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ECONOMIA

Sannio e mandorlicoltura superintensiva, un connubio possibile

I vantaggi economici della coltivazione superintensiva del mandorlo attraverso la filiera corta sono stati presentati nel corso di un convegno a Pietrelcina

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I terreni dell’alto Sannio e in particolare del Fortore potrebbero diventare mandorleti superintensivi e rispondere così all’alta richiesta di mandorle provenienti dalle numerose aziende dolciarie presenti in questa zona e nella vicina Irpinia che per ora sono costrette a fare ricorso a importare il frutto dall’estero.

Sono le ipotesi innovative emerse dal convegno dal titolo “Mandorlicoltura superintensiva – Innovare per competere”, svoltosi presso la sala conferenza di Idnamic a Pietrelcina e promosso dall’imprenditore Maurizio Panfilo Corvino in collaborazione con l’agronomo Pellegrino Cocca che ha visto la presenza di imprenditori spagnoli del settore e la partecipazione di un folto pubblico.

“Il progetto va avanti da un anno – ha detto Panfilo Corvino – e vuole approdare a coltivazioni innovative del mandorlo, frutto a guscio tra i più vantaggiosi, come dimostra il successo dei nostri amici spagnoli – ha aggiunto il promotore dell’evento, spiegando così l’utilizzo vantaggioso per un business dell’interscambio di esperienze di successo.

Attraverso la realizzazione di una filiera corta del mandorlo, che parta dalla produzione e si concluda con la distribuzione, si abbatterebbero di molto i costi e crescerebbero in maniera esponenziale i guadagni con l’ulteriore vantaggio di creare una prodotto strettamente Made in Sannio.

Ne è convinto anche il fondatore di una delle aziende dolciarie più antiche del Sannio, Donato Fiorelli, della “Provenzale” di San Marco dei Cavoti, produttrice dei noti croccantini, che ha evidenziato quanto il prezzo dei dolci prodotti dal suo stabilimento, viene determinato prevalentemente dal costo del frutto sgusciato.

Secondo un’ipotesi di investimento iniziale di poco più di 13 mila euro per ettaro con proiezione su un periodo di dodici anni, la durata di vita di un mandorleto superintensivo  (che comprenda le spese per l’acquisto delle piante, per la costruzione dell’impianto e per l’adozione di tecnologie innovative di irrigazione e di fertilizzazione), presentato dall’economista Jorge Urbano, nell’arco dei primi cinque anni si avrebbe un rendimento crescente fino a raggiungere al quinto anno il 66,44% per un beneficio economico di 17 mila euro dopo il sesto anno e di 54 mila euro dopo 12 anni.

In pratica entro due anni e mezzo ci sarebbe il rientro del costo di investimento iniziale e un rapido ammortamento dell’impianto grazie alla fortissima produttività della tecnologia superintensiva che permette già nel giro di 24 mesi di raccogliere il frutto, che di norma con una tecnica tradizionale arriva dopo tre o quattro anni.

A dimostrarlo concretamente con la sua testimonianza Jose Maria Lainez di Agrolainez, azienda pioniera nel settore in Spagna, dove nel 2013 è stato fatto il primo impianto su una superficie di 30 ettari con 2000 piante per ettaro e già nell’agosto del 2015 è stata effettuata la prima raccolta meccanizzata di una tonnellata di frutto a ettaro. La previsione per il 2017 è di oltre il doppio.

A beneficio dei produttori che vogliono orientarsi a questo tipo di coltura, facendo rete tra loro, ci sarebbero anche le opportunità del nuovo Psr 2014/2020, ancora in discussione alla Regione Campania, che, secondo l’agronomo e esperto del tema Cocca, “renderebbe il progetto collettivo di filiera del mandorlo fattibile sul nostro territorio”.

Il terreno argilloso del Fortore, come verificato da una prima analisi del suolo effettuata dai promotori dell’evento insieme agli agronomi spagnoli, può essere stimolato e reso più produttivo con l’utilizzo di tecniche di subirrigazione molto competitive e funzionali all’apparato radicale del mandorlo, presentate dal Alberto Vezio Puggioni, responsabile agrotecnico di Netafim, leader mondiale del settore.

Vantaggioso alla resa produttiva degli impianti anche l’uso di biostimolanti e fertilizzanti a base di leonardite, humus puro, presentati da Enrique Inigo e Fernado Lazaro, responsabili tecnici e commerciali di Daymsa, azienda spagnola leader europeo nella produzione di nutrienti per i vegetali e fitoprotettori che hanno rivoluzionato il comparto, in Spagna.

Le dichiarazioni nel servizio video

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