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Calcio

Calcio a 5, ricorso della Campana Futsal Club dopo le intimidazioni e la sconfitta a tavolino a Mercogliano

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“La Campana Futsal Club 1997 si vede costretta a ritornare sui fatti incresciosi accaduti lo scorso 21 febbraio della gara contro la Città di Mercogliano, perché gli ultimi sviluppi della vicenda hanno aggiunto ai danni fisici e morali nei nostri confronti, l’ulteriore beffa di veder respinto il nostro ricorso avverso in merito alla decisione della Federazione di assegnarci d’ufficio la sconfitta per 6-0, in quanto, a seguito delle violenze delle intimidazioni subite, il direttore di gara ha scritto nel referto che ci fossero le condizioni per giocare e che noi ci siamo rifutati di proseguire.

L’accaduto è certificato in termini eloquenti dagli atti del commissario di campo, il quale descrive dettagliatamente le aggressioni fisiche e verbali ai danni dei nostri dirigenti e calciatori. Nonostante ciò il direttore di gara, Sig. Melis, riteneva sussistessero ancora le condizioni “ottimali” per disputare l’incontro, da cui la decisione di decretare la sconfitta.

In quest’ottica ci siamo sentiti lesi di fronte alla decisione della Federazione di punire il nostro comportamento, dandoci come grave colpa, quella di esserci rifugiati negli spogliatoi, quasi si fosse trattato di viltà agonistica e non di difesa dei propri atleti. Quindi l’arbitro, a contrario di quanto detto nella relazione, ha immediatamente decretato la fine della gara senza interpellare alcuno; peraltro la mancata consultazione con la nostra dirigenza, l’autonoma decisione di fischiare la fine del match è ben evidenziata da uno dei due commissari nella sua relazione.

Abbiamo deciso dunque di inoltrare ricorso presso gli organi competenti e la Federazione, con apposito comunicato del 22 maggio, ha riconfermato la decisione arbitrale. Nella sentenza si legge che, mentre i nostri dirigenti hanno prontamente fornito la loro versione dei fatti, il direttore di gara, contattato per ben due volte, non si è presentato, sottraendosi di fatto al confronto tra le parti. Nonostante ciò la Federazione ha confermato la scelta del Sig. Melis, ritenendolo, anche se assente, fonte privilegiata per la ricostruzione dell’ accaduto.

La nostra decisione di fare ricorso, ci preme sottolinearlo, non è stata dettata tanto da calcoli sportivi, poiché l’assegnazione o meno della vittoria, non avrebbe neanche variato la nostra posizione in classifica, ma dalla ferma volontà di non far passare il messaggio, deleterio per tutto il movimento calcettistico, che lo “spettacolo” debba necessariamente continuare, anche di fronte ad episodi conclamati di violenza, estranei al sano spirito agonistico del calcio a 5.

Ci rammarica dover constare che la decisione dell’arbitro e la successiva conferma federale, sembrano andare invece in direzione opposta. L’episodio capitatoci, per quanto marginale possa sembrare, non va sottovalutato, poiché non si può far passare l’idea che le serie minori siano quelle in cui il calcio può essere una zona franca, un far west, dove la violenza va solo registrata come “normale amministrazione”, privilegiando il gioco e facendo passare in secondo piano gli aspetti etici, che dovrebbero essere, al contrario, la linfa dello sport.

Intendiamo stigmatizzare anche l’idea che il direttore di gara sia “fonte privilegiata” nel dire ciò la Federazione, magari applica alla lettera i regolamenti, ma fa passare l’idea che l’arbitro, sia un essere infallibile, al limite del divino, le cui verità e decisioni non posso essere messe in discussione, decretando altresì l’inutilità di reclami e ricorsi, se la discrezionalità arbitrale ha, a prescindere dai fatti accertati dalle stesse autorità federali, un valore maggiore di quella di una sana società sportiva.

La cosa ci sembra al quanto paradossale visto che la Federazione stessa insiste più volte sull’importanza delle piccole società come la nostra e non vorremmo che esso sia ridotta solo a quello di finanziatori, visti i costi crescenti, o di “buoni elettori”in caso di rinnovo degli organi federali, per poi contare poco o nulla in questo tipo di situazioni.

Tali atteggiamenti, difficilmente comprensibili, snaturano i valori di questo sport e rischiano di fiaccare la voglia di andare avanti, proprio alle piccole realtà dove il motore di tutto, non sono certo gli interessi, ma la passione per il calcio a 5 che va ben oltre i risultati e non vorremmo debba prescindere persino dalla tutela degli organi federali, invischiati nella rigidità dei loro regolamenti, e mostratisi incapaci di preservare con buon senso i valori positivi dello sport che dovrebbero essere le fondamenta del movimento cui ci onoriamo di appartenere e a cui, soprattutto le piccole realtà come la nostra, danno un contributo costante, oltre che in termini economici, soprattutto con sacrifici e tanta passione, la quale non deve essere sminuita e merita di essere rispettata”.

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