppo. Abbiamo in Italia già troppi centri di ricerca e università con libri patinati che nessuno leggerà e con cattedre in radica su cui siedono ricercatori frustrati. Il progetto sud nasce proprio dalla capacità di utilizzare le risorse sul territorio e di individuare le grandi performance che abbiamo nella regione. Basti pensare che in Campania abbiamo 80mila aziende olivicole, 73mila ettari e 500 frantoi. Mataluni è la grande ciliegia sulla torta. Ma non si possono avere le Ferrari che corrono, senza avere una pista che funzioni bene, e Mataluni lo sa bene. In Campania ci sono realtà agricole e prodotti d’eccellenza che una volta in commercio non hanno la capacità e la forza di competere a livello internazionale e di sopportare il peso della globalizzazione, mantenendo il trend di competizione. Eppure, il 23% del turismo italiano è enogastronomico e l’Italia è al terzo posto per numero di comuni rurali. In Campania, stiamo monitorando il territorio per realizzare una mappatura ed individuare le aree in cui è possibile scaricare le acque di vegetazione per evitare nuovi reati ambientali.

Paolo Russo – Presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati:
Il progetto Re-Waste degli Oleifici Mataluni ha uno straordinario valore etico. In Campania, non competiamo solo per i costi, dove usciremmo sconfitti, ma per la qualità dei nostri prodotti, in cui invece eccelliamo. Proprio gli Oleifici Mataluni ci insegnano a competere anche sulla eco-sostenibilità e sulla valorizzazione del territorio, che rappresenta un elemento distintivo delle aziende che vogliono competere sul mercato e vincere.

Donato Ceglie – Magistrato della Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere:
Gli Oleifici Mataluni rappresentano uno dei pochi esempi di aziende ecosostenibili in Campania. Basti pensare che in materia di reati ambientali, le commissioni di inchieste e le attività giudiziarie ci dicono che l’Italia occupa i primi posti a livello internazionale. Tradotto in numeri, significa enormi quantità di rifiuti smaltiti nell’ambiente, cave e costruzioni abusive. Un fenomeno ormai noto ma non aggredito. I controlli non riescono ad estirpare il fenomeno nonostante l’ottima attività svolta dalle forze dell’ordine. Per quanto riguarda i rifiuti industriali, c’è una scarsa attenzione al rispetto delle norme europee. Occorre uno sforzo enorme per aggredire queste criticità, a cominciare dagli scarichi delle acque e dalla gestione degli scarti solidi. Da questo punto di vista, gli Oleifici Mataluni sono un esempio di eccellenza verso un obiettivo di utilizzo e valorizzazione dei reflui, generando una produzione di sottoprodotti da introdurre sul mercato. Percepisco che quella intrapresa da Mataluni sia la strada giusta verso quell’azienda altamente produttiva e ad impatto zero voluta dal legislatore europeo. Ma dobbiamo tenere desta l’attenzione sui crimini ambientali in Campania. Gli ultimi dati parlano di 15mila costruzioni abusive, centinaia di cave e migliaia di discariche abusive. Proprio stamani sono state sequestrate tre aziende nell’alto casertano. La sensazione, però, è che regole molto strette e rigide scoraggino proprio gli imprenditori che vogliono rispettarle e che sono penalizzati anche dal punto di vista psicologico, visto che si vedono scavalcati dalla concorrenza sleale di chi non rispetta le regole. Non a caso si parla di sistema di crimini ambientali e cicli di illeciti.

Massimo Gargano – Presidente Nazionale Unaprol:
Bisogna dare maggiore importanza alle regole. Prezzi troppo bassi sugli scaffali con etichette di olio che di olio non hanno niente. La famiglia Mataluni è un’industria seria, che ci mette la faccia e scende in campo ogni giorno. Questa iniziativa rappresenta una svolta non per la Campania, ma per il Paese. Un plauso all’università ed alla ricerca, spesso definite autoreferenziali, ma non in questo caso. Un partenariato non casuale ma intelligente. Quando nascono queste sinergie e si portano avanti con trasparenza, i frutti maturano. Basti pensare che il sistema olivicolo–oleario italiano è una grande biodiversità con una propensione per la qualità che ne ha fatto un unicum nel panorama mondiale. Nella competizione globale, le imprese olivicole italiane hanno bisogno di recuperare competitività utilizzando il risparmio energetico come leva per reinvestire nella tracciabilità di filiera certificata dell’alta qualità, e differenziare l’extra vergine made in Italy da quello prodotto da altri paesi. In quest’ottica, il progetto Re-Waste, cofinanziato da Unione Europea, Ministero dell’Ambiente e imprese del settore oleario, dimostra che l’utilizzo dei reflui oleari, intesi come acque di vegetazione ricche di polifenoli e di altre preziose sostanze presenti nelle olive e nelle sanse, possono avere destinazioni in campo energetico e mangimistico, e non rappresentare più un costo che si riflette a monte sull’impresa olivicola e a valle sul costo del prodotto. Il nostro punto di forza è alzare la curva del valore verso l’olio extra vergine di oliva di alta qualità, reinvestendo nel progetto di I.O.O.% qualità italiana le risorse rivenienti dalle economie che si realizzano con il risparmio energetico”.

