POLITICA
‘Gli esami come occasione per riflettere sul mondo della scuola’

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“Oggi, come è noto, circa 500mila studenti in tutta Italia affrontano la prima prova degli esami di maturità. Vorrei “approfittarne” per porgere loro i miei auguri, gesto che potrebbe sembrare irrituale da parte di un esponente politico, ma che in realtà lo è meno di quanto non appaia.
Perché quella di oggi – scrive il segretario provinciale di Italia dei Valori, Francesco Zoino – può e deve essere anche l’occasione per riflettere sul presente e sul futuro della scuola pubblica. Sul ruolo che riveste all’interno del sistema democratico e della società. L’istruzione, questo bene comune dal valore incalcolabile, è finita sotto attacco da troppo tempo, dal momento che il quasi ventennio berlusconiano, culminato nella cosiddetta riforma targata Gelmini, ha rappresentato il non plus ultra del piano di smantellamento della scuola. Tagli indiscriminati agli organici dei docenti, dei tecnici e del personale Ata, inefficacia degli adeguamenti salariali nei contratti, stop alle assunzioni dovute degli insegnanti precari, laute concessioni di finanziamento alle scuole private. Provvedimenti che non solo hanno indebolito e quasi svuotato di prestigio la figura dell’insegnante (con effetti negativi di enorme portata visibili a tutti), ma hanno condotto al sovraffollamento delle classi, alla dispersione dell’attività didattica, al deterioramento delle strutture scolastiche, all’impoverimento graduale e generale dell’offerta formativa pubblica.
Come più volte segnalato dalle sigle sindacali di categoria, dalle proteste dei docenti, dal movimento studentesco, la scuola italiana avrebbe necessità di una riforma concreta, di una trasformazione reale, non di una politica aggressiva fatta di drastiche riduzioni di fondi e soppressione di posti di lavoro, chiuse nell’involucro di una concezione quasi “classista” dell’istruzione. Avrebbe bisogno di norme ispirate a principi opposti, peraltro ampiamente previsti nella Costituzione, e articolate in un disegno complessivo che dovrebbe mettere al centro lo studente, in modo da seguire le sue esigenze e farsi carico delle sue difficoltà, restituire energia e dignità ai professori, dare maggiore efficienza all’operato di presidi troppo preoccupati dei bilanci invece che dei programmi, permettere l’ammodernamento, l’ampliamento e la diversificazione dei complessi scolastici. Passi di certo non semplici, ma indispensabili per un vero piano di rilancio della scuola che, ad ogni modo, impiegherà molto più che un anno o due di governo per dirsi concluso.
E tuttavia, per quanto il processo di riforma della scuola – tanto annunciato quanto disatteso per decenni – possa essere lungo, contorto e accidentato, non se ne potrà fare a meno ancora per molto. Se si vuole che la nostra democrazia abbia cittadini informati e istruiti, se si vuole dare realtà all’astratto principio che riassumiamo nelle parole “diritto all’istruzione”, se si vuole che un paese non rimanga sistematicamente impaludato nelle sabbie della propria immobilità sociale, economica e culturale”.