Comune di Benevento
In causa per 3 euro, il certificato costato 8mila, il ‘bis’ di una lite persa…e il Comune di Benevento paga

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La questione dei debiti fuori bilancio ‘agita’ la maggioranza di palazzo Mosti. E non da oggi. Le ragioni di questo stato di irrequietezza vanno ricercate nel merito della documentazione che, di volta in volta, viene posta all’attenzione dei Consiglieri comunali. Emblematico, in tal senso, quanto accaduto ieri nel corso della nuova riunione della commissione Finanze. Tra le vicende discusse, almeno tre meritano una sottolineatura.
Prendiamo la sentenza emessa dal Giudice di Pace di Milano nell’ottobre del 2022. Riguarda la richiesta, poi accolta, volta a ottenere il compenso per l’attività professionale di Commissario ad acta, svolta con decreto di nomina da parte del Difensore Civico per la Campania, per il rilascio dei certificati di residenza e di stato civile di un cittadino, che ne aveva fatto richiesta senza però ottenere risposta.
Avete letto bene: un cittadino, con domicilio professionale a Milano, aveva semplicemente chiesto dei certificati. Non avendo risposta da palazzo Mosti, per ottenerli ha chiesto e ottenuto la nomina di un Commissario ad acta. Il risultato? La condanna per il Comune a pagare quasi 8mila euro tra quanto dovuto al Commissario e spese giudiziarie. Decisamente troppo per un paio di certificati…
Ma degna di attenzione è anche la lite tra un cittadino beneventano e il Comune. Nel luglio del 2018, il protagonista di questa storia presenta un ricorso per decreto ingiuntivo: gli spettano (e nessuno glielo contesta) 550 euro. Il decreto viene emesso il successivo 11 ottobre e notificato il giorno 30 dello stesso mese.
Prima ancora, però, ad agosto, il Comune paga, con bonifico di 547 euro, tre euro in meno del dovuto ma senza fornire alcuna comunicazione dell’avvenuto pagamento. E quando arriva il decreto, a ottobre, decide di opporsi sostenendo di aver pagato tutto il dovuto e chiedendo – in via principale – di revocare il decreto ingiuntivo opposto e in subordine, previa revoca, di accertare “gli importi effettivamente vantabili nei confronti dell’opponente”. La controparte, dalla sua, si costituisce, chiedendo di revocare il decreto ingiuntivo perché parzialmente pagato in data successiva al suo deposito in Cancelleria, di rigettare l’opposizione e di condannare il Comune al pagamento dei 3 euro ‘mancanti’ oltre che delle spese e competenze legali liquidate nella procedura monitoria opposta, unitamente alle spese successive di rilascio copie e notifiche e le competenze del ‘nuovo’ giudizio.
L’esito della vicenda? E’ nella sentenza emessa dal Giudice di Pace di Benevento e pubblicata lo scorso 10 marzo: “…condanna il Comune di Benevento al pagamento in favore del signor XXX XXXX della somma residuale di 3 euro di cui al decreto ingiuntivo opposto, unitamente alle spese e competenze della procedura monitoria (21,50 per spese; 350,00 per compenso) e a quelle per il presente giudizio: 660 euro“. Conveniva fermarsi prima? Decisamente…
A chiudere la saga dell’assurdo, la sentenza pubblicata il 21 novembre scorso e relativa a un ricorso presentato – e parzialmente accolto – da una dipendente di palazzo Mosti che chiedeva il riconoscimento delle differenze retributive. Comune condannato, in questo caso, a pagare 12mila euro – oltre gli interessi – per lo svolgimento di mansioni ascrivibili a categoria superiore nel periodo dal 1 novembre 2014 al 21 maggio 2018 e 2695 euro per le spese di lite. La particolarità? La stessa dipendente aveva già vinto, nel 2014, una analoga causa riguardante differenze retributive iniziate a maturare nel 2007. Che dire: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.