Vincenzo Mataluni – Amministratore Delegato Oleifici Mataluni:
La scarsa capacità delle aziende italiane di investire nella ricerca legata alla tutela ambientale è dovuta all’alta percentuale di rischio. Le banche utilizzano i loro strumenti di agevolazione per progetti che hanno ricavi e costi a fronte, mentre chi investe in eco-sostenibilità di sicuro ha solo i costi. L’altro motivo è legato all’aspetto burocratico. Il legislatore è andato pesante nel tentativo di aggredire i reati ambientali, estendendo agli amministratori il principio di colpevolezza, e finendo per rallentare la crescita e scoraggiare le aziende che vogliono investire e che hanno il coraggio di rischiare”.

Raffaele Sacchi – Professore Ordinario Dipartimento di Scienza degli Alimenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Agraria (Portici):
“La ricerca negli ultimi anni ha sviluppato e proposto un ventaglio di soluzioni al problema dello smaltimento, o meglio del recupero dei reflui oleari. A partire dalle soluzioni più semplici, quali il compostaggio delle acque di vegetazione e delle sanse vergini, l’uso mangimistico nella produzione di insilati insieme ad altri scarti dell’industria alimentare, la fitodepurazione, l’uso per la produzione di biomasse finalizzate all’energia ed al biogas, la produzione di estratti ad alto valore aggiunto. In quest’ultima direzione, da oltre 10 anni si è mosso il nostro lavoro di ricerca, sin dai primi progetti realizzati con il cofinanziamento del Miur, per portare con il progetto LIFE+ al prototipo discusso e mostrato quest’oggi, che consente di recuperare dalle acque di vegetazione con tecnologie molto avanzate le sostanze nobili, ad azione antiossidante e nutraceutica, per riutilizzarle e valorizzarle nell’industria alimentare. La ricerca svolta presso il Centro ricerche per l’industria olearia degli Oleifici Mataluni, in collaborazione con la nostra Università, è un esempio tangibile di innovazione tecnologica finalizzata alla risoluzione di un problema ambientale in modo da valorizzare gli scarti ed i sottoprodotti della lavorazione industriale”.

Michele Buonomo – Presidente Legambiente Campania:
Abbiamo avuto difficoltà in passato a premiare aziende del sud e questo fattore rende ancora più importante il Premio Innovazione Amica dell’Ambiente assegnato a Mataluni nel 2010. Mataluni ha una posizione paradigmatica rispetto alla nostra regione. La speranza è che questa strada avviata possa creare un’autostrada per le altre aziende. L’Unione Europea ha colto un grande valore strategico nella eco-innovazione, ma le pmi hanno scarse risorse per innovare. Per questo motivo, alle risorse pubbliche bisogna associare la creatività delle aziende che vogliono innovare. Per vincere la sfida è necessario il coinvolgimento di tutti. Un plauso ai ricercatori degli Oleifici Mataluni che rappresentano l’eccellenza e segnano la differenza ed il valore aggiunto rispetto alle altre aziende. Abbiamo la necessità di scrollarci un’identità gravissima che ci rappresenta nel mondo come portatori una forte emergenza, proprio perché le istituzioni a volte sono incapaci di gestire. Non bisogna dimenticare quanto emerso dal Forum di Birmingham: consumiamo le risorse ad un ritmo doppio della capacità di sopportazione del nostro pianeta. Proprio per questo, quando ci contattano i giornalisti tedeschi per raccontare la storia di un albero caduto, noi cerchiamo di mostrare anche la foresta che cresce”.

Gennarino Masiello – Vice Presidente Nazionale Coldiretti:
La famiglia Mataluni è riuscita a cogliere la sfida del cambiamento. Sono poche le aziende con questo approccio e gli imprenditori coraggiosi. Bisogna spingere sulla qualità e sulla capacità di rischiare. Gli Oleifici Mataluni rappresentano un’impresa autorevole che non ha altri colleghi di simile capacità e lucidità, capaci di favorire un cambiamento possibile che elimina tanti alibi. Mataluni ha avuto l’intuizione di creare una stretta collaborazione col territorio, e particolarmente con Montesarchio. Basti pensare che quasi tutti i dipendenti sono di Montesarchio ed hanno un alto profilo professionale. Un altro fattore di successo è l’alleanza col mondo della ricerca e con le istituzioni. Gli Oleifici Mataluni hanno capito in anticipo che l’olio da solo non riesce a vincere le sfide del mercato. Mataluni è un soggetto autorevole che ha saputo cogliere alcune opportunità messe a disposizione da politiche nazionali e comunitarie per valorizzare le imprese con attori del territorio. Spero che in futuro si riesca a valorizzare il territorio con un’ulteriore opportunità: il riconoscimento dell’olio sannita.

Vincenzo Stabile – Comandante del Corpo Forestale dello Stato della Regione Campania:
Bisogna sottolineare la grande importanza delle attività di controllo e del rispetto delle regole, a partire da tutti gli adempimenti previsti dalla normativa in reati ambientali. Occorre maggiore precisione nella fase di compilazione delle documentazioni da parte delle aziende e bisogna investire molto in comunicazione per sensibilizzare imprenditori e consumatori. Le discariche abusive sono un fenomeno preoccupante da ascrivere a reato penale”.

Filippo Diasco – Commissario Straordinario Consorzio Area di Sviluppo Industriale di Benevento:
Le normative forniscono le direttive ma sono le istituzioni che devono dare il via alla creazione di una filiera per attivare il processo virtuoso, come quello proposto dagli Oleifici Mataluni. Per realizzare questi obiettivi bisogna pensare all’innovazione soprattutto come ad un processo culturale, oltre che tecnologico, e le aziende devono essere capaci di recepire le direttive”.

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