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Corteo contro i veleni nella Terra dei Fuochi: anche il Sannio “marcia per la vita”
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Oltre 50mila persone hanno preso parte alla marcia contro il degrado ambientale e i roghi tossici nel territorio divenuto tristemente noto come la Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta. Al corteo hanno partecipato centinaia di bambini con palloncini bianchi; mamme con passeggino o con le foto dei figli o parenti morti, per patologie tumorali legate probabilmente all’inquinamento, come le leucemie, giovani che nel loro futuro vedono stagliarsi la figura nera della morte, della “malattia”, come si chiama qui il cancro, come se non pronunciare quel nome potesse servire ad allontanarlo da queste terre malate e avvelenate. Esposti anche tantissimi striscioni. In testa al corteo il vescovo Angelo Spinillo e tanti prelati della diocesi d’Aversa.
“Un intero popolo si è svegliato”, ha detto don Maurizio Patriciello, sacerdote anticlan e anima della mobilitazione che si è spinta da Orta d’Atella alla Madonna di Campiglione a Caivano, comune partenopeo dove qualche giorno fa sono stati rinvenuti fusti tossici e discariche lunghe chilometri sotto terreni coltivati. Un fiume di gente ha camminato pacificamente ed in silenzio in un corte lungo quasi 4 chilometri, ricordando i troppo morti pianti da questa terra avvelenata dai rifiuti tossici scaricati qui dal Nord e dai roghi continui.
Ad unirsi al dolore della Terra dei Fuochi anche molti sanniti e il Codisam di Sant’Arcangelo Trimonte. Nessuno è immune dal disastro ambientale che ha devastato quello che era uno dei territori più fertili d’Italia e che ora dal suo ventre genera frutti velenosi che finiscono sulle tavole di tutti i cittadini italiani.
L’indignazione e la rabbia qui non sono più contenibili e a migliaia le persone scendono in piazza, non si fermano, continuano a protestare. Chiedono che vengano finalmente fuori verità e responsabilità e dicono ‘basta’ all’avvelenamento procurato da roghi di rifiuti pericolosi e sversamenti criminali di scarti industriali (anche interrati sotto campi caltivati), chiedono bonifiche, ma che siano svolte con trasparenza sotto il controllo popolare.
Erika Farese