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Scuola, Comitato Insegnanti e Ata Precari in piazza contro l’ “aziendalizzazione”

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Una scuola pubblica ed uguale ovunque, da Nord a Sud, che sappia garantire la stessa formazione e gli stessi diritti allo studio. Ma anche la richiesta di una seria politica di riforma scolastica e d’immissione in ruolo dei precari storici della scuola. Domani 25 marzo alle ore 17:00, il Comitato insegnanti e Ata Precari Sanniti, manifesteranno davanti alla Prefettura di Benevento insieme con il collettivo autonomo studentesco, il collettivo autonomo universitario, il Gilda degli insegnanti e il coordinamento precari flc cgil.

Come si legge nella nota del Comitato, “la Commissione Cultura alla Camera ha approvato la legge 953, presentata dalla Presidente Valentina Aprea e avallata da Emerenzio Barbieri del Pdl, Manuela Ghizzoni del Pd e Luisa Capitanio Santolini dell’Udc. La mini riforma Aprea, che vedrà la sua completa realizzazione con l’imminente approvazione dell’articolo 8 della proposta di legge regionale  sperimentale della giunta Lombardia, stravolgerà completamente la scuola pubblica trasformandola in un’azienda dotata di un proprio Statuto,  gestita a livello territoriale e la cui funzionalità dipenderà dagli enti, dalle associazioni e dalle fondazioni che coopereranno e entreranno nelle istituzioni scolastiche contribuendo economicamente”.

Una riforma, quella della scuola, che stravolgerà anche i criteri di assunzione. “Il personale  docente, in base alla proposta di legge della Giunta Formigoni, – continua la nota – sarà dunque selezionato direttamente dalle scuole con chiamata diretta, come avveniva già negli anni ’70 con la  conseguenza che gli attuali canali di reclutamento dei docenti, vale a dire lo  scorrimento della graduatoria ad esaurimento, saranno aboliti”.

“L’aziendalizzazione scolastica – conclude il Comitato insegnanti e Ata Precari Sanniti – non solo creerà un dislivello tra le varie istituzioni ma, la qualità dell’offerta formativa non sarà uguale in tutte le scuole. Le aziende e gli enti investiranno maggiormente nella formazione tecnico-scientifica a discapito degli studi umanistici e non solo la disparità tra aree urbane ricche di risorse e fortemente industrializzate e quelle dell’entroterra povere e rurali sarà enorme”.

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