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Associazioni

Iannella: un’aria nuovamente frizzante dopo un biennio di stagnazione

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(Ivana Limata, Responsabile Comunicazione) Nella giornata conclusiva del Vinitaly, dall’alto del soppalco dello spazio eventi “Vigna Sannita” si è parlato di comunicazione dal basso. L’incontro, che con i suoi prestigiosi ospiti ha attirato comunicatori del vino in giro per la fiera, è partito con la provocazione di Sandro Sangiorgi, direttore di Porthos, guru-filosofo del vino, meno noto come esperto comunicatore, che ha infatti proposto ai produttori di “restare muti”. Jacopo Cossater, eno-blogger e Slawka Scarso esperta di marketing del vino, che i produttori del Sannio hanno già conosciuto al Write Wine di Torrecuso, hanno invece ancora una volta sottolineato l’opportunità offerta dai social network specialmente alle piccole realtà come quella sannita, per farsi spazio sul mercato raggiungendo direttamente i consumatori.
 

Gli esperti hanno lanciato dei messaggi ben precisi legati al moderno modo di comunicare il vino che sono senz’altro un valido orientamento da tenere in considerazione, senza tralasciare il tradizionale modo di comunicare che ci è più vicino in quanto abituati “ai tempi del mondo vigna” con tempi più slow rispetto al web; allo stesso tempo ci rendiamo conto che bisogna imparare a correre dietro le nostre bottiglie come buoni padri di famiglia anche attraverso la rete per avere la possibilità di raccontare noi stessi, istaurare un dialogo (e non un monologo) tra persone, perché dietro ogni PC, dietro ogni avatar ci sono persone in carne ed ossa.
Anche se la comunicazione del vino di un territorio è un processo lungo e faticoso alcuni dei produttori dell’Associazione Aglianico del Taburno seguivano il dibattito anche tramite twitter e a proposito di wine 2.0 alcune cantine hanno anche partecipato alla cena/incontro/degustazione di Vinix, l’importante Wine&Food Social Network, durante il quale si sono incontrate dal vivo persone già conosciute on line.
Assolutamente ”non muti“ dunque, ma disponibili scambiare idee sia dal vivo che attraverso la rete per raccontare il territorio e i vini del Taburno che se vissuti si raccontano da sé, ma nel mondo virtuale necessitano di parole che possano suscitare attenzione e interesse.
 

L’Associazione Aglianico del Taburno, del resto tira un bilancio certamente positivo dell’esperienza veronese che, secondo le dichiarazioni della presidente Patrizia Iannella – “ha fatto di nuovo respirare un’aria frizzante dopo un paio di anni di stagnazione. Molti contatti interessanti con buyers stranieri e operatori italiani spesso stupiti dalla bontà e dall’originalità dei nostri vini. Certo non vuol dire che tutto è risolto, tutt’altro!”
Mentre dal mercato globalizzato arrivano segnali che incoraggiano le associazioni di produttori a fare gruppo ”Col passare del tempo” – segnala il vicepresidente Lorenzo Nifo – “sembra che la parola ASSOCIAZIONE ci lega quasi sempre solo per delle opportunità e non perché si crede fino in fondo a quello che è il vero senso dell’essere associato. Per stare insieme dobbiamo imparare a giocare a carte scoperte!”
Insomma si torna a casa con tanto lavoro da fare, nell’associazione, in vigna e nella comunicazione, per rafforzare l’identità del marchio Aglianico del Taburno e del nostro territorio.
Basta crederci e collaborare con chi ci crede.

 

 

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