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CULTURA

‘Resto della mia idea: è una presa in giro preelettorale’

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Il botta e risposta avente ad oggetto la neonata creatura dell’assessorato alla Cultura del Comune di Benevento – l’etichetta discografica “Fermenti” e la talent list ad essa collegata – inaugurato ieri prosegue oggi con la replica di Jean Pierre El Kozeh ad Ernesto Razzano, che aveva difeso la bontà del progetto dalle critiche del primo.
***
“Ernesto Razzano è indubbiamente una delle persone di Benevento che maggiormente stimo per competenza, entusiasmo e attenzione al contesto musicale e questa mia opinione non sarà neanche minimamente scalfita dalla sua risposta alla mia recente nota.
D’ altro canto mi spiace che abbia sentito l’obbligo di replicare a considerazioni e critiche rivolte non all’ idea in se ma a chi ha, a mio avviso, tentato di strumentalizzarla a fini di propaganda politica.
Innanzitutto rende sospetta la coincidenza del lancio, come del resto lo stesso Razzano riconosce, con la scadenza elettorale imminente e comunque, pur volendo ascrivere questa coincidenza a delle necessità progettuali (non capisco però perché non si sia potuto appunto attendere due mesi in più), sono ben altre e più sostanziali le ombre che, purtroppo, si delineano su questa iniziativa che, se realizzata con i dovuti crismi, sarebbe encomiabile.
E’ probabile che, come dice Razzano, io sia poco informato ma le informazioni che ho sono quelle in possesso di qualsiasi normale cittadino e cioè quelle desunte dagli organi di informazione e dalla lettura del bando.
E queste fonti pubbliche parlano chiaramente di “etichetta discografica” e cioè, al di là del fatto che sia essa multinazionale o indipendente e sulla cui differenza mi spiace sentir discettare Razzano per luoghi comuni, di una vera e propria azienda con requisiti ben chiari ed inequivocabili come quelli di essere capace di assolvere – prima ancora del processo produttivo che viene ormai realizzato egregiamente dagli artisti stessi – a funzioni di distribuzione, marketing e comunicazione.
Ora, per fare questo in maniera seria servono personale e soldi e non le semplici rassicurazioni di Razzano!
La domanda è quindi: essendo il Comune un ente pubblico questi soldi li ha impegnati su uno specifico capitolo di spesa o con delibera o, altrimenti, c’è comunque un atto pubblico che dice che questi soldi ci sono? Se la risposta è no è evidente che non si sarebbe mai dovuto parlare di etichetta o, al massimo si sarebbe dovuto dire “ci piacerebbe fare un’ etichetta discografica ma sul come e quando si vedrà…”.
La verità è che oggi i soldi non ci sono e questo è il motivo per cui affermo che ci troviamo di fronte ad una presa in gito preelettorale.
E se dico questo non mi si può imputare di offendere i giovani artisti che invece tento di tutelare e a cui, come uno specchietto per le allodole, si sta tentando di spacciare per “etichetta” quello che è, invece, semplicemente un bando di concorso artistico (come ce ne sono tanti in Italia) che per premio finale prevede la produzione e stampa di un disco in mille copie (invece che un contratto discografico come dovrebbe essere se l’ etichetta ci fosse davvero).
E’ questo gioco degli equivoci che trovo spregiudicato – ancor più perché fatto sulla pelle di giovani e giovanissimi – pur essendo convinto della buona fede di chi, come Razzano, ha probabilmente con entusiasmo gettato il cuore oltre l’ ostacolo prestandosi inconsapevolmente ai giochi della politica che, purtroppo, sempre franca (uso non a caso questo aggettivo tanto caro ad Ernesto) non è.
Al contrario dei sentimenti di profonda disistima che provo nei confronti dei politicanti da propaganda (ancor più se giovani) nessun dubbio, quindi, sulla buona fede degli ottimi musicisti coinvolti nella commissione o di Razzano che però prego di non dispensare consigli che è poi lui unico a non seguire.
Sostanzi di contenuti i progetti, li strutturi adeguatamente e verifichi – trattandosi nella fattispecie di un ente pubblico – che esistano le preventive adeguate coperture finanziarie prima di prendere parte a conferenze stampa proclamatorie: altrimenti è legittimo pensare che invece di etichette si possa trattare di patacche”.

 

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