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Dissesto a Palazzo Mosti, la provocazione di Altobelli: “E se vendessimo l’Arco di Traiano?”
Il vicesindaco di Montefalcone di Val Fortore si rivolge a Mastella: "Il problema è l'euro. L'unica cura possibile sono meno servizi al massimo prezzo"
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“Caro sindaco, la colpa non è solo di chi e come ha governato negli ultimi 10/15 anni, il problema è l’euro. L’Italia 15 anni fa ha ceduto la propria sovranità monetaria e parlamentare a strutture sovranazionali impegnandosi a rispettare le assurde regole imposte dai trattati UE come il limite del 3% Deficit/Pil (Maastricht-Lisbona e non solo). Poi, come se non bastasse nel 2012 è stato introdotto solo in Italia il “pareggio di bilancio” per lo Stato e per gli enti pubblici in generale, inserendolo addirittura in Costituzione. L’accoglienza al pareggio di bilancio avvenne con una maggioranza parlamentare talmente ampia da evitare il ricorso ad un referendum confermativo. Sempre nel corso dello stesso anno, il nostro Parlamento, ancora con una larga maggioranza, ratificò un trattato internazionale noto come “fiscal compact” che impone l’abbassamento del debito pubblico riportandolo, nell’arco di un ventennio, al 60% del PIL”.
Così in una nota il vicesindaco di Montefalcone di Val Fortore, Donato Altobelli, a proposito del dissesto finanziario paventato al Comune di Benevento.
“Ecco, per chi ha un minimo di base in materia macroeconomica – aggiunge Altobelli – sa bene cosa vuol dire tutto questo ma, per dirlo con parole semplici, citando un famoso economista britannico, il concetto è il seguente: «Il potere di emettere la propria moneta, attraverso la propria banca centrale, è ciò che principalmente definisce l’indipendenza di una nazione». Viceversa: «Se un paese rinuncia o perde questo potere, acquisisce lo status di un ente locale o colonia». Chiaro vero? Oggi l’intera nazione è di per se un ente locale”.
“Ne deriva che l’unica cura, a parte quella di prendere sul serio la provocazione di vendere l’Arco di Traiano, è la seguente: meno servizi al massimo prezzo.
Se le parole chiave nel linguaggio tecnico dei traballanti bilanci comunali sono dissesto e pre-dissesto, due termini che corrispondono a fasi diverse della crisi la cui differenza non è di semplice comprensione per i non addetti ai lavori, molto più facili da capire sono le due parole che segneranno la vita di tutti i giorni dei residenti nei municipi con i conti in rosso: tagli e tasse.
In entrambi i casi, pre-dissesto o dissesto, la strada che si apre davanti agli amministratori, siano il sindaco o il presidente della Provincia, per ben cinque anni non prevede infatti alternative: da una parte risparmi sulla spesa corrente, sui servizi, sulla manutenzione delle strade, sugli asili, sull’illuminazione, sul personale negli uffici, con una conseguente riduzione negli orari di apertura al pubblico e vari altri disagi. E poi ancora: dismissione degli scuolabus, meno servizi sociali, meno acquisti di libri della biblioteca. Sul fronte delle tasse ecco invece una tariffa rifiuti alle stelle, addizionale Irpef all’aliquota massima consentita, tasse comunali sulla casa al massimo. Obbligo per la tassa rifiuti di coprire completamente il costo del servizio, così come per quanto riguarda l’acquedotto. Aumento anche delle rette della mensa scolastica e di quelle dell’asilo perché deve essere completamente coperta l’aliquota prevista per legge, che può variare di anno in anno ma che certo non è mai inferiore a un terzo del costo del servizio.
Dunque, austerità, tagli e tasse sono gli stessi provvedimenti che oggi lo Stato è costretto prendere poiché non ha facoltà di gestire in autonomia le proprie politiche economiche e di bilancio, per quanto già detto sopra e di conseguenza a discapito del cittadino.
Concludo con una considerazione. E’ stato davvero un peccato – conclude Altobelli – che il prof. Emiliano Brancaccio abbia declinato il suo invito ad assumere l’incarico di Assessore al Bilancio del Comune, magari queste cose le avrebbe spiegate molto meglio e con più autorevolezza. Buon lavoro Sindaco, e stia tranquillo, è in buona compagnia, gli enti di questa povera Italia che nascondono la polvere sotto al tappeto sono tantissimi, il “bello” deve ancora arrivare”.