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‘Il piano provinciale è ancora una dichiarazione d’intenti…’

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Dai comitati civici di San Salvatore telesino e Guardia Sanframondi, nonché dal Codesam di Sant’Arcangelo Trimonte, guinge una nota congiunta che cerca di sollecitare l’ente Provincia a sciogliere i dubbi derivanti dall’adozione del piano rifiuti e dal “nuovo” modello che andrà in vigore fra meno di un mese…

 

“Da quando è stato presentato il piano provinciale dei rifiuti, alcuni mesi fa, nessuna risposta è stata data alle osservazioni inviate da comitati ed associazioni e nessun incontro è stato concesso. La conferenza stampa del 12 novembre, in cui non era prevista, come solitamente accade, nessuna partecipazione dei cittadini, non ha chiarito nessuno dei dubbi e delle incongruenze riscontrate nel piano. Se possibile, li ha aumentati.

 

Intanto, entro e fuori provincia, si pubblicizza questo piano come esempio di “un altro piano possibile“, anti-inceneritorista e sostenibile, finalmente in grado di concretizzare una gestione virtuosa dei rifiuti, prendendo come riferimento il modello Vedelago.

 

Purtroppo la nostra provincia, non è immune dall’emergenza, né è gestita in modo più democratico e trasparente. Nonostante le rassicuranti dichiarazioni di virtuosità, e i toni trionfalistici sulla nostra situazione rispetto a Napoli, i nostri amministratori non sanno o non dicono cosa accadrà a partire dal prossimo 1 gennaio 2011. L’ultimo decreto firmato da Napolitano non è stato nemmeno commentato dai nostri amministratori. Le uniche notizie che trapelano dalla Provincia riguardano solo gli incontri del Presidente con i lavoratori degli ex-consorzi che premono per essere riassorbiti.

 

Chiediamo ancora una volta alla Provincia (anche se ormai con scetticismo) un incontro urgente perché possa fornirci gli opportuni chiarimenti in merito alla reale fattibilità del piano (l’unico piano rifiuti disponibile ai cittadini è poco più di una dichiarazione di intenti), sia per quanto riguarda le risorse finanziarie che per l’organizzazione del servizio di raccolta da parte della SAMTE dal 1° gennaio 2011″.

 

La nota continua poi con una riflessione sullo Stir di Casalduni e l’attuazione del modello Vedelago. “Vorremmo in particolare che ci fosse spiegato come mai la Daneco continuerà a gestire lo STIR di Casalduni se la Provincia ha presentato come suo fiore all’occhiello il modello Vedelago.

 

Lo STIR di Casalduni, a dire del responsabile impianti Daneco, riceverà sì modifiche migliorative, ma continuerà pur sempre a produrre eco-balle o FOS, e sicuramente “valorizzerà“ i rifiuti organici (con biodigestore, insufflaggio, … ) o li invierà ad incenerimento, mandando in discarica “quantitativi minori “.

 

Poiché però il sistema Vedelago è alternativo a queste tecniche e tende al riciclo ed al recupero totale dei materiali, che senso ha prevedere una gestione dello STIR che continua invece ad essere incardinato sulla vecchia insostenibile gestione del ciclo integrato?

 

La programmazione proposta dalla Daneco è allineata al vecchio sistema, e continua a perpetrare lo stesso approccio, basato su discariche ed inceneritori, che ci ha portato alla disastrosa situazione attuale. In questa programmazione, un impianto tipo Vedelago non avrebbe rifiuti da trattare per estrusione (che è uno degli aspetti chiave che rende appetibile dal punto di vista imprenditoriale questi impianti ), pertanto continuare a citarlo ci sembra un mero spot pubblicitario.

 

Se effettivamente la provincia volesse realizzare un impianto sul modello Vedelago, dovrebbe da subito partire con azioni tendenti alla riduzione dei rifiuti, specie quelli difficilmente trattabili, requisito necessario per un agevole recupero dei materiali da inviare all’impianto. Queste azioni, peraltro, sarebbero immediatamente possibili a costo zero, e sono state ampiamente annunciate nel Piano Rifiuti, anche se mai concretizzate. Un altro aspetto complementare al modello Vedelago è la presenza di impianti di compostaggio e di trattamento della frazione organica da destinare a compost per l’agricoltura ed il giardinaggio. Ma niente di tutto questo è presente in agenda.”

 

I comitati intervengono poi sulla critica situazione in cui vessa la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, gestita dalla Daneco. “Una Discarica che si deve chiudere e bonificare”, continuano, “sia per la situazione di dissesto idrogeologico dei luoghi in cui è stata realizzata, sia per il pericoloso continuo inquinamento che produce.Non si può certo tacere su questo ed incitare populisticamente alla rivolta contro i rifiuti “napoletani“ per difendere il territorio e l’economia agricola del Sannio , annunciando vittorie fasulle contro gli sversamenti, e i virtuali 10 milioni di euro che arriveranno per la stabilizzazione, continuando, nel contempo, a ribadire la necessità di quella discarica per accogliere i rifiuti dei prossimi anni, come ribadito nel Piano provinciale .Il disastro ambientale di una discarica dipende forse dalla provenienza dei rifiuti sversati?”

 

Anche se la discarica riceverà solo i rifiuti del Sannio continuerà a costituire una bomba ecologica disastrosa per l’ambiente e l’economia della nostra provincia.

 

Le associazioni e comitati chiedono “la chiusura della discarica e poco ci interessano le aspettative economiche della Provincia per la messa in sicurezza, con ulteriori “palificazioni”, onde evitare nuove frane.L’emergenza rifiuti si ripresenta, come sempre, come emergenza democratica.”

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