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CRONACA

Concorsi pubblici e corruzione: arrestati funzionari beneventani

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Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Queste le pesanti accuse nei confronti di varie persone, quasi tutti pubblici ufficiali, che avrebbero percepito dai candidati di concorsi pubblici o dai loro genitori – ovvero da aspiranti candidati di bandi non ancora pubblicati – ingenti somme di denaro per determinarne gli esiti e così farli accedere nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nella Polizia di Stato, nell’Arma dei Carabinieri e nella Guardia di Finanza.

L’operazione, soprannominata ‘Par condicio’, ha visto impiegati 250 militari delle Fiamme Gialle,  coordinati dalla Procura della Repubblica di Benevento e ha portato questa mattina a otto ordinanze applicative di misure cautelari personali, delle quali tre di custodia cautelare in carcere, due agli arresti domiciliari, due sospensioni da pubblici uffici o servizi e un obbligo di dimora.

Sono finiti in manette: Claudio Balletta, 65 anni, di Roma, vice prefetto, dirigente del Ministero dell’Interno presso il Dipartimento dei vigili del fuoco; i funzionari dei pompieri Giuseppe Sparaneo, 51 anni, di Benevento, e Antonio De Matteo, 68 anni, di Benevento, attualmente in pensione.

Tra i soggetti destinatari delle misure anche un militare dell’Arma dei Carabinieri, un militare della Guardia di Finanza ed un agente della Polizia di Stato, nei confronti dei quali sono stati ritenuti allo stato sussistenti – a vario titolo – gravi indizi di colpevolezza. Contestati al momento 50 episodi corruttivi, 118  gli indagati (tra i quali anche altri pubblici ufficiali). Sotto la lente dei magistrati sono finiti il concorso pubblico, per titoli ed esami, a 250 posti per la qualifica di vigile del fuoco del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, quello per l’assunzione di 1.815 allievi agenti della Polizia di Stato, indetto con decreto del Capo della Polizia- Direttore Generale della Pubblica Sicurezza n. 333-B/12D.3.19/5429 del 13 marzo 2019; nonché in relazione a concorsi di imminente pubblicazione (tra questi quello per Ispettori Logistico – gestionali nel Corpo dei Vigili del Fuoco).

E’ in corso il sequestro preventivo, anche per equivalente, di somme di denaro pari a complessivi 370mila euro circa, ritenuti il prezzo dei reati finora accertati, dei quali 220mila riferibili all’attività dell’associazione per delinquere in provvisoria contestazione e oltre 150mila euro conseguiti dai vari indagati in concorso tra loro. In particolare, nell’abitazione di residenza del Vice Prefetto, a Roma, veniva rinvenuta una somma in contanti pari ad 45mila euro circa, nascosta sotto il battiscopa di un mobile della cucina; nel garage dell’abitazione del funzionario attualmente in servizio presso i Vigili del Fuoco di Benevento, è stata ritrovata la somma in contanti di 48mila euro circa, mentre in un armadietto del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Benevento, all’interno di un armadietto senza nome, veniva sequestrato l’importo di 156mila euro circa in contanti, celati in un borsone in cui era sovraimpresso il cognome dell’arrestato; ed ancora, nell’abitazione di uno dei figli del funzionario in pensione destinatario di misura cautelare in carcere è stata sequestrata la somma in contanti di 35mila euro circa.

Oltre 50 perquisizioni sono in corso su tutto il territorio nazionale per rintracciare materiale informatico oggetto di promessa e scambio corruttivo nonché somme di denaro provento della vasta attività illecita.

L’indagine era partita da alcune intercettazioni telefoniche in merito ad un altro procedimento sul quale stava indagando la Procura. All’interno di questa telefonata, ad uno dei concorrenti veniva richiesta ripetutamente una somma di denaro per garantire il superamento delle prove. A quel punto, sono scattate le indagini con l’autorizzazione di numerose intercettazioni telefoniche a carico degli indagati.

Le investigazioni hanno così permesso di ricostruire una fitta rete di contatti tra i funzionari beneventani e il vice prefetto in servizio presso l’ufficio concorsi del Ministero dell’Interno a Roma.

MODUS OPERANDI – I candidati venivano reclutati sul territorio da parte dei funzionari, che operavano illecitamente ed erano noti per tale attività. Secondo gli inquirenti, infatti, uno degli arrestati era attivo nel Sannio da almeno dieci anni ed era finito nel mirino dei magistrati già per un’indagine simile, che non aveva avuto alcun esito. Una volta individuati gli aspiranti, i loro nominativi venivano inviati direttamente al vertice romano attraverso bigliettini o messaggi telefonici con utenze intestate a prestanomi o cittadini stranieri.

