AMBIENTE
La Samte ha sette vite: doveva scomparire, ora deve assumere. E non riaprirà Sant’Arcangelo

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Il 27 marzo scorso, in un pomeriggio piovoso, nello studio notarile Santomauro al Triggio, si costituiva ufficialmente la “Servizi Ambientali Spa”. Seam l’acronimo della società che nelle intenzioni del Consiglio dell’Ambito Territoriale Ottimale di Benevento avrebbe dovuto gestire il ciclo integrato dei rifiuti nel Sannio. Una nascita che presupponeva una morte, quella della Samte.
Poco più di cento giorni sono strascorsi da quelle firme. Eppure le prospettive si sono rovesciate. A ‘picconare’ la Seam una prima volta, agli inizi di maggio, era la Corte dei Conti che esprimeva parere negativo al deliberato Ato. A giugno l’ulteriore botta, portata dall’Agicom: “Le deliberazioni dell’ATO di Benevento aventi a oggetto la costituzione di una società in house alla quale affidare il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani nel territorio di riferimento, risultano illegittime” – scriveva a motivare il proprie niet l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
E così il futuro della Seam ha assunto le sembianze di un gigantesco punto interrogativo. Si aspettano novità da palazzo Santa Lucia. La prospettiva di una messa in liquidazione, però, non è affatto peregrina.
Tutt’altra aria si respira in casa Samte. “Abbiamo la possibilità di procedere all’indispensabile riorganizzazione tecnica della società… un risultato frutto del lavoro di squadra” – scrive su Facebook Domenico Mauro, presidente dell’Organo di Liquidazione della partecipata della Provincia.
Anche Mauro poteva non esserci più. La sua disponibilità a lasciare le redini della “Sannio e Ambiente e Territorio” l’aveva posta sul tavolo il diretto interessato. “Resta al tuo posto” – gli è stato risposto dalla Rocca. Perché la Samte un futuro a cui guardare adesso ce l’ha. Per il momento – ufficialmente – breve: 12 o 18 mesi, in base a quanto sancito nell’accordo Provincia-Samte-Ato siglato il 16 giugno. Mica male per chi già doveva essere fuori dai giochi. E comunque del doman non v’è certezza.
Due sembrano essere le strade percorribili per l’Ato, qualora dovesse decadere in via definitiva l’ipotesi Seam: o una gara europea o la cessione ai Comuni delle quote Samte, per la costruzione di una società pubblico-privata. Più in là capiremo.
Oggi la Samte – che nel frattempo ha ottenuto l’efficacia dello revoca dello stato di liquidazione, non avendo subito opposizioni – ha un’altra urgenza, evocata da Mauro nel suo post: riorganizzare la struttura tecnica. A farla breve: oggi non c’è nulla, se non i dipendenti e i componenti dell’organo di liquidazione. Mancano il responsabile dell’ufficio tecnico, il direttore tecnico amministrativo, un ingegnere ambientale e un funzionario amministrativo.
Figure che Samte e Provincia proveranno a reclutare di qui a breve. Quanto alle questioni, dalla riunione di giugno alcune indicazioni importanti sono emerse. La prima riguarda la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte: la riapertura si allontana sempre più. Se ne riparlerà solo e soltanto dopo la realizzazione delle opere previste per la messa in sicurezza e sempre fatte salve le prescrizioni Arpac. Quindi lo Stir di Casalduni: filtra ottimismo, la Provincia ha confermato l’intenzione di effettuare la rimozione dei rifiuti, prevedendone il totale conferimento presso siti diversi – ovviamente – dalla discarica di Sant’Arcangelo. Già in corso. Insomma, a breve dovrebbero esserci tutte le condizioni utili a rimettere in funzione l’impianto.