“Leggiamo
di polveri, rumori, sospensione lavori di abbattimento dell’ex
palazzo Inps. E restiamo sgomenti. Fossero solo questi i motivi!
Abbiamo condiviso un’interrogazione da sottoporre al Consiglio
Comunale, ritenendo non attuabile il nuovo progetto per i danni che
si arrecano ai piccoli commercianti locali con la costruzione di uno
pseudo-centro. E con la costruzione di appartamenti, inoltre, chi
vorrà concorrere all’assegnazione di un appartamento di edilizia
sociale, dovrà essere disponibile a pagare per un immobile in centro
circa 3000 euro al mq”. Così
in una nota congiunta i consiglieri comunali, Delia Delli Carri e
Italo Di Dio.
“Da
quel momento –
spiegano – abbiamo
avuto forti dubbi di legittimità sull’operato del Comune anche
perché, essenzialmente, la legge n.19 del 2009 ha obbligato il
costruttore alla realizzazione del 30% di edilizia sociale, a titolo
di tributo corrisposto per la fruizione di una procedura agevolata: a
fronte dello stesso non ha previsto una soluzione alternativa
finalizzata a restituire al realizzatore quello stesso 30% vincolato
ad una finalità di pubblico interesse. La nostra città è piena di
case sfitte ed è in forte regressione economica. Senza poi
dimenticare il progressivo ed inesorabile spopolamento che la
attanaglia con un decremento di circa 2.000 abitanti negli ultimi 7
anni, la maggior parte dei quali sono giovani costretti a lasciarla
per andare altrove a cercare un impiego. Immettere altri vani su un
mercato saturo da tempo equivale a favorire la cementificazione senza
una visione strategica del tessuto urbano e delle sue criticità.
La
perplessità è rimasta –
scrivono –
tale anche a seguito della cortese risposta all’interrogazione
scritta, redatta dal nuovo assessore all’Urbanistica che, fra le
altre cose, nulla dice sulla obiettata illegittimità dello stesso
Permesso di Costruire, perché, né il dirigente che lo ha firmato né
il tecnico che ha redatto la relazione tecnica, hanno attestato che
il fabbricato che si è autorizzato ha una volumetria pari a quella
esistente. Non ci resta a questo punto che reiterare la richiesta di
convocazione del Consiglio comunale come già avvenuto mesi fa in
occasione dell’anomala ripresa dei lavori nonostante il fermo delle
numerose attività durante il periodo di quarantena.
In
tanti –
concludono –
siamo invano diventati portavoce di un moto di protesta per un
progetto che per noi non ha motivo di esistere: il risultato è stata
la pronta ripresa di questi lavori. Ma se ora il problema è
l’inquinamento da polveri, successivamente sarà l’intensità del
traffico in una zona con scuole, sedi universitarie, tribunale e
uffici. In pratica, il delirio, un disastro dal punto di vista del
traffico per avere nuovi alloggi che, detto in soldoni, a chi
servono? Cui prodest?”.