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CULTURA

Dai viaggi e le disco al marketing e il calcio: le metamorfosi di Attilio Matarazzo, direttore in cerca di ‘nuovi stimoli’

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“Ch-ch-ch-ch-Changes” – cantava David Bowie agli inizi degli anni settanta. Un pezzo meraviglioso, la colonna sonora giusta per accompagnare il percorso di Attilio Matarazzo che quelle note le avrà pur sentite, da bambino. Perché questo era quando il Duca Bianco regalava al mondo Hunky Dory. Ma se hai imparato a camminare da poco, e da ancora meno tempo hai iniziato a parlare, il futuro neanche ti sforzi di immaginarlo. Figuriamoci prevederlo. Ma così sarà anche dopo. Perchè neanche quel ragazzo proprietario di una delle discoteche più frequentate della città poteva mai proiettarsi alla guida del settore marketing della Lega Calcio Serie B o ipotizzare di guadagnarsi la nomina a direttore generale del Perugia. Lui la spiega semplice: “Sento spesso il bisogno di nuovi stimoli”. D’altronde come puoi pensare di tenerlo fermo uno che ha fatto viaggiare migliaia di beneventani?

Ma procediamo con ordine, cominciamo dal Simbè

“A 19 anni curavo le pubbliche relazioni per un locale, poi assieme a due miei amici decidemmo di aprire una discoteca. L’unico grande momento di attrito con la mia famiglia: mio padre non voleva e per un po’ di tempo neanche più mi ha parlato. Per tornare alla normalità fu necessaria tutta l’arte diplomatica di mia madre e i primi esami superati bene all’università”

Anche con il Simbè andò bene

“Tanta musica, tanti live, tanta gente. Un’esperienza decisamente positiva. Con alcune serate davvero indimenticabili”

Ricordiamole, allora

“Quella al termine della tappa beneventana del Festivalbar, sicuramente. Terminato il concerto, li ospitammo noi. E poi ovvio, la serata con Vasco Rossi”

A Benevento per il suo secondo concerto

“Sì, al Santa Colomba. Anche lì, finito il concerto, Vasco venne al Simbè. Conservo il ricordo di una persona disponibile, con noi ma anche con il pubblico – il suo tavolo non era distante dagli altri. Parlammo tanto, quella notte. Gli chiesi anche una cosa, in particolare”.

Si può dire?

“Certo. A quei tempi giravano voci non proprio simpatiche sul suo rapporto con il Sud Italia. Chiesi se era vero. Mi rispose che erano tutte sciocchezze, che veniva volentieri in concerto qui e che anche le vacanze preferiva passarle nel Mezzogiorno piuttosto che altrove”.

Hai evocato serate indimenticabili per tanti beneventani, tanti sanniti. Ma in molti ricordano anche i loro viaggi organizzati da te

“Con il Centro Turistico Studentesco. Una parentesi lunga e bella. Eravamo un team, tutti giovani: Donatella, Mariangela, Debora, Mariaelena, Aristide. E poi tanti altri”.

Si dice che hai fatto viaggiare tutta Benevento

“Magari tutta no, ma tanti sì. Ovviamente molti giovani, almeno nella prima fase. Eravamo inseriti in un circuito che comprendeva accordi con tutte le maggiori compagnie di linea e ciò ci consentiva di offrire tariffe a portata di studenti. Ricordo una intuizione, in particolare, poi rivelatasi felice”

Formentera

“Che venticinque anni fa non era la Formentera “gettonata” di oggi. Era una terra ancora “selvaggia”, lontana dal turismo di massa. Da una signora spagnola prendemmo in gestione un’intera palazzina. In poco tempo cominciarono ad arrivare prenotazioni da tutta Italia, un successo incredibile. Tanti i beneventani che Formentera l’hanno scoperta così, con il Cts. E molti non l’hanno più abbandonata”

Tanti giovani e mai nessun problema?

“Mai, non ricordo un solo episodio negativo. Ricordo invece alcune telefonate dei genitori: “Ma l’albergo di Parigi dove è andato mio figlio come si chiama?”. E invece il figlio era a Ibiza. Confesso che li coprivamo. Sempre restando ai viaggi, comunque, poi ci specializzammo in quelli aziendali. Una svolta, con decine e decine delle maggiori imprese nazionali che si rivolgevano a noi”.

E al calcio come ci sei arrivato?

Per gioco. Il mio amico Guido De Rosa mi volle nella dirigenza del settore giovanile del Benevento Calcio. E con la Berretti diventammo campioni d’Italia. Entrai così in sintonia con Ciro Vigorito che mi coinvolse – assieme a Iris Travaglione – in una sua società, la Gps. Purtroppo di lì a poco Ciro ci lasciò”.

