POLITICA
Il voto ad Avellino e le affinità con Benevento: aree interne sempre più civiche. O sole?

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Avellino e Benevento: più le affinità che le divergenze. Sulla poltrona più prestigiosa del Capoluogo irpino siederà – per la prima volta – una donna. E già questo è un fatto. Andava rimarcato. Ma Laura Nargi è anche un apolide della politica. Non ha tessere in tasca. Non più da quando ruppe con il Partito Democratico.
E dunque: né centrodestra, né centrosinistra. Come accade a Benevento con Mastella, Avellino resta fuori dagli schemi che governano palazzo Chigi e palazzo Santa Lucia. Le due province che più soffrono lo strapotere delle principali realtà campane si isolano anche dal punto di vista politico. Messa così non suona bene, perché negarlo. Ma non è detto sia per forza un male: l’autonomia di azione è carta da far pesare sul tavolo delle prossime regionali. E non soltanto su quello.
Ma intanto occorre resistere, lavorare di diplomazia. Mastella ne ha fatto un’arte, tirando spesso la corda ma senza mai spezzarla. Né con Roma né con Napoli. La Nargi farebbe bene a seguirne l’esempio, pure per smarcarsi di qualche centimetro dall’ombra del suo predecessore: amministrare è cosa diversa da vincere.
Altra analogia è data dalle sventurate sorti del Pd. Terza elezione amministrativa persa per i Dem ad Avellino. Persino peggio di Benevento dove il conto è fermo – per ora – a due. I cugini sanniti avevano almeno l’attenuante di un centrosinistra diviso, monco dei cinque stelle. Attorno ad Antonio Gengaro invece c’erano tutti, c’era il campo largo. Non è bastato. All’ennesima sconfitta farà seguito l’ennesima ripartenza. Ma se continueranno a giocare gli stessi difficile immaginare che il risultato possa mutare. Qualcuno avvisi il Nazareno: “Ehi Elly, abbiamo un problema”.
Suona il “De Profundis” pure sull’altra sponda del fiume. Proprio come nel parlamentino beneventano, nel Consiglio Comunale del capoluogo irpino non saranno presenti i simboli di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Un fallimento che ha tanti padri e un’unica soluzione: azzerare, anche qui. Perché questo è il messaggio che gli elettori delle due Città delle aree interne da oltre dieci anni inviano alle segreterie. Vogliono il cambiamento, non il passato.
E se nessuno ascolta nulla cambierà. E noi resteremo civici. O soli?