SOCIETA'
‘Settore socio-assistenziale in regione, una situazione di proporzioni intollerabili’
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«Sta assumendo proporzioni intollerabili la situazione del settore socio-assistenziale nella nostra regione. Si registrano gravi ritardi (più di due anni) dei pagamenti per alcuni servizi fondamentali: case-famiglia, centri diurni e semiconvitti, assistenza domiciliare e scolastica… Tutto ciò ha portato l’intero settore socio-assistenziale ad una crisi di dimensioni spaventose». E’ quanto sostengono i vescovi della Campania, in una nota diffusa dopo la riunione svoltasi a Pompei.
«Molti servizi sono chiusi o stanno chiudendo e le persone più deboli ritornano nelle strade; molte comunità per minori chiudono; gli operatori sociali impegnati in tali servizi non percepiscono da mesi uno stipendio; sono già circa duemila gli operatori sociali senza lavoro per questo motivo».
«Lo stato di privazione dei diritti di sopravvivenza, cura e tutela nel quale si trovano decine di migliaia di cittadini ‘utenti’ di tali servizi interpella fortemente noi, vescovi della Campania. Siamo preoccupati per i più deboli: data la grave crisi economica e lavorativa degli organismi che assicurano da anni servizi pubblici essenziali per i cittadini più deboli, ci chiediamo: chi si prenderà cura di loro?».
«Siamo, altresì, preoccupati per quanti sono impegnati nei servizi sociali e rivendicano il loro sacrosanto diritto alla giusta remunerazione», prosegue la nota. «Mentre le istituzioni responsabili (Regione Campania, Comune di Napoli, altri Comuni della regione, Asl) si rimbalzano la responsabilità e manifestano l’incapacità o la mancata volontà di lavorare insieme per il bene comune, a pagare sono i più poveri».
Perciò, i vescovi della Campania, senza entrare nel merito delle singole questioni che sono oggetto di confronto tra le Istituzioni statali ai diversi livelli e il Terzo Settore, rivolgono «un vivo appello alle Istituzioni ai vari livelli a superare i particolarismi e a non disperdere le proprie energie in un rimpallo delle responsabilità che non giova al benessere dei cittadini più deboli; a collaborare tra loro in un dialogo costruttivo per individuare azioni precise di uscita dall’emergenza economica del settore e concrete opportunità di soluzione della crisi».