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Sindacati

Scuola, la Cgil: “Ancora prove di dimensionamento senza risultati”

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“A riprova che il dimensionamento scolastico non è un problema di categoria, ricordiamo che nelle linee guida della Regione Campania, quando si elencano gli attori tra cui va condiviso il processo, tra gli altri si indicano “le Confederazioni e le Organizzazioni sindacali del comparto scuola”. Così in una nota la Cgil di Benevento.

“Come si può parlare di istruzione e non pensare che il suo successo dipenda non solo dai lavoratori della scuola, dagli studenti, dai genitori, ma anche da strutture, sicurezza, mense, servizi, trasporti, viabilità, denatalità!

La CGIL – prosegue la nota – è convinta che bisogna andare oltre: bisogna parlare anche di Lavoro, come, ancora una volta, lo fa con il recente documento “Il Lavoro si fa strada”, con il quale si è avviato un ampio dibattito all’interno della più grande e antica organizzazione sindacale italiana. Facile farne comprendere le ragioni, in particolare quando si parla delle zone interne e desertificate, come è il territorio sannita. La denatalità, ad esempio, non è un castigo divino da cui non ci si può difendere, ma frutto di scelte politico-economiche che impediscono alle genti e, soprattutto, ai giovani di progettare un futuro di vita da realizzarsi nel Sannio. Dunque, al tavolo provinciale sul dimensionamento della rete scolastica, avviato lo scorso settembre dal Presidente della nuova compagine che governa la Provincia di Benevento, si è ripetuto lo scenario degli ultimi quattro anni: lasciamo tutto come sta in attesa di quei cambiamenti improcrastinabili per la sopravvivenza stessa del territorio sannita, che non si possono determinare con scelte del tavolo, ma che vanno assunte in altri contesti, Conferenza Stato-Regioni, Governo, Parlamento.

Il Dimensionamento – spiega – della rete scolastica non va vissuta come una mera incombenza di riorganizzazione numerica che si riduce ad un attoamministrativo. Non deve essere così. Le scuole devono essere coinvolte, le scelte devono farsi carico della complessità dei territori e devonomettere al centro un’idea di scuola al servizio della popolazione e non riguardare esclusivamente dati numerici. Ancora una volta ci è sembrato scellerato proporre ulteriori accorpamenti finalizzati di evitare ulteriori scuole sottodimensionate, mentre ancora nelle Istituzioni scolastiche normo-dimensionate non vengono assegnati il Dirigente scolastico ed il Direttore dei servizi generali e amministrativi: l’IC di San Bartolomeo in Galdo, ad esempio, da 7 anni non ha un dirigente titolare pur essendo una scuola normo-dimensionata! L’impegno assunto al tavolo è stato quello di realizzare una conferenza delle Province delle aree interne (da Bergamo a Belluno, da Cosenza e Benevento) con l’idea di mettere a fattor comune le problematiche sin qui elencate e rappresentarle con la forza del collettivo a livello nazionale.Prima il lavoro che non c’è e, quindi, l’impegno dello Stato nel garantire “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Questo deve tradursi in un radicale cambiamento dell’intervento statale per rinnovare e rinvigorire il tessuto economico di questi territori, per garantirne lo sviluppo in tutti i settori, da quello agricolo a quello imprenditoriale, da quello artigianale a quello commerciale. Come non pensare che queste nuove occasioni di sviluppo non passino per un riprogettato sistema di infrastrutture materiali ed immateriali, con risorse appostate per riequilibrare il gap che da troppo tempo vede i territori delle zone interne penalizzati? Quindi, non solo scuole accoglienti e sicure, ma un sistema di trasporti che sia funzionale agli orari scolastici, con viabilità non da terzo mondo e autostrade telematiche che eliminino anche ildigital divide che è un ulteriore elemento di penalizzazione.

