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POLITICA

Genova per noi, che siamo in fondo alla Campania

La vittoria alle amministrative dimostra che lo schema Schlein funziona, che il centrosinistra unito vince. Una vittoria che mette il centrosinistra nelle condizioni di puntare alle regionali con l’ambizione di dare la prima vera spallata a Meloni e alla destra in vista delle politiche. Uno come De Luca, con la sua storia, non può cedere alla tentazione di compromettere questa prospettiva

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Il centrosinistra modello Schlein ha stravinto le elezioni amministrative e può ragionevolmente puntare alle regionali d’autunno con l’ambizione di dare la prima vera spallata al governo Meloni e al centrodestra in vista delle politiche. A patto, evidentemente, che prevalgano le ragioni dell’unità.
Ha vinto a Genova, strappandola al centrodestra dopo otto anni, ha vinto a Ravenna e probabilmente vincerà a Taranto, dove ha sfiorato il 40 per cento. Ma ha vinto praticamente ovunque, anche in Campania.

A Casavatore la maggioranza degli elettori ha scelto l’avvocato 37enne Fabrizio Celaj, a Marigliano ha vinto invece Gaetano Bocchino, a Nola Andrea Ruggiero, con il sostegno di una maxi coalizione civica a trazione progressista, e a Giugliano, terza città della regione, ha prevalso Diego D’Alterio, candidato del Pd e del campo progressista sostenuto da Mario Casillo e Lello Topo. Solo a Volla la partita si deciderà al ballottaggio.
Anche laddove, come a Margiliano e a Nola, sulla carta il campo largo non c’era, hanno prevalso in primo luogo i riferimenti e le forze di centrosinistra.

Ripercorrendo i passaggi amministrativi di questi ultimi due anni scopriamo che l’asse Pd- 5Stelle Avs allargato ai centristi gioca per vincere e molto spesso ci riesce. Insomma, lo schema Schlein funziona ed è lo schema su cui si sta lavorando da oltre un anno proprio per le regionali, sulla base di un accordo nazionale che nessuno mette in discussione, al di là dei tatticismi di Giuseppe Conte, i se e i ma di Carlo Calenda.

Il 4 a 1 appare alla portata. In Puglia e in Toscana la vittoria si dà per scontata, nelle Marche è possibile e persino probabile. Venendo alla Campania tutti i sondaggi dicono che il centrosinistra vincerebbe a mani basse persino senza i centristi. L’ultimo sondaggio Winpool per Arcadia ci dice che un centrosinistra formato ridotto, costituito da Pd, 5Stelle e Avs, sfiorerebbe il 50 per cento, mentre il centrodestra unito non andrebbe oltre il 37.

Certo, se De Luca dovesse decidere di rompere e di puntare su una propria coalizione indebolirebbe innanzitutto il centrosinistra ma appare molto complicato immaginare una vittoria del suo terzo polo, tanto più in ragione del fatto che nessuna delle forze politiche di centro si è detta disponibile a seguire eventualmente il governatore sulla via della rottura. Italia Viva ha chiarito che con o senza De Luca resterà nel campo progressista in ossequio agli accordi nazionali definiti, stesso discorso per i Socialisti, e persino il gruppo dirigente di Azione spinge apertamente per l’unità di tutte le componenti. Questo significa che De Luca non è nelle condizioni di spaccare il campo progressista, tutt’al più potrebbe puntare ad arruolare singoli consiglieri e riferimenti ma in pochi lo seguirebbero senza certezze.
Tirando le somme, dunque, scegliendo di rompere De Luca potrebbe concedere qualche chance al centrodestra ma molto difficilmente potrebbe puntare a vincere. Nel migliore dei casi farebbe perdere il Pd.

Siamo convinti che non accadrà per una banale motivazione. De Luca è tante cose ma è innanzitutto la sua storia. Quella di un grande leader, che ha attraversato i decenni da protagonista, che ha fatto la storia della sua città, della sua provincia e quindi della Campania.

De Luca è probabilmente il più autorevole riferimento del panorama progressista meridionale ed è certamente un servitore delle istituzioni. Uno come lui, con quella storia alle spalle, non può assumersi la responsabilità di mettere in discussione la vittoria del centrosinistra in Campania nel momento in cui si determinano le condizioni per una spallata alla destra di Meloni che aprirebbe la strada per una vittoria alle politiche. Uno come lui non può decidere di compromettere questa prospettiva per il sol gusto di far perdere il suo partito, perché quella storia verrebbe macchiata. E se a una certa età la storia vale più del potere, per De Luca salvaguardare la storia vuol dire alimentare nuove prospettive di potere. Perché signori, a prescindere dal destino del Casato, ovvero del figlio, De Luca ha tutte le carte in regola per assumere qualsiasi incarico di governo nella prossima legislatura.

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