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CRONACA

Sannio, “sistema criminale” e truffe per la gestione dei centri per migranti: 5 arresti

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Sono accusati a vario titolo di diversi reati di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Il tutto per la gestione dei centri di accoglienza per migranti della Provincia di Benevento.

Per questa ragione sono finite in manette cinque persone: Paolo Di Donato, ex amministratore e consulente del Consorzio Maleventum; Giuseppe Pavone, dipendente del ministero della Giustizia; Felice Panzone, funzionario irpino della Prefettura, ma non più in servizio nel Sannio; il carabiniere Salvatore Ruta e l’imprenditore Angelo Collarile.

Le ordinanze di custodia cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica, sono state eseguite nella notte dalla Digos di Benevento, dai Carabinieri del Nucelo Investigativo di Benevento e del Nas, Reparto Nucleo antisofisticazione e sanità di Salerno.

Trentasei gli indagati nella maxi inchiesta: non ci sono esponenti della politica locale, ma ci sarebbero invece imprenditori, collaboratori e pubblici ufficiali.

L’indagine, partita nel novembre 2015, ha avuto origine da un esposto di un cittadino e successivamente da quello del sindacato Cgil di Benevento, che ha collaborato con le forze dell’ordine e ha denunciato più volte le situazioni critiche nelle quali erano costretti a vivere i migranti ospitati in alcune strutture del territorio sannita. Per dare l’idea del fenomeno e del volume di affari, nel Sannio erano presenti 1165 stranieri e di questi circa 800 alloggiavano nei centri oggetto di indagine, che in più occasioni sono state controllate dai militari del Nas che hanno riscontrato diverse irregolarità relative ad agibilità, documentazioni false e fatiscenza dei locali.

Le investigazioni hanno permesso di ricostruire un sistema criminale che sostanzialmente lucrava sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri, sulla falsa attestazione di presenze degli ospiti, con la connivenza di alcuni pubblici dipendenti.

Il lavoro della Digos di Benevento, diretta dal vice questore Giovanna Salerno, ha portato ad individuare un doppio sistema di gestione dell’accoglienza: uno relativo ai controlli e un altro in merito alla gestione delle strutture. Per quanto riguarda il primo, nel mirino degli inquirenti è finito il funzionario Panzone, delegato alla gestione dei centri di accoglienza, con poteri di controllo, vigilanza e determina degli immigrati da assegnare alle strutture. Secondo l’accusa, tra l’ottobre 2015 e il febbraio 2016, pur essendo a conoscenza delle fatiscenti condizioni igienico-sanitarie nonché strutturali riconducibili al Consorzio Maleventum, avrebbe omesso di adottare provvedimenti di chiusura o sospensione. Non solo: avrebbe anche attribuito e spostato ai centri federati con l’impresa di Di Donato numerosi extracomunitari. Tra i reati commessi anche quello di preavvisare indebitamente in merito a imminenti controlli da parte di altri organismi, ricevendo come corrispettivo dei vantaggi personali. “Verranno a farvi un controllo, passate la cera”: questa la frase utilizzata in più di una occasione per segnalare ai gestori indagati l’arrivo imminente delle verifiche.

L’altro sistema, quello con a capo Di Donato, consisteva nella presentazione di dichiarazioni non veritiere per indurre la Prefettura di Benevento ad erogare il contributo spettante al Consorzio Maleventum. L’imprenditore caudino, pur non rivestendo alcuna carica sociale nel Consorzio e nelle cooperative consorziate, agiva come gestore di fatto. Dopo aver avuto in affidamento numerosi migranti, non avrebbe eseguito le prestazioni previste dal capitolato, non assicurando l’erogazione dei servizi essenziali agli ospiti, che vivevano in camere sovraffollate, ambienti malsani, carenti di ogni requisito in termini di igiene, sicurezza e alimenti. Attraverso la falsa attestazione di presenze stranieri nei suoi centri, avrebbe percepito dallo Stato indebiti contributi per gli ospiti assenti.

In manette anche Salvatore Ruta, carabiniere in servizio presso la Compagnia di Montesarchio, che avrebbe fornito a Di Donato informazioni coperte dal segreto d’ufficio: in particolare, tra febbraio e maggio 2016, lo avrebbe preavvisato di un controllo dei Nas al fine di consentirgli di eliminare le irregolarità delle strutture. Non solo: lo avrebbe informato anche di indagini in corso nei suoi confronti.

