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POLITICA

‘Associazionismo o società civile: chi si candida non è credibile’

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E’ piuttosto articolata la riflessione che Alessio Masone, cofondatore della Rete Arcobaleno a Benevento, elabora a beneficio dell’illustrazione dell’atteggiamento che questa porzione d’elettorato nutrirà verso le consultazioni amministrative di metà maggio.
 

“L’avvento del XXI secolo coincide con la fine delle opportunità promosse dai sistemi di scala applicati ai processi economici e alle organizzazioni sociali. Ne consegue un crollo del centralismo produttivo, quello che aggregava le grandi aree metropolitane, che porta con sé anche un crollo del centralismo ideologico: oggi, le province e la filiera corta sono portatrici di un nuovo modello di sviluppo che, diffusamente e in modo reticolare, è capace di nuova occupazionalità, redistribuzione del reddito, coesione sociale e tutela ambientale.
 

Come i territori, fino ad oggi periferici ai grandi centri urbani, sono ormai attori del cambiamento, così il cittadino è capace di cambiamento dal basso. Questo non consiste nelle associazioni e nei comuni cittadini che prendono il posto degli assessori. Il cambiamento dal basso comporta che il cittadino mettendosi in discussione negli stili di vita, realizzando pratiche quotidiane responsabili, modifica il sentire comune della popolazione: visto che gli uomini politici, ma anche i corrotti, gli arrivisti e i criminali sono parte integrante della stessa popolazione (comprano nei nostri stessi supermercati, frequentano i nostri stessi luoghi di villeggiatura), questi individui assorbiranno un cambiamento nel proprio sentire”. E’ da questa premessa, invero molto ottimistica nei risultati, che deriva il consequenziale assunto per cui “la Rete Arcobaleno considera che l’esito delle prossime consultazioni amministrative non sia rilevante in quanto tutte le forze candidate sono accomunate da un omologante e superato modello di sviluppo che vorrebbe Benevento sempre più simile a quelle grandi aree metropolitane ormai fallimentari anche in termini economici. In questo contesto, anche lo stesso indagare su un’eventuale incoerenza dei candidati che si spostano da uno schieramento all’altro diventa superfluo”.
 

Tutto si tiene pure sotto il profilo dell’eventuale rappresentatività, allora: “La Rete Arcobaleno non prevede che qualcuno dei suoi membri si candidi alle prossime consultazioni amministrative. Se qualcuno, proveniente dal mondo dell’ambientalismo e del volontariato collegato alla nostra rete, vorrà candidarsi, lo farà a titolo personale e determinando una propria scelta di campo. Nell’attuale contesto sociale, chiunque, proveniente dall’associazionismo, si candidi porterebbe solo credibilità a un modello di democrazia rappresentativa che non ha più senso di esistere”.
Anche l’utopica ricerca di qualcosa che si muova dalla gente e trovi sbocco nelle istituzioni lascia freddi: “Consideriamo fuorviante, nel secolo del cambiamento dal basso, – commenta Masone – ipotizzare che una lista di candidati possa esprimere la società civile. Sebbene possa sfuggire ai molti, stiamo attraversando un cambiamento epocale: se navighiamo nel web, quello indipendente e biodiverso, non quello delegato ai social network, possiamo appurare che esistono fermenti rappresentativi di una nuova cittadinanza responsabile, quella che, capace di cambiamento, mette  in pensione quegli intellettuali che, dediti prevalentemente alla delega, nella fruizione di giornali, di teatri e di musei, anche quando credono di protestare, risultano custodi dello status quo”. E per non creare… partigianerie e lasciar fuori nessuno Masone ricorda che “una società civile proporzionata al XXI secolo, non delegando agli altri la responsabilità politica e penale di un malessere collettivo, non si riconosce neanche nei giustizionalisti che, disinteressati a proporre un modello di sviluppo alternativo, a volte, appaiono interessati solo a guadagnarsi credibilità a spese degli altri, tra l’altro, con un’aggressività incoerente con il bene comune. I portatori di cambiamento, impegnati in prima linea, nel fare in prima persona, nelle emergenze rifiuti, nella filiera corta, nel commercio equo e solidale, nell’acqua pubblica, nell’inclusione sociale, nell’integrazione degli immigrati, esprimendo un nuovo sentire collettivo che riflette nella pratica quotidiana una coerenza con ogni aspetto del bene comune, mettono in pensione anche un antiquato associazionismo fatto di retorica e di presenzialismo”.
 

Un ultimo passaggio è riservato alle donne: “La Rete Arcobaleno, grazie all’apporto di Art’Empori, considera come tassello fondamentale del cambiamento dal basso quel sentire femminile che, nonostante l’omologazione in corso, si differenzia ancora da quello maschile. Mentre qualcuno ancora promuove le quote rosa, dando per scontato che il modello da perseguire sia quello maschile, noi riscontriamo nel pensiero della differenza femminile, come in altre forze finora minoritarie, una risorsa immunitaria in risposta al crollo del modello culturale occidentale che è stato sempre permeato dal sentire maschile. Se epurato da millenni di condizionamenti del pensiero unico, il mondo femminile, lontano dalla scena pubblica, portatore di cooperazione, solidarietà e cura, può aiutarci a comprendere che il mondo si trasforma realmente tramite le emozioni quotidiane e non tramite gli eventi calati dall’alto”.  

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