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Sicurezza stradale: in Campania solo metà degli automobilisti indossa la cintura. Il casco solo il 73%
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Mentre il Nord è perfettamente integrato alle medie continentali, il Sud è ancora indietro anche nel rispetto di semplici regole del codice della strada come l’uso di cinture di sicurezza e casco. Se in un decennio è aumentata l’educazione stradale tra automobilisti e motociclisti, sono ancora forti i divari territoriali. Lo dicono le rilevazione del sistema Ulisse, l’osservatorio attivato nel 2000 da ministero Trasporti e Istituto Superiore di Sanità.
Il 64% degli italiani indossa la cintura di sicurezza alla guida nelle aree urbane. I comportamenti sono però molto
differenti nelle diverse Regioni: in Lombardia l’81,2% degli automobilisti e dei passeggeri di fianco al conducente mette la cintura; in Calabria (38,8%), Basilicata (37,9), Molise (36,2) il dato è più che dimezzato. E ancora in Campania la cintura é un’abitudine solo per la metà degli automobilisti (51,5%, ma 10 anni fa la metteva solo uno su 10), nel Lazio la mettono in due su tre (68,1%).
Così mentre il Nord si colloca esattamente sulla media europea (si attesta infatti al 78%), il Sud è ancora anni
indietro, perché fa poco meglio che 10 anni fa, quando non esisteva ancora la patente a punti e il 30% degli automobilisti metteva la cintura al volante. La situazione ha avuto un picco virtuoso con l’introduzione della patente a punti, nell’estate del 2003, quando più del 70% rispettavano la regola, ma poi negli anni il dato si è poi assestato.
Discorso simile per l’uso del casco: è obbligatorio dal 2000 e può ridurre, dice l’Oms, fino al 39% la mortalità e
dimezzare le lesioni, ma non è ancora un dispositivo usato da tutti. In città lo indossano 9 italiani su 10 (89,8%), ma
mentre al Nord lo mettono praticamente tutti (il 99,9%), al Centro il 93,1%, e al Sud c’é ancora una persona su 4, rileva Ulisse, che non lo mette. In Campania si protegge la testa solo il 73%.
In via sperimentale Ulisse ha compiuto anche una rilevazione sull’uso del cellulare al volante: circa il 9% non rinuncia a telefonare in auto, nonostante studi epidemiologici indichino che aumenti di 4 volte il rischio di incidente stradale. "Tra l’altro – spiega Marco Giusti, responsabile dell’osservatorio – non c’é tanta differenza tra l’uso in mano e il viva voce: il rischio è congnitivo perché il telefono è un potente strumento di distrazione".
"Si verificano 580 incidenti stradali al giorno che provocano la morte di 11 persone: i numeri sono migliorati, ma
non sono ancora buoni", ha sottolineato Mario Ciaccia viceministro ai Trasporti. "Nel 2030 la incidentalità stradale
sarà la quinta casa di morte nel mondo, oggi è la nona. E con ogni euro investito in salute avremmo un risparmio in termini di costi sociali di 20", ha aggiunto: "Sul tema della circolazione stradale e sul rispetto delle regole si deve
proseguire sulla strada tracciata negli anni".