Nelle indagini è finito anche il dipendente della Procura sannita, Giuseppe Pavone. Secondo gli investigatori avrebbe riferito a Di Donato notizie coperte dal segreto d’ufficio. Dalle indagini è emerso che avrebbe effettuato, senza alcun titolo, una serie di accessi al sistema informatizzato della Procura per ‘passarle’ all’imprenditore caudino.

I CASI – Secondo quanto si apprende, diverse erano le situazioni difficili per gli ospiti delle strutture. In un centro di accoglienza di contrada Ponte delle Tavole, alla periferia di Benevento, gli immigrati – per mancanza di indumenti puliti – “presentavano evidenti vesciche, sintomo di gravi infezioni cutanee, nonché veniva fornito cibo di scarsissima quantità e qualità e latte diluito con acqua ed inoltre non veniva erogata d’inverno aria riscaldata”.

In un altro centro, in contrada Madonna della Salute, “non veniva erogata acqua potabile (attinta da un pozzo dove defluivano anche le acque piovane), acqua calda, che veniva riscaldata con degli elettrodi; inoltre non venivano erogati i ticket giornalieri necessari per il sostentamento”.

GLI ALTRI ARRESTI – Nel mirino degli inquirenti anche l’imprenditore sannita Angelo Collarile e due collaboratori indagati. Secondo l’ordinanza, “con artifici e raggiri consistiti nel partecipare al bando per l’assegnazione di migranti presso la propria struttura di Calvi, inducevano in errore la Prefettura di Benevento sulla sussistenza dei requisiti richiesti ovvero quelli previsti dalla vigente legislazione in materia di agibilità e abitabilità, prevenzione incendi, igienico-sanitaria ed in particolare allegando un falso certificato di agibilità/abitabilità in realtà mai rilasciato dal Comune di Calvi – che invece aveva ritenuto l’immobile non idoneo”.

LA PROCURA – “Questa indagine – ha affermato il procuratore Aldo Policastro in conferenza stampa – dimostra che quando c’è una emergenza, che siano i migranti o calamità, chi vuole fare affari si insinua tra le debolezze della Pubblica Amministrazione. Ma abbiamo avuto e abbiamo gli anticorpi per neutralizzare queste situazioni”.

LE REAZIONI – “Per la Cgil Campania e la Cgil di Benevento – scrive il sindacato – oggi si scrive una bella pagina di giustizia. Esprimiamo grande soddisfazione per l’operazione della magistratura e della polizia di Stato che ha scoperto un sistema illegale di gestione dei centri di accoglienza per immigrati in provincia di Benevento.

Come Cgil di Benevento nel 2015 abbiamo portato all’attenzione della Procura con esposti e denunce le condizioni degradate in cui erano costretti a stare gli immigrati nei vari centri presenti sul territorio sannita.

Sono state portate alla luce le carenti condizioni igieniche in cui versavano le strutture di accoglienza, a volte anche con scontri con i gestori dei centri, i quali facevano molta resistenza nel far entrare e visionare le strutture. Siamo contenti, per il lavoro svolto dalla Polizia di Stato, abbiamo avuto fiducia nella giustizia, anche quando qualcuno provava ad affermare che avevamo mollato perché eravamo stati zittiti. Eravamo convinti delle nostre idee e del nostro operato, oggi possiamo dire che il lavoro ed il crederci paga sempre.

Per una Organizzazione come la nostra, poter restituire ai più deboli, dignità e libertà, ci da la forza per continuare il nostro operato e per continuare a sostenere che le cose che non vanno debbano essere denunciate, a noi non è mai piaciuta l’indifferenza, noi abbiamo sempre scelto da che parte stare, dalla parte dei più deboli, degli ultimi, di chi non ha voce. Non faremo mai un passo indietro, andremo sempre diritti verso i diritti e le tutele. Tale operazione, a messo in luce il sistema illegale che c’era dietro la gestione degli immigrati.

Si auspica – conclude la nota – un ripristino immediato della legalità nella gestione dei centri di accoglienza, per garantire dignità agli immigrati, per un sistema pulito, ed anche per salvaguardare quegli operatori onesti che in questi anni hanno sempre gestito le strutture nel rispetto delle regole e della dignità, sia dei lavoratori che prestavano la loro opera nei centri sia degli immigrati presenti nei centri”.

Il presidente della Provincia di Benevento, Claudio Ricci, ha voluto dare atto e ringraziare la Procura della Repubblica, la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri di Benevento per il lavoro investigativo svolto in merito alla gestione dei flussi migratori sul territorio provinciale sannita.

