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‘I medici sono stati la nostra carezza d’amore a mamma Antonietta morta per covid’
La toccante testimonianza di Michela, che ha perso la mamma lo scorso 14 aprile. La vittima, una 68enne di Santa Croce del Sannio, aveva contratto il virus a Villa Margherita ed era stata trasferita al 'San Pio'. Proprio lì, nel nosocomio sannita, aveva toccato con mano l'umanità e la grande professionalità del personale sanitario
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Il Covid-19 è un male che priva degli affetti più cari e lascia in solitudine chi ne è irrimediabilmente colpito. Quando il paziente viene intubato e messo in terapia intensiva restano solo gli infermieri e i medici che, il più delle volte, perdono le proprie sembianze fisiche, diventano irriconoscibili per le tute e i dispositivi protettivi che indossano durante il proprio lavoro.
Diventano, però, angeli sulla terra quando, oltre a fornire con le proprie competenze il servizio di cura e di assistenza ai pazienti, sono anche latori di fiducia, di sicurezza per i pazienti soli e spaventati, si sostituiscono incondizionatamente a figli, a mariti o a mogli nel trasferire ai malati tutto il loro amore che da un giorno all’altro non può più essere condiviso ed esercitato.
E’ il compito, è la missione che gli operatori sanitari in questi drammatici giorni di epidemia stanno praticando ovunque e nel Sannio. Sono essi le carezze, i baci, la vicinanza, la rassicurazione fatta carne che i parenti non possono più manifestare verso i propri cari malati e rappresentano per i familiari costretti alla distanza e alla separazione la speranza di una non completa solitudine in cui sono immersi i propri cari.
A testimoniarlo con grande commozione e senso di gratitudine, affidando a Ntr24 la storia di sua madre, è Michela Montella di Santa Croce del Sannio, che ha voluto ringraziare gli operatori sanitari dell’Ospedale San Pio di Benevento e, in particolare, il medico Vincenzo Boniello e l’infermiere Pasquale Morelli che si sono presi cura della mamma, Antonietta Izzo, che a soli 68 anni il coronavirus ha portato via il 14 aprile scorso.
“Sono un bell’esempio di sanità umana che rischiano giorno per giorno e che tentano il tutto per tutto per salvare vite – ha detto Michela Montella, definendo il medico Boniello “la nostra carezza d’amore nei confronti di mamma” e ringraziando l’infermiere Morelli per averla tranquillizzata quando era molto spaventata, soprattutto all’ingresso nella struttura ospedaliera.
“Non ho ancora avuto la possibilità di vedere questi angeli, ma voglio vederli appena possibile”, ha poi aggiunto.
La signora Antonietta Izzo era stata trasferita la sera del 28 marzo scorso all’ospedale beneventano dalla struttura Villa Margherita dove si trovava dal 4 marzo per la riabilitazione a seguito di un intervento al cuore, andato bene – ha detto la figlia – alla clinica di Mercogliano.
“Mia madre – ha raccontato ancora la figlia – era in dimissione dalla struttura di San Giorgio del Sannio il 24 marzo ed io stavo andando a prenderla. Mi ha richiamato nella mattinata per informarmi che non potevo più recarmi alla struttura perché erano stati bloccati gli ingressi e le uscite. Solo nel corso della giornata ci hanno informato che nella struttura c’era un paziente sospetto Covid e che nel pomeriggio avrebbero fatto i tamponi a personale sanitario e a pazienti in dimissione, i cui esiti si sarebbero conosciuti soltanto il 27 marzo. Ci dissero che avremmo potuto portare via mia madre con la raccomandazione di tenerla in quarantena obbligatoria.
Ma mia madre già il 24 sera ha cominciato a manifestare i primi sintomi di febbre alta. Le abbiamo detto della positività al Covid, dopo che eravamo stati informati il giorno 27 dal sindaco di Santa Croce del Sannio, Antonio Di Maria, il 28 marzo per non turbarla e lo stesso giorno l’abbiamo voluta trasferire all’Ospedale San Pio. E’ così che mia madre ha scoperto di aver contratto il coronavirus. Dal 28 marzo al 1 aprile è stata curata nel reparto di Infettivologia e poi è stata trasferita in Terapia Intensiva dove è stata intubata fino al 14 aprile, quando è deceduta.”
“In questa malattia, che ti pugnala alle spalle, ci sono tanta solitudine e tanta paura, ma mia madre ha trovato degli angeli nei medici e negli infermieri a cui va tutta la mia gratitudine e quella della mia famiglia – ha raccontato con grande dolore Michela, ricordando la madre Antonietta, che “ancora aveva tanti progetti da realizzare”, come “grande donna di fede, dalla grande tenacia che sicuramente l’hanno aiutata a combattere molto e tenere duro fino alla fine nei momenti più difficili.”
Quello di Michela Montella è un racconto denso di dolore e colmo del senso dell’impotenza che tutti noi proviamo contro questo nemico invisibile e che stiamo imparando a conoscere piano piano. Ma è anche un racconto che sottende una forte necessità di conoscere la verità, di comprendere tutte le sfaccettature della vicenda strettamente sanitaria.
“E’ intenzione mia e della mia famiglia – ha detto, infine, Michela di “riservarci di agire legalmente per avere chiarezza su quanto è accaduto a Villa Margherita, non escludendo la possibilità di contattare anche i familiari di altre persone coinvolte in questa tragedia.”