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Sant’Agata de’ Goti: autonomie locali e nuove norme statali. Concluso il convegno dell’Udc

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“Le nuove norme statali porteranno ad un nuovo ordine o disordine nel sistema delle autonomie locali?” è l’interrogativo a cui ha dato una risposta il convegno tenutosi ieri pomeriggio presso l’ex cinema Italia in Piazza Umberto I a Sant’Agata dei Goti.

Il dibattito, organizzato dalla Segreteria Provinciale dell’UDC di Benevento, ha visto la partecipazione del segretario provinciale dell’UDC, Gennaro Santamaria; del presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile; del vicepresidente della Giunta regionale della Campania, Giuseppe De Mita; del responsabile nazionale UDC Dipartimento Enti Locali, Mauro Libè. Presenti in sala anche sindaci, amministratori locali e i dirigenti provinciali del partito.

I lavori, coordinati da Arturo Mongillo, presidente provinciale dell’UDC, sono stati introdotti da Alfonso Ciervo, consigliere comunale di Sant’Agata dei Goti. Parlando del Governo Monti e dei provvedimenti adottati in questi mesi, Ciervo ha sottolineato la necessità di procedere speditamente sulla strada di un utilizzo più razionale delle risorse pubbliche con l’obiettivo di raggiungere una maggiore efficienza della spesa.

Per quanto riguarda la spending review, Ciervo ha detto che il decreto del Governo è in parte criticabile anche se ha ammesso che sono stati sprecati dieci anni prima della crisi sul cammino delle riforme. L’esigenza di maggiore rigore finanziario, ha concluso il consigliere saticulano, deve accompagnarsi ad una riforma del sistema elettorale affinchè i partiti recuperino il compito di selezionare la classe dirigente.

Il segretario Santamaria ha iniziato il suo intervento evidenziato che l’Italia sta attraversando un momento particolare nel quale c’è la necessità di informare i cittadini sulle scelte che il Governo ed il Parlamento stanno adottando. Da qui la scelta dell’UDC di dare vita ad un confronto che faccia chiarezza su una serie di iniziative legislative che stanno intervenendo in materia di Enti locali.

Per Santamaria non sempre c’è stata linearità e coerenza nell’atteggiamento del legislatore. “Dal 2000 – ha detto il segretario – si è data una maggiore autonomia, anche finanziaria, agli Enti locali salvo poi ripensare la loro governance anche a causa degli scandali che stanno coinvolgendo le Regioni. Per procedere in maniera ordinata, bisognerebbe avere in mente un disegno organico di riforme e ragionare di funzioni non con una logica numerica ma nell’ottica di dare maggiori servizi ai cittadini”.

Per quanto attiene alla Province, ha concluso Santamaria, il Governo ed il Parlamento non hanno avuto il coraggio di eliminarle tutte con il risultato che si è prodotto uno svuotamento delle funzioni e della rappresentanza ed il riordino non è stato vissuto come un’opportunità sui territori. Da qui l’invito finale a una pausa di riflessione nel processo innescato dal Governo affinchè sia affidato al prossimo Parlamento il compito di riorganizzare l’intera materia.

Il presidente della Provincia Cimitile ha esordito evidenziando che in Italia l’esigenza di riforme è presente da anni in quanto le Istituzioni vanno riviste. Tale necessità, però, configge con un sistema politico impotente che non è in grado di portare avanti un programma organico di riforme. Uno stallo che provoca inefficienza e malfunzionamento di cui gli Enti locali sono le prime vittime in quanto sono essi a dover tagliare i servizi o a non pagare le imprese per i vincoli del Patto di Stabilità.

Cimitile ha poi concentrato l’attenzione sul tema delle Province dicendo che da anni si parla di tagli ai costi della politica ma non si interviene mai sul Parlamento e sulle Regioni dove spesso si nascondono i grandi buchi neri della spesa pubblica.

A tal proposito il presidente ha parlato di logica del gattopardo: “Si sceglie di fare provvedimenti episodici sulle Province per darli in pasto all’opinione pubblica ma la verità è che si cambia qualcosa affinchè nulla cambi”. Cimitile ha quindi criticato la strategia contabile che muove il Governo Monti sulle scelte in materia di Enti locali ed ha rivolto un invito a partire dai problemi concreti e dalle funzioni tenendo conto che si va a toccare un settore strategico, come quello dei servizi pubblici e privati organizzato interamente su base provinciale, che muove oltre il 70% dell’economia del territorio.

L’on.le Libè ha invece difeso le scelte del Governo sulle Province e ha criticato l’Unione delle Province d’Italia per non aver mai avanzato una proposta dal basso che coinvolgesse i territori con la conseguenza che il Governo è dovuto intervenire in un momento di emergenza. Libè ha quindi auspicato che in Parlamento riparta il cammino della Carta delle Autonomie e che si avvii un serio processo di unificazione dei piccoli Comuni per evitare anche in questo caso che sia il Governo ad intervenire con l’accetta.

Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Giuseppe De Mita il quale ha constatato che c’è un distacco dalle Istituzioni da parte dell’opinione pubblica. Le persone, ha detto il vicepresidente della Giunta regionale campana, non avvertono le Istituzioni come luoghi di risoluzioni delle loro problematiche ed il risultato elettorale della Sicilia testimonia ciò.

Una disaffezione che, secondo De Mita, viene da lontano ed è responsabilità della politica che non ha fatto le riforme ma bensì ha rincorso la situazione contingente. Per De Mita l’impianto organizzativo dello Stato è in crisi e va riformato anche se occorre fare una netta distinzione tra le istituzioni della rappresentanza e le istituzioni della burocrazia.

Le prime vanno difese mentre le seconde riviste ed ottimizzate per eliminare lo spreco. Sulle Province, infine, il vicepresidente ha detto che non c’è disegno organico alla base del provvedimento del Governo perché non si ragiona prima delle funzioni ma si passa direttamente alla nuova organizzazione delle istituzioni generando confusione.

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