Salute
Paziente al San Pio per una visita, la lettera di replica al direttore Ferrante
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di replica del signor Francesco Dragotta, autore del video postato sulla sua pagina Facebook che ha determinato la reazione di molti cittadini internauti sulla possibile presenza, rivelatasi infondata, di un caso sospetto di Coronavirus all’Ospedale San Pio di Benevento e sul quale il direttore generale Ferrante ha annunciato di sporgere denuncia.
Nella lettera il signor Dragotta racconta il percorso che ha effettuato insieme a suo figlio tra le strutture sanitarie cittadine per chiedere che fosse visitato per una patologia urinaria.
Nell’evidenziare che da parte della testata Ntr24 non c’è stato alcun accostamento tra il video del signor Dragotta e l’errata interpretazione di molti internauti sulla presenza di un caso di influenza da Coronavirus all’Ospedale San Pio, riportiamo di seguito la lettera integrale a firma di Francesco Dragotta.
“Nella giornata del 24 febbraio 2020 siamo andati al Fatebenefratelli al Sacro Cuore di Gesù, al P.S. dopo aver chiesto una visita per una possibile infezione urinaria o colica renale, hanno detto a mio figlio di fare le urine, gli hanno chiesto i dati anagrafici e come hanno sentito che eravamo Milanesi, l’operatrice sanitaria al Triage, dopo essersi consultata con qualcuno del personale, ci ha cacciato dicendo che siccome eravamo di Milano e forse il ragazzo ha la febbre, loro non erano preparati e che dovevamo andare al Rummo. Preciso che: dal P.S. ci hanno messo in una stanza dello stesso, dove vi erano due letti, dove l’infermiera ne aveva assegnato uno a mio figlio e uno a me, dove la stessa infermiera aveva messo sotto l’ascella di mio figlio e alla mia, due termometri per misurare la febbre e dove io presentavo 35 g. e mio figlio 36 e qualcosa.
Quindi senza nessuna qualsivoglia linea o lineetta di febbre eppure nelle dimissioni avvenute il 27 Febbraio alle ore 13:00 circa vi era scritto falsamente che mio figlio aveva la febbre!
Ci siamo portati al Rummo San Pio di Benevento, abbiamo detto che il Fatebenefratelli, ci ha mandato al Rummo, che aveva come sintomi, una possibile infezione urinaria o una colica renale, rispondendo alle loro domande per i dati anagrafici e anche in questo caso come hanno sentito che eravamo Milanesi, ci hanno spostato in un angolo esterno opposto da dove eravamo entrati al triage, trovando il tutto strano e avendo a quel punto filmato perché l’operatrice sanitaria dopo avermi domandato perché sudavo, diceva a me e a mio figlio che eravamo potenzialmente positivi senza una rilevanza scientifica, senza un esame che ne attestasse la cosa assurda.
Mio figlio è malato da circa il 7 Febbraio 2020, gli hanno trasferito la sede di lavoro da San Salvatore Telesino a Napoli, lui è di Milano e non conoscendo la città di Napoli, partiva nei giorni precedenti al 7 Febbraio alle 05:00 di mattina dalla stazione di Telese Terme per andare a Napoli, si è buscato dal freddo una influenza e si è aggravato con una possibile infezione urinaria, quindi nulla a che fare con i sintomi legati al Covid 19.
È stato a Milano dal 27 Dicembre 2019 al 05 Gennaio 2020. Se la matematica non è un’opinione, dal 5 Gennaio + 14 giorni arriviamo al 19 Gennaio, lui si è ammalato il 7 Febbraio circa, ma siamo andati in ospedale il 24 Febbraio, lo hanno ricoverato fino al 27 Febbraio senza che gli hanno fatto nessun tampone, anzi la responsabile del reparto infettivo aveva assolutamente negato che gli avrebbero fatto il tampone e che non era lì per il Covid 19, mentre al P.S. era tutto l’opposto. Solo nella mattinata del 27 Febbraio alle 06:30 gli hanno fatto il tampone e che contraddice ciò che aveva assicurato precedentemente la dottoressa, ma la cosa più assurda, intorno le ore 10:30 del mattino dello stesso 27 Febbraio, il primario del reparto e un dirigente sanitario, volevano parlare con me, io ho pensato che volessero aggiornarmi sulle condizioni di mio figlio, invece mi hanno redarguito sul video pubblicato, divenuto virale e imponendomi di fare una pubblica smentita, insomma non vi è stato per nulla un corretto interessamento del paziente ma si preoccupavano del video.”
Dragotta Francesco