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La Corte dei Conti condanna gli ex amministratori del Consorzio rifiuti Bn1

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“E’ in corso da diversi mesi la vertenza dei lavoratori dei Consorzi Rifiuti che dopo varie manifestazioni e innumerevoli incontri tra Prefettura, sindacati, amministratori dei Comuni, della Provincia e della Regione, non sono ancora riusciti neppure a capire perché sono rimasti senza lavoro e dovrebbero sperare solamente che sia loro concessa la Cassa Integrazione”, scrive il presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, in una nota diffusa agli organi di stampa. Che così prosegue: “Infatti, i dipendenti degli altri Consorzi della Campania sono tuttora al lavoro in attesa di assunzione presso le società provinciali o altre aziende pubbliche che si occupano di raccolta e trattamento dei rifiuti, con grande soddisfazione per i sindacati che li assistono. Perché ai lavoratori dei consorzi sanniti è stato riservato un trattamento diverso? Il loro licenziamento è stato disposto dai Commissari liquidatori dei Consorzi Benevento 1, 2 e 3 per “crisi aziendale” una formula davvero strana che avrebbe colpito solo questi enti nella provincia di Benevento mentre gli altri in tutto il territorio regionale sarebbero consorzi sani”. La spiegazione dell’arcano, secondo Corona, risiederebbe nel “disavanzo accumulato dai consorzi imputabile ai comuni che non hanno pagato le quote, ma questa argomentazione viene nettamente contestata dalla Corte dei Conti con una decisione davvero interessante che però finora nessuno ha voluto commentare.

Si tratta della sentenza n. 2886 del 21 dicembre 2010, in tema di ‘Responsabilità per inefficiente, irregolare ed illegittima gestione del consorzio di bacino ‘Benevento 1’ con la quale i giudici contabili hanno condannato gli ex amministratori di tale ente, Cerulo Giovanni, Fusco Luigi, Farina Raffaele, Sabioni Attilio e Vessichelli Domenico, tutti difesi dall’avvocato Umberto Del Basso DE Caro, a pagare di tasca 430.941,68 euro a favore del Consorzio Rifiuti Bn1 e/o della subentrante Provincia di Benevento”.
Secondo la Corte dei Conti, dunque, “il consorzio si sarebbe limitato a gestire la discarica di Piano Borea sino alla sua chiusura, avrebbe proceduto alla raccolta di talune tipologie di rifiuti solidi urbani ….in uno soltanto dei 37 comuni consorziati (Comune di Sant’Angelo a Cupolo) e avrebbe, in ogni caso, gestito l’attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti in modo inefficiente, irregolare ed illegittimo, conseguendo consistenti perdite di bilancio negli esercizi 2004, 2005, 2006.”
I giudici contabili hanno “riconosciuto che gli altri Comuni partecipanti al consorzio hanno prevalentemente affidato il servizio di raccolta e smaltimento ad imprese private mentre solo taluni hanno svolto il servizio con mezzi e risorse proprie”, ma hanno stabilito che gli amministratori di quel Consorzio non potevano nascondersi dietro la cattiva gestione ereditata perché avevano il potere di costringere i comuni a pagare le quote associative e ad usufruire dei servizi del Consorzio che aveva mezzi e uomini sufficienti.
Tra le svariate irregolarità segnalate dalla Corte dei conti “figura la nomina con reiterate proroghe a direttore generale di una persona priva dei requisiti statutari: il sig. De Bellis ragioniere del Comune di San Nicola Manfredi” tuttora in servizio.
La Corte dei conti ha quantificato il “danno erariale da disservizio prodottosi in complessivi € 430.941,68 prendendo a parametro le indennità percepite dai membri del consiglio di amministrazione convenuti e precisamente (€ 368.966,96) e gli emolumenti erogati al De Bellis tra il 1° gennaio 2004 ed il 31 dicembre 2007 (€ 61.974,72).”
“E’ interessante a tal proposito – rileva Corona – notare l’ammontare di tali compensi che gli amministratori si liquidavano nonostante il Consorzio svolgesse una attività estremamente limitata.
Sarebbe interessante sapere che cosa ne pensa di questa sentenza l’attuale Commissario liquidatore del Consorzio Rifiuti Bn 1, perché anche lui non si sarebbe dovuto limitare a percepire un compenso di almeno 5.000 euro al mese per registrare lo stato di crisi, ma avrebbe dovuto recuperare dai comuni le quote non versate ed imporre, anche all’ASIA l’utilizzo dei lavoratori del Consorzio. Ora i 430.000 euro che gli ex amministratori del Consorzio Bn 1 devono versare insieme ai crediti non ancora recuperati e ai compensi inutili al direttore e al Commissario liquidatore, possono consentire la riassunzione dei lavoratori licenziati da utilizzare per la raccolta dei rifiuti presso i comuni e l’ASIA che invece ancora spendono i soldi dei contribuenti per gli incarichi alle ditte private e i contratti a termine”.
Altrabenevento ritiene, infine, che “alla luce di questa sentenza della Corte dei Conti si rende ancora più necessaria una indagine della Procura della Repubblica di Benevento sulle strane ragioni che hanno determinato il licenziamento dei lavoratori di Consorzi Rifiuti di Benevento contrariamente a quelli degli altri consorzi campani”.

In allegato la sentenza integrale.

Fonte sentenza | www.contabilita-pubblica.it

 

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