Un sistema articolato, che permetteva di non mettere mai in diretta comunicazione il funzionario a Roma con i candidati prescelti. Non solo: la selezione effettuata nel Sannio serviva anche ad evitare ulteriori problemi in fase concorsuale, scartando già a priori chi presentava problemi fisici e carichi pendenti, che avrebbero inficiato del tutto la prova concorsuale. In molti altri casi, invece, nel corso delle prove emergevano problematiche (fisiche o di altra natura, per esempio patologie cardiache, malattie ematologiche ovvero la sussistenza di un procedimento penale pendente a carico del candidato da favorire) anche gravi e tali da imporre l’esclusione dal concorso, ma proprio in quel momento -con l’intervento del Vice Prefetto – l’associazione dimostrava la sua forza, riuscendo a far conseguire in maniera insperata ai candidati le idoneità a prove fisiche o psico-attitudinali.

La stabilità e la forza del vincolo associativo, ma soprattutto la circostanza di poter contare sul Capo dell’Ufficio Affari concorsuali, veniva ostentata dagli intermediari beneventani nei dialoghi e nelle trattative illecite concluse con i candidati ed i relativi genitori: ad oggettiva riprova della serietà, i ragazzi venivano a conoscenza delle date di convocazione e delle date di rinvio delle prove concorsuali giorni prima che le stesse venissero pubblicate sui portali telematici istituzionali.

Per allargare ulteriormente il giro a Fiamme Gialle e Arma dei Carabinieri, l’associazione sarebbe riuscita a coinvolgere anche un finanziere beneventano in servizio al Comando Generale della Guardia di Finanza e un carabiniere sannita che lavorava nell’ufficio reclutamento di Roma. Entrambi sono ai domiciliari. Collegati all’indagine anche un assistente capo della Polizia di Stato e un segretario di una sigla sindacale dei pompieri.

Durante le indagini è emerso che i due funzionari dei Vigili del Fuoco di Benevento destinatari di misura custodiale in carcere, grazie a pregressi rapporti di natura illecita e senza il contributo del Vice Prefetto, quali intermediari tra pubblici ufficiali corrotti e privati corruttori desiderosi di un impiego statale ponevano in essere ulteriori episodi corruttivi nell’ambito di concorsi pubblici per l’accesso nella Guardia di Finanza, nell’Arma dei Carabinieri e nella Polizia di Stato.

Per la Guardia di Finanza, ed in particolare nell’ambito di un concorso per Maresciallo, i due indagati si avvalevano della intermediazione illecita del Maresciallo, a sua volta intermediario di un almeno un pubblico ufficiale corrotto allo stato ignoto, nonché di un cittadino di Apollosa (sottoposto all’obbligo di dimora), legato a rapporti di parentela con militari della Guardia di Finanza, non indagati. Per l’accesso in Polizia di Stato, in due occasioni i due funzionari sanniti agivano in concorso dell’assistente capo della Polizia e un funzionario dei Vigili del Fuoco, il segretario generale di una sigla sindacale, entrambi sottoposti alla misura interdittiva della sospensione dall’ufficio pubblico.

L’ULTIMO EPISODIO – L’attenzione dei magistrati si è concentrata su un concorso, ancora non pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo gli inquirenti, già da fine 2019 il gruppo era già impegnato a distribuire ai candidati ‘selezionati’ i database delle domande della prima prova selettiva. Un’attività che la Procura ha ribattezzato come ‘mercato delle pennette’, proprio perché i dati venivano distribuiti attraverso pen-drive usb. Uno degli episodi più recenti riguarda il periodo dell’emergenza sanitaria da covid, quando la consegna delle chiavette è stata effettuata anche con un mezzo dei vigili del fuoco per evitare i controlli da parte delle forze dell’ordine.

Per consegnare le pen drive, infatti, i due funzionari del Comando Provinciale di Benevento violavano, nel mese di marzo e aprile 2020, anche i divieti imposti dalla gravissima emergenza sanitaria in corso, ed in una occasione uno di essi si recava a tal fine a Napoli, unitamente ad altro alto funzionario dei Vigili del Fuoco, con una autovettura di servizio, facendo affidamento sull’impossibilità di essere sottoposti a controllo stradale.

Attualmente il sodalizio era operativo e stava programmando di interferire su due concorsi per l’accesso nei Vigili del Fuoco di prossima pubblicazione. Un giro di soldi stimato sui 20mila a candidato.

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