Il tuo rapporto con il Benevento Calcio però andò avanti

“Sì, con Oreste Vigorito e la prima squadra”

E non mancarono ulteriori intuizioni felici

“Le partite del Benevento Calcio via streaming, tra l’altro proprio con Ntr24. Parliamo di 11-12 anni fa, all’epoca sembrava una follia, la nostra. E invece la direzione era giusta: oggi lo streaming ha assunto un ruolo strategico nel gioco del calcio”

Anche per il marketing i tifosi ricordano un “cambio di passo”

“Cominciammo a organizzare la presentazione della squadra in piazza. Anche sulle maglie provammo a iniziare un discorso diverso, facendole disegnare da beneventani, creando maggiori attese”

Poi l’addio al Benevento e l’esperienza con la Lega Calcio Serie B

“Al Benevento iniziavo a vedere meno orizzonti e più confini. E allora con il presidente decidemmo di comune accordo di separare le strade. Quanto alla Lega, senz’altro un periodo positivo. Un onore dirigere il marketing per un campionato importante come quello della Serie B. Grazie a questa esperienza ho avuto modo di incrociare persone positive, ambiziose, passionali e instaurare rapporti d’amicizia e stima reciproca che il tempo non può scalfire. Un livello di professionalità enorme e infatti tanti colleghi oggi ricoprono incarichi importanti. Anche dal punto di vista dei contatti, poi, quegli anni mi hanno aiutato tanto”.

Quindi il Perugia, da direttore generale

“Una ferita ancora aperta, la retrocessione. E’ stata una stagione sempre in salita, ma la verità è che con l’ingresso dei fondi stranieri il campionato è diventato più competitivo , il costo dei calciatori è lievitato parecchio e per competere occorrono investimenti importanti. Dispiace tantissimo per i tifosi: il loro sostegno non è mai mancato. Dell’amore viscerale dei perugini verso i propri colori serberò sempre un gran bel ricordo, così come della città: una gemma incastonata tra mura che trasudano storia”

Ti aspettavi potesse retrocedere anche il Benevento?

“ Sapevamo che per noi sarebbe stata complicata. Le possibilità economiche della società erano quelle che erano e pure fare mercato si è rivelato assai difficile. Ma il Benevento sembrava destinato a un campionato diverso. Preservando quel nucleo che aveva fatto i record con Inzaghi e sfiorato la A con Caserta di certo ambiva a ben altri traguardi. Come me lo spiego? Complesso fare un’analisi dall’esterno. Qualcosa deve essersi rotto, magari nello spogliatoio, non so. Può essere pure che per alcuni calciatori era finito un ciclo e dopo la semifinale playoff dell’anno precedente bisognava fare un repulisti. Ma è facile giudicare col senno di poi. E’ davvero difficile spiegare un girone di ritorno come quello del Benevento. E non è neanche la prima volta, anche dalla Serie A retrocedemmo in maniera analoga, con una seconda parte di stagione disastrosa”.

Usciamo dalle cose fatte: la politica?

“No, la politica la lascio a Sabrina (ndr la sua compagna, la già senatrice M5s Ricciardi). Che è brava e che al contrario di me è disposta alla mediazione. Io non conosco il grigio: per me o è bianco o è nero”

L’ultima è sul marketing: un consiglio per la valorizzazione della Città?

“Non è pensabile la valorizzazione di una città importante come Benevento senza un dialogo costruttivo tra istituzioni e attività d’impresa, sono le imprese che possono fare marketing e non le istituzioni pubbliche e locali, che non hanno un ruolo di “vendita”. La creazione di una destinazione turistica Benevento rimane importante, ma non è la panacea del nostro sistema economico e sociale, una valorizzazione equilibrata del territorio passa anche attraverso altri settori, è l’intero sistema che necessita di un riequlibrio non solo verticale ma anche orizzontale (con l’area tirrenica della Campania). Benevento è sempre stata una città importante e diversa rispetto alle altre province della Campania, anche per la sua posizione geografica, oltre a ritrovarsi in un’area quella appenninica che rappresenta la maggior fornitrice di risorse idriche, energetiche sostenibili e forestali, paesaggistiche e agricole per il resto della regione. Penso che queste risorse, se ben utilizzate, possano essere dei veri strumenti di crescita di valore in futuro”.

E il futuro di Attilio Matarazzo?

“Vediamo, stiamo ragionando, vagliando. Quello che posso dire è che sarà ancora nel mondo del calcio”.

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