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CULTURA

Fuori “Gadara”, il nuovo disco del sannita Luca Aquino con la Jordanian National Orchestra

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Sulle orme di Herbie Hancock, il musicista sannita Luca Aquino ha registrato un nuovo album in un teatro romano nel sito archeologico della città giordana di Umm Qais, costruita sulle magnifiche rovine dell’antica città greco-romana di Gadara. “Gadara” è appunto il nome del disco che significa “confino” in ebraico. 

E infatti questo luogo, insieme incantevole e di grande suggestione, con una vista spettacolare sul lago di Tiberiade, si trova all’incrocio di diversi sentieri e paesi: Israele, Giordania, Siria, ma anche Palestina e Libano. 

L’immagine dell’album è una mano, raffigurata magistralmente dal maestro Mimmo Paladino, che già ha illustrato le copertine di altri album di Aquino e le locandine del festival “Riverberi”. Si tratta di un’evocazione della “mano di fatma” che nella cultura araba, oltre che ebraica, è un portafortuna, tanto quanto il numero 5 che rappresenta simbolicamente le sue 5 dita. 

Gadara, prodotto dall’etichetta “Bonsai Music”, è un inno alla pace, composto di 9 brani musicali che sono altrettante preghiere per il ricongiungimento di questi popoli che circondano questa città e che, in fondo, hanno più punti che li uniscono che cose che li separano. 

Luca Aquino (tromba ed effetti) ha voluto riunire i musicisti giordani Humam Eid (qanoun e oud), il siriano Basem Aljaber (contrabbasso), Maen Al Sayyed (percussioni arabe), Mohammad Albattat (violino), l’iracheno Moayad Saleh (violino) e anche il suo amico italiano Rino De Patre (chitarra, arrangiamenti).

“Finalmente esce Gadara – dichiara il trombettista Luca Aquino -, l’album inciso nel 2017 e perfezionato nel 2022 in Giordania, sul confine israelo-giordano, all’interno del teatro romano del sito archeologico di Umm Qais, un luogo collinare in cui sorgeva l’antica città greco-romana di Gadara: un posto di grande fascino da cui è possibile ammirare il lago di Tiberiade e i territori della Siria, della Giordania, di Israele, della Palestina e del Libano. Con me alla tromba e all’elettronica, all’album hanno partecipato musicisti provenienti da diverse parti del mondo e da luoghi spesso segnati dai conflitti bellici: il siriano Basem Aljaber al contrabbasso, i giordani Humam Eid e Maen Al Sayyed al qanoun e oud e alle percussioni arabe, gli iracheni Mohammad Albattat e Moayad Saleh ai violini, l’italiano Rino De Patre alla chitarra e agli arrangiamenti e l’inglese Chris Mullender ai suoni elettronici. La realizzazione di un lavoro discografico in territori tanto incantevoli e, allo stesso tempo, difficili è stata possibile grazie alla campagna Unesco #Unite4Heritage, un’iniziativa volta alla salvaguardia e alla protezione del patrimonio storico-artistico internazionale nelle aree di minaccia da parte dagli estremismi. In special modo, prezioso per la realizzazione del disco è stato il contributo della manager Sara Rella e alla sua memoria è dedicato questo nuovo progetto di pace e uguaglianza tra i popoli”.

Per Aquino si tratta dell’undicesimo disco da leader, dopo “Sopra le nuvole” (2008), “Lunaria” (2009), “Icaro solo” (2010), “Chiaro” (con Lucio Dalla guest, 2011), “aQustico” (2013), “Rock 4.0” (2014), “OverDoors” (2015), “Petra” (2015, con la Jordanian National Orchestra), “aQustico vol. 2” (2017) e “Italian Songbook” (2019). 
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