CULTURA
Luca Bravi, una vita ‘on air’ con Radio Company: ‘Riempiamo le piazze con eventi e dance del passato. Il futuro? Sempre con un piede a Benevento’

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Forse la vita di tutti noi sarebbe stata oggi profondamente diversa se quel giorno di cento anni fa Maria Luisa Boncompagni non avesse parlato ad un microfono, dando il via alla storia della radio italiana. Un racconto lungo un secolo, quello della ‘scatola parlante’, costellato di tanti momenti emozionanti. Ha attraversato i decenni risentendo delle mode del momento, raccontando storie ed eventi cult del nostro Paese, partite di calcio e personaggi incredibili attraverso programmi memorabili. Grande o piccola, con le casse o con le cuffie, sulla mensola in casa o nella tasca del giubbotto. In auto, in ufficio, al supermercato. Da sempre, non ha mai perso attualità: evocando ricordi, facendo compagnia, regalando opinioni e suggerimenti come una di famiglia. A Benevento uno su tutti ne ha fatto sicuramente una ragione di vita, trasformando una passione nel lavoro dei suoi sogni. Si tratta di Luca Bravi, volto e anima da oltre 25 anni di Radio Company. Oggi è un manager affermato, ma resta sempre uno di quegli speaker del cuore, la cui voce è amica e fidata, così come ciò che racconta, per i tanti ascoltatori che si collegano ai suoi programmi e alle sue frequenze.
Musica e radio sono passioni nate in famiglia…
Nasco in una famiglia dove, con mio padre e i miei fratelli, si gestivano due televisione e tre radio a Benevento: ricorderai sicuramente Teleluna e Radioluna. Ma la mia vocazione è stata sempre rivolta più alla radio: è stata il mio box dei giochi da bambino, il mio sabato sera da adolescente, il mio rifugio nei ‘filoni’ a scuola. Una passione che si è intrecciata con l’amore per la musica e per la tecnologia. Oggi sono l’unico della famiglia rimasto nel settore attivamente.
Una passione divenuta poi un lavoro…
Nel 1997 decido di dare una svolta: con due soci – territorialmente su Benevento, Roma e Treviso – diamo il via a questo progetto legato ad una emittente semi-nazionale, capofila del Nordest, ossia Radio Company.
Tante idee editoriali vincenti, specialmente con i live: dalle disco, fulcro della movida passata, avete portato la musica nelle piazze..
Ho sempre immaginato la radio come qualcosa che stimola l’immaginazione: ascoltando la radio, si crea un rapporto virtuale con la persona che è dall’altra parte. Nei nostri progetti ci ha sempre stimolato il fatto di creare degli eventi dove i nostri ascoltatori potessero incontrare dal vivo speaker, dj e artisti che ascoltavano quotidianamente. Abbiamo sempre creduto nei live: abbiamo iniziato ovviamente dalle discoteche perché all’epoca rappresentavano una parte molto importante del settore musicale. Oggi, permettimi di dirlo, è diventata un luogo dove di tutto si parla tranne che di musica.
Tantissimi gli artisti saliti sul vostro palco…
Da sempre portiamo musica e divertimento nelle piazze degli eventi culturali e gastronomici più importanti del territorio. Sin dagli inizi l’idea è stata quella di abbinare la radio ascoltata alla radio fatta in strada, tra la gente: negli anni sono nati fortunatissimi tour che oggi vediamo anche sulle reti televisive nazionali, mentre un tempo – parlo di fine Anni Novanta – esisteva solo un tour musicale itinerante ed era il famoso Festivalbar. Ogni tanto mi soffermo a guardare i poster che abbiamo incorniciato in sede e mi rendo conto che abbiamo portato tantissimi artisti sul nostro palco: penso ai vari Dj Francesco, Cesare Cremonini, Gemelli Diversi. Fino ai recenti Geolier e rapper del momento.
Anche nel Sannio avete organizzato tanti eventi indimenticabili…
A Benevento, con l’amministrazione Viespoli e poi con quella targata D’Alessandro, abbiamo avuto una felice collaborazione con il Festival Città Spettacolo. Parlo di sette-otto edizioni di grande successo: ancora oggi, quando giro la provincia, c’è gente che ricorda quegli eventi di piazza Risorgimento che si svolgevano a fine giugno e rappresentavano una mega festa di inizio estate. Erano serate inserite nel cartellone della storica rassegna cittadina che a quel tempo si chiamava ‘Città Spettacolo tutto l’anno’: con la direzione artistica di Maurizio Costanzo spostammo poi lo show a settembre, facendolo coincidere di solito con la serata inaugurale della kermesse. Parliamo di un’altra Benevento con altri numeri di presenze: all’epoca ci si poteva concedere due serate importanti con l’apertura del Festival al Teatro Romano e noi a piazza Risorgimento a far divertire i giovani. Oggi, ahimè, è impossibile immaginarlo.
Un ricordo speciale che ti fa ancora sorridere?
