Opinioni
“Le cose a cui un concerto di Nino d’Angelo può assomigliare”
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Da un post sui social dello studioso di filosofia, il beneventano Guido Bianchini, pubblichiamo una riflessione in merito al concerto di Nino D’Angelo ieri sera a Benevento Città Spettacolo.
Le cose a cui un concerto di Nino d’Angelo può assomigliare:
- Una rieducazione linguistica: se le maestre elementari di un tempo, soprattutto nei quartieri popolari, insegnavano forzatamente ad abbandonare il dialetto perché la cultura passa per l’italiano, il maestro Nino fa l’opposto: sbandiera il napoletano come lingua madre, usa l’italiano a supporto con parsimonia, e fa riscoprire determinate sfumature linguistiche, prima che sonore, spesso dimenticate, attraverso un processo di ritorno alle origini attraverso parole ed espressioni arcaiche, usate da nonni e nonne che sanno di familiarità perduta;
- Una lezione di popolarità, senza populismo: popolo è la parola con cui arringa la folla, anche se non è in campagna elettorale, perché sa che le sue canzoni parlano a quella fetta di popolazione, semplice, umile e spesso poco “studiata”. Quella marea umana il cui peso è valutato spesso solo in cabina elettorale e invece esiste ogni giorno, ha sentimenti, aspettative una determinata visione del mondo, veicolata dalle sue canzoni. Gente rintanata nei propri rioni di case popolari che ieri si è riappropriata del centro città, senza sommosse, questue e piagnistei, ma divertendosi e dando voce ai propri valori, spesso denigrati con spocchia da quelli con le presunte “scuole grosse” fatte male;
- Una rieducazione sentimentale: Nino canta l’amore eterno: quello che travolge da giovani e dura una vita. Ci sarebbe da ridergli in faccia, visti i disastri sentimentali dei nostri tempi e invece lui fornisce le prove che favole simili sono possibili. Canta con sullo sfondo il filmino del suo matrimonio, come se invitasse tutti a casa sua e regala speranze, illusioni e voglia di innamorarsi a piene mani. Forse in nottata l’indice di natalità del Sannio sarà aumentato improvvisamente, lo scopriremo soltanto tra 9 mesi…;
- Una lezione di extra-moralità: per un arci-napoletano come Nino è inevitabile parlare di Maradona. Non lo fa da accattone come molti continuano a fare; è un uomo sinceramente in lutto per la perdita di un amico. E da amico parla e canta il Diego uomo, non manca di condannarne gli eccessi, ma non può non sottolinearne la profonda umanità, la sensibilità popolare e con essa spiega, meglio di qualsiasi editorialista di maniera, il connubio simbolico e ideale con Napoli, ben oltre i trionfi calcistici;
- Una lezione geopolitica: sembra un’iperbole, visto l’abuso di questi tempi e invece le sonorità di Nino testimoniano, più di tante parole che l’autentica meridionalità italica ha poco a che fare con l’Europa schiava dell’iper-produttività, ma ritmi di vita e non solo musicali vicini al Magreb e ai Balcani, ha il furore viscerale di una donna tarantola che si muove senza freni in abiti gitani o di una voce sincopata che sembra esprimersi in un napoletano prossimo all’arabo e lontano anni luce dall’inglese globale. Un viaggio che per un paio d’ore ha reso Benè provincia di Algeri, donando o semplicemente riportando in luce la forza catartica dei popoli del sud del mondo.
(Guido Bianchini)