Dovremo convincere i decisori politici – sottolinea la sigla sindacale – a determinare il cambiamento nelle posizioni assunte al tavolo della Conferenza Stato-Regioni, per realizzare la modifica dell’attuale normativa, che risolva le difficoltà delle province interne. Parametri uguali per tutto il territorio nazionale non possono essere applicati per attribuire organici, dirigenti e risorse a realtà completamente diverse: si deve poter tener conto che la provincia di Napoli ha la densità abitativa 20 volte superiore a quella della provincia di Benevento, che l’orografia, la viabilità, i trasporti non sono tra loro paragonabili. L’attribuzione delle risorse (organici e dirigenze) dovrà essere demandata a scelte da realizzarsi nel territorio, flessibilmente, in modo da poter avere un’Istituzione scolastica di 1.500 alunni che compensi il mantenimento dell’autonomia e della dirigenza ad una scuola di montagna con 300 alunni.

Nessuna scuola deve rimanere priva di DS e DSGA evitando come cosa sommamente negativa l’esistenza di una Istituzione Scolastica da affidare inreggenza, anche assicurando la copertura effettiva di tutti i posti (quelli già coperti, ma i cui dirigenti risultano in distacco presso il Ministero, l’USR, il sindacato, o l’aspettativa per mandato parlamentare o come amministratore in Enti locali) e ragionando su modifiche legislative che prevedano l’utilizzo di Dirigenti in quiescenza, come già previsto per gli esami di maturità e per i comitati di valutazione per i docenti, con un costo equivalente ad una reggenza, con l’obiettivo di assicurare alla scuola un riferimento certo, non un Dirigente scolastico part-time. Decidendo in loco e senza parametri strettamente numerici, ma utilizzando con flessibilità le risorse attribuite alla provincia, si potrà consentire che esista una classe di 10 alunni in una realtà isolata in cui, chiudendo quella scuola, scompare l’unico presidio culturale di quel territorio. In attesa che questo necessario cambiamento si realizzi, nessuno deve rimanere inerte. È necessario l’impegno delle Comunità e dei loro Sindaci, della Provincia, della Regione, delle organizzazioni sindacali e dei cosiddetti corpi intermedi, soggetti facenti parte di un progetto che dovrà offrire servizi omogenei su tutto il territorio, che recuperi il gap dei territori disagiati come quello sannita, a cominciare da una rete di trasporti territoriali, che offra collegamenti non solo radiali verso il capoluogo, ma anche collegamenti trasversali tra comuni, con orari determinati proprio dalle necessità di garantire a tutti pari dignità dell’offerta formativa.

Vanno garantite le risorse per la sicurezza di tutti gli edifici scolastici – conclude la nota -, anche in ragione degli eventi sismici e alluvionali a cui il nostro territorio è soggetto. Inoltre le scuole dovranno garantire le attrezzature necessarie alla realizzazione dell’offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche: istituire un Liceo Musicale o uno Sportivo e non dotarlo degli spazi (aule, laboratori, palestre, auditorium…) e attrezzature (strumenti musicali o sportivi) significa impedire il loro auspicato sviluppo a favore del territorio e dei possibili fruitori, se non addirittura decretarne la fine. Un passaggio importante è la questione del tempo pieno nel Sannio, ma in generale in tutto il Sud. Non è solo un problema di mensa e trasporti, ma del tempo scuola per le bambine ed i bambini: il grado di apprendimento di un bambino non è una variabile indipendente dal tempo necessario a raggiungere quella competenza. Il tempo scuola è una variabile decisiva rispetto alla qualità dell’istruzione e al successo scolastico e, quindi, delle premesse necessarie per successo di vita dello scolaro. Sulla pratica dei tempi distesi si può costruire un progetto d’istruzione personalizzato, necessario a raggiungere un alto grado di padronanza nell’imparare a imparare. Stiamo perdendo queste opportunità nella scuola del primo ciclo nel Sannio. Non ci interessano le responsabilità di ieri o dell’altro ieri di questa storia infinita. Ci interessa la buona volontà con cui tutti gli attori mettano al centro della loro azione il bene primario per i ragazzi: l’istruzione. A tal fin chiederemo ai singoli comuni la convocazione di tavoli per affrontare le varie difficoltà e garantire accoglienza, tenuta sociale e  posti di lavoro nella scuola e nei servizi”.

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