SOCIETA'
Sprovieri: ‘Saviano? Senza la camorra non sarebbe diventato famoso’
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In una manifestazione pubblica a Roma, l’incontro fra Roberto Saviano e Beppino Englaro, del quale lo scrittore partenopeo ha elogiato la scelta “di libertà e di democrazia”, ha destato lo sdegno degli ambienti ecclesiastici, secondo cui Saviano “ha esaltato un condotta sfociata nell’eutanasia”.
Il tema stato oggetto di un’intervista del giornalista Bruno Volpe, su PontifexRoma, a Monsignor Serafino Sprovieri, arcivescovo emerito di Benevento: “Ribadisco, ma questo é ben noto, che la vita é sacra dal momento del concepimento, sino alla morte naturale e dunque nessuno salvo Dio, ha il diritto di riprenderla, neppure per casi di pietà umana che si possono comprendere, ma non giustificare”.
Inoltre, Sprovieri dice che “da buon relativista (Saviano, ndr) non capisce che esiste un codice etico, un diritto naturale che non può essere violato e che uccidere un essere umano non é democrazia. Poi la libertà non consiste nel fare quello che uno vuole, ma nell’operare rettamente rispettando i valori non negoziabili, come appunto la vita”.
E richiesto del perché lo scrittore abbia tanto seguito, il prelato ha concluso: “A me personalmente non piace, ma credo che siano mode del momento, che cambiano rapidamente. I veri grandi, restano sempre grandi e Saviano non appartiene a questi. Se non ci fosse stata la camorra, lui non si sarebbe arricchito e non sarebbe diventato famoso, la camorra é la sua California. Insomma in giro vedo e leggo autori molto più interessanti di Saviano che resta un autore molto mediocre, ma che gode di buona stampa e basta. Non passerà alla storia”.
Fonte | pontifexroma | www.pontifex.roma.it | Bruno Volpe