Di ricordi ce ne sono tantissimi. Uno su tutti: quando venne Francesco Facchinetti, all’epoca Dj Francesco, era l’artista di punta del gruppo di Claudio Cecchetto. In quegli anni spopolava la ‘canzone del Capitano’. Era praticamente blindato. Morale della favola: riuscì a scavalcare il balcone della stanza di albergo per venire a ballare con noi in discoteca. Credo che il suo entourage non l’abbia mai saputo, credendolo a dormire nella sua stanza.
Siete riconoscibilissimi anche grazie al format di successo con il revival Anni Ottanta e Novanta…
Una delle intuizioni vincenti che abbiamo avuto come Radio Company è stata proprio quella di andare a ripescare personaggi della dance del passato, aprendo nella mente dei ragazzi dei veri e propri cassettini della memoria. Lo abbiamo fatto quando parlare degli artisti Anni Novanta era ancora tabù. Siamo stati probabilmente gli unici a riproporre quel genere di musica con i vari 90’s Festival, Energia Novanta ecc. Anche con i cantanti degli Anni Ottanta abbiamo raccolto tante soddisfazioni, ma non è stato semplice riportarli su un palco: molti avevano cambiato lavoro, interessi, praticamente vita. Abbiamo fatto diverse edizioni in giro per l’Italia e abbiamo raccolto complimenti e bellissime emozioni.
Oggi sei sempre ‘on air’. Hai un programma dal titolo ‘Company Planet’…
Sono in fascia il sabato pomeriggio. Ho scelto solo il week end perché durante la settimana mi occupo di tutti gli aspetti manageriali legati alla radio nel ruolo di ‘station manager’: in pratica sono un collettore di tutte quelle che sono le varie problematiche artistiche e tecniche legate all’emittente. La settimana si svolge per lo più lontano da Benevento, impegnato su tantissimi fronti. Il sabato pomeriggio, poi, torno al mio grande amore: la radio. Torno a quello che amo fare di più: stare al microfono.
Cento anni dalla radio: che ne pensi di questo traguardo?
Innanzitutto voglio fare una piccola precisazione un po’ polemica: sono cento anni dalla nascita del servizio pubblico, che non sempre in Italia ha reso al meglio, soprattutto negli ultimi anni. Nel nostro Paese la radio ha raggiunto dei grandissimi obiettivi grazie al contributo e alla creatività dei privati. Contrariamente ad altri posti – prendo ad esempio la Gran Bretagna dove il principale broadcaster, la BBC, ha fatto la storia ed è ancora il principale modello al quale tutti si ispirano -, in Italia non guardiamo la Rai come modello. Le va rivendicato sicuramente un ruolo per quanto concerne l’avvio delle trasmissioni e la diffusione del mezzo, ma la rivoluzione è stata fatta con le radio libere.
Questione ‘movida’: come è cambiato il modo di divertirsi anche a Benevento?
C’è offerta quando c’è richiesta. Oggi ci troviamo di fronte ad una provincia spopolata di giovani. Di quale movida vogliamo parlare? Nel momento in cui i ragazzi ritornano – lo vediamo nel periodo natalizio – la città torna a vivere. Passate le feste, si spengono i riflettori e torna il grigio. Il problema non è dei gestori dei locali che hanno anche dato fin troppo, il problema è della politica che ha permesso ai giovani di andare via. Viviamo in una città con una natalità bassissima, dove i ragazzi che ci sono, arrivati al momento delle scelte universitarie o lavorative, devono andare via. A volte sento dei ‘teoremi’ pazzeschi come la delocalizzazione della movida o altre idee assurde. Di cosa parliamo? Il termine movida non esiste più.
Che futuro ha la radio?
Inutile negarlo: abbiamo avuto uno scossone con l’avvento dei social network. Come sempre accade, la radio ha saputo riorganizzarsi, ridisegnare i suoi ruoli e i suoi spazi e lo ha fatto molto bene. Abbiamo i dati di riferimento che ci fornisce Agcom: nel 2022 e nel 2023 il 64,8% degli italiani ascolta la radio. Al di là dello scossone legato ai social, la radio oggi è anche uno strumento che porta innovazione nel settore della comunicazione: penso ai podcast che nascono proprio dalla radio, ma di esempi ne potrei fare tantissimi. Insomma, la radio continua a segnare la strada. Cento anni sì, ma ha ancora una vita molto intensa. Ogni giorno può succedere di tutto, ma io sono molto fiducioso perché resta un settore in gran fermento.
E il futuro di Luca Bravi?
Nel mio futuro c’è sicuramente la radio: cambieranno i ruoli, cambierà il numero di ore ‘on air’, magari dedicando più tempo alla famiglia, che in questi anni ha risentito della mia full immersion in questo settore. In ogni caso, spero sempre con un piede qui a Benevento: in tutte le decisioni prese, ho sempre voluto avere un piede ancorato qui. La mia città ha un ruolo strategico e faremo di tutto per mantenere questo radicamento con Radio Company.