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Consorzi rifiuti, Mancini scrive al commissario liquidatore Brancati: “La nostra vertenza? Teatro dell’assurdo”
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Piero Mancini, ex dipendente dei Consorzi Rifiuti, che scrive a Santa Brancati, commissario liquidatore del Consorzio Bn3. Di seguito il testo della missiva.
“Egregio commissario,
utilizzo questo mezzo per chiederle di ritirare immediatamente i licenziamenti di tutti i dipendenti del Consorzio.
Ciò alla luce della determinazione della Regione, assessori Nappi e Romano, di utilizzare i 120 lavoratori, dal 1° dicembre, in un progetto in modo che, dal 1° gennaio prossimo, anche i dipendenti dei tre Consorzi sanniti possano accedere alla prevista riqualificazione professionale di 36 mesi.
Il nostro rientro, alla faccia di chi ha tramato per sbarazzarsi di noi è prossimo. Per questo è assolutamente necessario da parte sua un semplice atto burocratico per permettere anche a noi di farci ritornare al lavoro, dopo anni di grandi sofferenze.
Nel 2010 la politica ha tentato, inutilmente, di estrometterci. Domani la stessa ci farà rientrare nel mondo del lavoro. Forse questa commedia dell’assurdo volge al termine.
Dopo la chiusura del sipario però non tutto avrà fine. Infatti, dopo la mia lettera aperta al Procuratore della Repubblica, Giuseppe Maddalena, del 9 ottobre, (giorno in cui con altri due lavoratori occupai il tetto del Cpl), finalmente la magistratura inquirente ha aperto la necessaria inchiesta per far luce sul più grande scandalo verificatosi nel mondo del lavoro nella nostra provincia.
Su quanto accaduto nell’anomala vertenza, che ci vede protagonisti, nostro malgrado, da quasi quattro anni, in iniziative di lotte situazioniste che al fine hanno raggiunto gli obiettivi da noi sempre rivendicati.
Non ci siamo mai arresi. Abbiamo tenuto sempre viva la vertenza sotto i riflettori della pubblica opinione. Ligi alla lezione, e parola d’ordine operaista, di resistere nella lotta un minuto più del padrone.
E i padroni con cui ci siamo scontrati in questi anni sono ingordi e di una ferocia unica. Abituati a gestire la cosa pubblica, in tanti casi, in modo truffaldino e banditesco, come, dopo gli arresti, la magistratura evidenzia.
Speravano, lor signori, che ci saremmo ben presto stancati, sconfitti dallo sconforto e arresi per l’isolamento. Invece abbiamo dimostrato non solo capacità, fantasia e cultura nelle iniziative ma anche una sorprendente e coerente determinazione nella lotta continua e nell’autonomia operaia.
Siamo stati capaci di utilizzare la comunicazione nonostante che, mese dopo mese, sempre meno lavoratori hanno partecipato alle nostre conflittuali iniziative, eppure la nostra vertenza è restata la più conosciuta e seguita dell’intera provincia.
Abbiamo sopperito con la qualità al venir meno della quantità. La politica ora non potrà non riconoscere i nostri legittimi diritti. Se non dovessimo tornare al lavoro lo scandalo sarebbe enorme. L’opinione pubblica, non i tanti lavoratori che invece di lottare insieme a noi si sono dilettati a denigrarci in tutti i modi, insorgerebbe per la troppo vistosa ingiustizia che si commetterebbe. Volente o nolente la politica deve farci rientrare.
Si prevede che tanti, incuranti del ridicolo, si intesteranno i meriti. A noi non interessa la retorica delle medaglie. Noi siamo materialisti e concreti. A noi interessa solo il legittimo diritto al salario per far vivere le nostre famiglie in modo dignitoso.
Per quanto riguarda le indagini della magistratura purtroppo molti reati sono prescritti, ma comunque vi è ancora materia e possibilità di accertare precise responsabilità. Per questo sono stato già convocato, più volte, dalle autorità preposte.
Essendo lei l’ultimo datore di lavoro purtroppo dovrà passare ancora delle ore nelle stanze delle autorità che indagano. Mi creda non era mia intenzione farle frequentare ancora quei palazzi dopo tutto il tempo che è stata già costretta a utilizzare per difendersi dalle mie passate denunce.
Nel rispetto dei ruoli lei si è assunta delle responsabilità, anche non sue, ma comunque tanto ben remunerate. Sono sicuro che saprà evidenziare responsabilità e iniziative. E se, come tutti coloro che operano, anche lei avrà commesso, senza malizia e per raggiungere scopi reconditi, degli errori, ciò fa parte delle vicende della vita e della complicata situazione in cui si è trovata ad operare.
Da tutte le esperienze si traggono delle lezioni. Noi, come lei ricorderà, abbiamo tentato, fin dal suo arrivo, di metterla in guardia ben conoscendo l’ambiente in cui era stata chiamata ad operare. Lo stesso ambiente che al nostro rientro tenterà, in tutti i modi, ritorsioni e vendette. Abbiamo già dimostrato di essere capaci di confrontarci al loro livello. Serenamente li sconfiggeremo ancora. Non sono abituati a lottare ma a spadroneggiare con i deboli. Sono lupi, ma noi non siamo pecore!
Ps. Finale di partita, come le è noto, è il titolo di una famosa commedia di Samuel Beckett, padre del teatro dell’assurdo. Proprio come la nostra vertenza”.