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Palazzo Casalbore, usi e altre diciture. Come i tempi nuovi possono oscurare la storia locale…

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Riceviamo e pubbliciamo l’articolo della giornalista Lucia Gangale in merito all’utilizzo del Palazzo Casalbore di Pago Veiano.

“Ho sempre pensato che la struttura del Palazzo Casalbore ed il suo spiazzo antistante, entrato nell’immaginario collettivo come piazzale “l’Occhio” e spontaneamente adibito a pubblico parcheggio, si prestasse ad eventi e pubbliche manifestazioni. Ancora meglio: che quel poco di struttura in pietra che è avanzata dopo discutibili lavori di “restauro”, che ne hanno sventrato oltre la metà (il palazzo arrivava sul ciglio della strada, a differenza di oggi), si possa adibire permanentemente a qualche attività commerciale-artigianale.
In effetti era questo il disegno dell’amministrazione comunale guidata dal defunto Gioacchino Gagliarde, che la espropriò con destinazione commerciale, divenuta, con la successiva amministrazione Antonino, artigianale.

Niente di tutto ciò è stato realizzato, se non, appunto, il parcheggio spontaneo, per cui, sporadicamente, la struttura viene utilizzata per eventi, soprattutto lo spettacolo di fine anno della Scuola Media. Ma mai, che so, un convegno sulla storia stessa della struttura, sui personaggi che l’hanno abitato, sulla sua funzione nel contesto urbanistico paesano.
E quindi di cosa meravigliarsi se sempre, anche ora che, pare ci sarà un forum giovanile dove a parlare saranno i soliti noti (perché, infatti, non ci saranno esperti di niente, né locali né esterni), sulla locandina dell’evento compaia la dicitura: “piazzale l’Occhio-via IV Novembre”. E non: palazzo Casalbore.

Ciriaco Casalbore (1843-1909) era proprietario di questo palazzo che sorge tra via IV Novembre e via Caio Safronio. Costui era figlio di Francesco Saverio e di Benedetta Vetere (si veda il mio libro: Pago Veiano antica terra del Sannio, pag. 113). Suo padre, rimasto vedovo all’età di 24 anni, si risposò otto mesi dopo.

Ciriaco sposò una cugina di primo grado, Annamaria Polvere (morta nel 1916) dalla quale ebbe ben quattordici figli, dei quali nove furono i sopravvissuti, sei maschi e tre femmine. Ciriaco fu possidente e per quarant’anni amministrò il feudo dei marchesi de’ Girardi. Ne parlò, ai suoi tempi, anche la Gazzetta di Benevento (24 aprile 1909), evidenziando l’equità con cui amministrò e l’aiuto che portò alla gente in quei tempi tristi di miseria. Morì a soli 55 anni, dopo breve malattia, con due dei suoi figli che risiedevano in America.

I Casalbore, una delle famiglie più cospicue del tempo, possedevano numerosi rustici, fabbricati, vani e case (Studio Legale Bozzi, Benevento, Copia repertorio 3216), sparse in tutto il paese, nelle seguenti località: corso Margherita, corso Corticinto, corso Gaudelle, Campo della Terra, contrada Piane, Toppo Marrone, Boschetto, contrada S. Angelo, contrada Coste, contrada Cornice, bosco S. Andrea, contrada Ciamiento, via Caio Safronio, via Viola e Cupitella, contrada Marrautti, contrada Toppo la Fratta. E non mi soffermo sulla professioni, mediche e forensi, intraprese dai figli e discendenti del Casalbore.

Noto solo come di questi illustri personaggi che hanno dato lustro alla storia paesana (e che io ho documentato a suo tempo), non solo non venga data menzione nei rari e sporadici “eventi” a piazzale Occhio (sigh!), ma che il prossimo, appunto, di questi eventi, discuterà di “libertà e delle sue forme”, anche creative e artistiche, a quanto si evince dalla locandina… nonostante gli affreschi di dubbio gusto che campeggiano sulla parete continua al palazzo Casalbore, di chissà quale anonimo, prezzolato artista (non sappiamo chi sia), e posta a recinzione di un prato che, nella migliore intenzione, voleva essere un parco giochi.
Segno di uno stile che nel tempo, dai Casalbore in poi, è cambiato molto. Non sappiamo se in meglio”.

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