Ricci ha inoltre rinnovato la propria solidarietà nei confronti di quei Sindaci che, nei mesi scorsi, sulla vicenda dei migranti assegnati ai loro Comuni, hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze di quella che, come emerge dalle indagini, sembra essere stata proprio una “mala gestio”.

A tale proposito il Presidente ha ricordato di aver convocato, il 2 settembre 2016, una apposita Assemblea dei Sindaci alla Rocca dei Rettori, sede della Provincia, su richiesta di alcuni Sindaci delle Valli caudina e telesina, a loro volta sollecitati da numerosi concittadini, che ritenevano insostenibile la situazione venutasi a determinare per l’accoglienza, che appariva incontrollata, di migranti.

Nel corso di quella Assemblea di Sindaci del Sannio, cui intervenne anche l’on. Nicola Tuccillo, Presidente regionale dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani, gli intervenuti al dibattito evidenziarono la loro preoccupazione non solo per il numero dei migranti assegnati ai loro Comuni, ma anche e soprattutto per la situazione igienico-sanitaria in cui spesso si attuava tale accoglienza in case o strutture (a dir poco) inadeguate.

In particolare veniva evidenziato dai sindaci che strutture fatiscenti ed inadatte ad ospitare esseri umani, anche perché prive di allacci fognari, venivano di colpo adibite “a centri di accoglienza” da parte di Cooperative che di fatto agivano al di fuori di qualsivoglia controllo e all’insaputa delle Autorità Comunali.

Il dibattito in Assemblea dei Sindaci si concluse con un pieno mandato allo stesso Presidente della Provincia per una interlocuzione più stretta con la Prefettura e con il Ministero dell’Interno in merito a tutte le criticità che erano emerse nel corso dei lavori.

“La Provincia di Benevento – ha dichiarato Ricci – svolse allora, come sempre, un ruolo di supporto ai territori ed ai cittadini in relazione a tutti i problemi evidenziati dai Sindaci: controllo dell’ordine pubblico, rispetto delle leggi e delle norme igienico-sanitarie e della stessa figura del Sindaco che spesso, a sua insaputa, si trovava a dover gestire, ignorando del tutto la questione, la presenza anche di 50 migranti in strutture senza certificato di agibilità. Con l’ennesima ed ulteriore beffa di passare per razzisti che rifiutano ogni forma di solidarietà semplicemente perché si denunciava uno scempio”.

Ricci ha così concluso: “Oggi i fatti sembrano dare ragione alla ferma presa di posizione della Provincia e dei Sindaci”.

Durissima la nota di Forza Nuova Benevento: “Eccola qua, finalmente, la “montagna di merda” dell’accoglienza, ben occultata sotto la falsa patina della solidarietà umana, affiora a galla in tutta la sua lercia e lucrosa articolazione.

Mentre dai pulpiti sacri, bardati di bandiere arcobaleno, qualcuno invocava arrivi infiniti ed accoglienza a gogò, snaturando finanche l’esegesi evangelica, gli avvoltoi spavaldi e famelici dell’industria umanitaria giravano disinvoltamente in Ferrari, ampliando le loro catene di montaggio “no border”, rimpinguando le proprie tasche a detrimento del popolo e del bene nazionale.

Determinante, al riguardo, la complicità “sinistra” del PD nel dare veste compiuta alla filiera criminale di carne umana, con il loro fardello organizzativo di cooperative e di amministratori compiacenti.

Il marcio parte dall’alto e si propaga come un tumore nei mille rivoli delle competenze e degli appalti, con abili faccendieri ad oliare i meccanismi e velocizzare gli iter di finanziamento.

Da quanto emerge, più grave e inquietante, è la reticenza altrettanto complice di un certo mondo intellettuale e giornalistico, che pur di offrire un alibi concettuale all’immigrazione di popolamento in atto, fingeva di non sapere pur avendo gli strumenti e gli indizi per portare alla luce tali misfatti.

Quando a denunciare, invece, era Forza Nuova – l’unica a farla con necessaria perseveranza e convinzione – si scatenava puntuale il fuoco di fila antifascista, a base di calunnie e accuse varie, che culminava in qualche vile aggressione come accaduto tempo fa ai camerati beneventani.

Il tempo è galantuomo, per fortuna. Chi raggira le coscienze con la menzogna e con l’inganno, alla lunga finisce smascherato. Meditate”.

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