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CULTURA

La storia dell’assassinio di Delcogliano e Iermano nel libro di Luigi Grimaldi

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27 aprile 1982. Centro di Napoli. E’ tarda mattina quando una moto costringe un’auto blindata a fermarsi. Una serie di colpi d’arma da fuoco uccidono Raffaele Delcogliano, giovane assessore regionale della Democrazia Cristiania, e il suo autista Aldo Iermano. La firma dell’attentato è quella delle Brigate Rosse. I fatti che portarono all’assassinio dell’assessore e del suo autista, ma anche il clima politico e sociale di quegli anni difficili, sono racchiusi nel libro, scritto dal giornalista Luigi Grimaldi, “Nessuno salva l’assessore”, presentato al Teatro Comunale di Benevento.

170 pagine che delineano la figura di Raffaele Delcogliano, uomo, ammirato da tutti per la sua umiltà, e politico, militante in un grande partito la democrazia cristiana, turbato da divisioni interne in quegli anni. Accanto all’assessore beneventano, l’altro martire, l’autista Aldo Iermano, anche lui militante nel partito democristiano. Al centro i fatti, tra storia e cronaca.

La presentazione del libro “Nessuno salva l’assessore” è stata anche l’occasione per un viaggio nei ricordi di chi l’assessore che voleva rivoluzionare il sistema dei corsi di formazione regionali, puntando sulla reale opportunità occupazionale per i disoccupati, più che sull’arricchimento di pochi, aveva avuto modo di conoscerlo bene. A prendere per primo la parola, Fausto Pepe, primo cittadino di Benevento, che nel 1982 era un giovane militante della democrazia cristiana. Nei suoi ricordi la paura e l’incredulità di ha vissuto quegli attimi di sconforto per la perdita di Iermano e di Delcogliano, che stava portando avanti il grande sogno di difendere la legalità in Campania. “Un senso di legalità”, ha dichiarato Pepe, “che da Delcogliano ad oggi non è stato più recuperato”.

La lettura della giornalista Rai Cristina Donadei di alcuni brani del libro di Grimaldi, ha introdotto gli interventi dei numerosi relatori. Una pluralità di voci di chi quel triste giorno d’aprile c’era, come i due politici democristiani l’ex sindaco di Benevento Pietrantonio e l’europarlamentare Roberto Costanzo.

“Umile a volte in modo imbarazzante”, così il ricordo impresso nella mente dell’ex sindaco Pietrantonio di Delcogliano uomo.

Umiltà, aggettivo utilizzato più volte ieri per definire l’assessore regionale. Un uomo che malgrado svolgesse una professione importante, come quella dell’avvocato, e fosse arrivato a ricoprire importanti cariche in regione e all’interno del partito, non perse mai di vista il senso della vita reale, dove sono i valori, i sentimenti a pesare un uomo, non le cariche. Una semplicità che si è respirata anche ieri sera nel Teatro Comunale, che da luogo sempre un po’ austero, si è trasformato in un angolo di casa, quello vicino al camino, dove si raccontano le storie. Anche i cavalieri dei relatori, recavano solo il nome di battesimo dei partecipanti. Un incontro per ricordare un amico di questa città.

Commosso Roberto Costanzo, nel parlare di “quel ragazzo”, che lui ha sostenuto nella sua strada politica, dalla segreteria beneventana all’assessorato regionale, ma gli è stato accanto anche nella vita privata, testimone di nozze di Delcogliano e padrino del suo primo figlio. L”On. Costanzo ha cercato di ricostruire anche l’atmosfera politica difficile di quegli anni, all’interno del grande partito della DC, diviso dalle due correnti dei dorotei (i più moderati) e i basisti. “Morto Raffaele nella corrente DC, cominciarono i dissapori. Cinque anni dopo avvenne il divorzio tra Zarro e me. Se Raffaele non fosse morto non si sarebbe arrivati alla rottura, perchè lui era un collante”, ha dichiarato l’on Costanzo.

Fine anni 70, inizio del nuovo decennio. Anni difficili, quelli, anni di lotte e scontri armati, di terrorismo. Anni che videro fortemente impegnate le forze dell’ordine, che indagarono anche sull’omicidio Delcogliano. Tra questi uomini il Vicequestore della Polizia di Stato Fernando Malfatti, che ieri sera al Teatro comunale, ha condiviso la terribile esperienza di quei giorni ed il dolore per non “aver fatto di più, indagato di più, aver capito che quelle due strisce sulla carta erano i binari del tram di via Marina”. Ma il poi non aiuta la storia, né l’uomo. Erano altri tempi. Forse oggi Delcogliano non sarebbe stato lasciato così solo, difeso da un amico, improvvisato guardia del corpo. Proprio quella mancata sicurezza, quella macchina “blindata all’italiana”, perchè trafitta dai proiettili, è stata ricordata dal fratello di Delcogliano, Antonio.

Il libro, edito dal Quaderno, mira a colmare una grande lacuna informativa, ma anche difendere e diffondere la memoria storica. L’obiettivo è anche quello di analizzare un fenomeno, quello del terrorismo, purtroppo ancora troppo attuale. Le immagini delle stelle a cinque punte, riportate dalla cronaca dei giornali, ha messo in rilievo Carlo Panella, direttore del Quaderno e moderatore dell’incontro, “sono il segno che il fenomeno terroristico non è concluso”. Una parte del libro è dedicato ai processi delle nuove Brigate Rosse. Delcogliano era un politico di altri tempi, umile e gentile, simbolo di uno spaccato politico dove gli scontri avvenivano nelle sedi del partiti, ma chiuse le porte di quelle stanze, si ritornava amici e compagni di cene. Un rispetto reciproco che sembra, purtroppo, essere scomparso dalla politica dei nostri tempi.

Erika Farese

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